Il Vescovo: «Guardare a Maria per ritrovare se stessi»

Nella serata del 2 maggio a Cremona l'apertura del mese mariano con il pellegrinaggio cittadino alla Santa Casa lauretana presso S. Abbondio

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La pioggia ha costretto ad annullare, nella serata di martedì 2 maggio a Cremona, la tradizionale processione cittadina ad apertura del mese mariano. Ma non per questo ha impedito a molti di ritrovarsi in preghiera a S. Abbondio, presso il Santuario lauretano. Il cambio repentino di programma non è andato a scapito della serata che, pur nella sua semplicità, è stata vissuta da tutti in maniera molto intensa.

A scandire la prima parte sono stari i misteri del Rosario, annunciati dal parroco di S. Abbondio, don Andrea Foglia, e pregati nell’alternanza solita-fedeli dopo la lettura del relativo brano di Vangelo.

Dopo il Salve Regina e il canto delle litanie lauretane, ha preso la parola il vescovo Antonio Napolioni, che ha aiutato a delineare gli atteggiamenti con cui vivere questo mese dedicato a Maria. Madre che, in quanto tale, «non ha bisogno di farsi pregare, semmai è lei a insegnare a pregare». «Credo che il Rosario – ha detto – custodisca questo segreto: ci insegna e non pretendere immediatamente che i nostri desideri si realizzino, non elenca grazie e miracoli, ma ci tuffa dentro il grande avvenimento della Salvezza: ci fa pensare e guardare Maria, per amare Maria e con lei il Signore.

E proprio «guardando a lei ci lasciamo guardare da lei, ritrovando la verità di noi stessi». «Mi auguro – ha detto il Vescovo – che questo mese di maggio sia sì una grande preghiera, ma soprattutto uno grande scambio di sguardi, un riconoscere la Sua presenza. Non una presenza magica, ma incarnata: nella vita della Chiesa, in ogni famiglia, in ogni donna, in ogni briciola di umanità, specie quella più sofferente».

Proprio nel segno di questa unica madre si consolida la fraternità, ha sottolineato il Vescovo ricordando l’aspetto sui cui già si era soffermato lo scorso anno. Caratteristica della devozione mariana – ha precisato quindi mons. Napolioni – è lo sgorgare di «pensieri buoni, veri, luminosi, di pace, di fiducia, di speranza, di benevolenza».

E ha proseguito: «Qui cresce un rapporto d’amore. Credo che il Rosario sia questa culla, questa ninna nanna: non un non pensare, non per estraniarci, ma per trovare il nostro posto sotto lo sguardo di Dio e di Maria, nelle braccia di Maria e della Chiesa, sulle orme di Gesù. E allora ogni giorno il Rosario ci rimette in cammino. Non ci divide da nessuno, ci permette di osare passi di riconciliazione, aumenta in noi la speranza. Quella speranza che ha il fondamento nella certezza che il Signore è vivo, è qui, con ogni tempo, in ogni circostanza della vita personale e comunitaria, e riempie il cuore dei suoi discepoli della pace della sera di Pasqua».

Aperta dai ministranti della parrocchia, guidati dal vicario don Francesco Gandioli e dal collaboratore parrocchiale don Claudio Anselmi, alla presenza anche dei seminaristi diocesani, si è quindi snodata la processione che ha portato i sacerdoti all’interno della Santa Casa. Qui il Vescovo ha posto davanti all’immagine della Madonna Nera un mazzo di fiori e il sindaco Gianluca Galimberti un cero. Poi la preghiera di affidamento a Maria. Accanto a mons. Napolioni il vescovo emerito Lafranconi e i sacerdoti della città.

Dopo la benedizione finale, e non senza essere passati prima nella Santa Casa per un saluto alla Madonna, tutti sono ritornati nelle proprie case «ristorati», nella consapevolezza che – come ha sottolineato il Vescovo nell’omelia – «Maria ci nutre, allattandoci al suo seno. Se noi ci rifacciamo piccoli, lei ci dona il nutrimento più essenziale per la nostra vita: l’amore di Dio».

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L’origine del Santuario

Nel 1625 il Consiglio Generale di Cremona decretò che la città fosse posta sotto la protezione della Vergine Lauretana di S. Abbondio. L’anno precedente, per volere del giureconsulto Gian Pietro Ala, si iniziò la costruzione del santuario riproducendo la Santa Casa custodita a Loreto. Nel 1630 l’effige della Vergine Lauretana fu portata per le vie della città in una grande processione in cui si invocò la sua protezione per la liberazione dalla peste. Risale al 1634 la prima incoronazione della statua; il 17 agosto 1732 si svolse un’altra importante celebrazione quando il Capitolo Vaticano la incluse tra le Madonne riconosciute come “coronate”.

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