Il Vescovo ai dirigenti scolastici: «Creatività educativa per un futuro di speranza»

Nelle parole di mons. Napolioni l'invito a combattere ogni forma di discriminazione e pregiudizio, evitando che la mentalità individualista e competitiva colonizzi le scuole

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Sono stati alcuni degli scritti dell’allora card. Bergoglio indirizzati al mondo della scuola a fare da filo conduttore all’incontro tra il vescovo Antonio Napolioni e i dirigenti scolastici degli istituti di ogni ordine e grado, paritari e non, presenti sul territorio diocesano, dalla Bergamasca al Mantovano. Un vero e proprio momento di confronto in cui interrogarsi sul presente e il futuro della scuola, in una prospettiva di crescita, mettendosi, per qualche ora, un po’ tutti nei panni dell’alunno che ha tutto da imparare.

L’incontro, entrato ormai a far parte della tradizione della Chiesa cremonese, è stato promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica. Al suo nuovo responsabile, don Giovanni Tonani, il compito di aprire i lavori della mattinata. Nel suo intervento l’immagine, proposta da Papa Francesco, dell’intero villaggio chiamato a educare le giovani generazioni. Quindi il riferimento a sant’Agostino con due parole d’ordine: tollerare e vegliare. Atteggiamenti che proprio il mondo della scuola è chiamato a far propri.

La mattinata, moderata dalla prof.ssa Maria Paola Negri, con alle spalle un’esperienza da dirigente scolastica e oggi docente nel Laboratorio di Didattica e Tecnologie dell’Istruzione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Brescia, ha visto intervenire anche il prof. Trioni dell’Ufficio scolastico territoriale (l’ex Provveditorato) che ha letto il saluto del dirigente Franco Gallo, impossibilitato a prendere parte all’incontro.

 

A prendere la parola è stato quindi il vescovo Napolioni che ha offerto diversi spunti di riflessione a partire dagli scritti del card. Bergoglio. Idee sviluppate e portate avanti anche una volta salito al soglio di Pietro.

Speranza e creatività i primi termini identificativi del ruolo di educatori. Il riferimento, poi, a “La città di Dio” di sant’Agostino, con lo schema delle due città che offre la chiave di ogni creatività storica. Riletta anche attraverso la parabola del grano e della zizzania, mettendo in guardia dal rischio di buttar via con l’acqua sporca anche il bambino. «Bisogna proiettare utopie – ha detto il Vescovo – e al tempo stesso farsi carico di quel che c’è, prendere coraggio per andare incontro al nuovo, ma senza gettare alle ortiche ciò che finora si è costruito con fatica». Non è mancato neppure un riferimento al fondatore degli Scout, secondo cui vi è un 5% di buono anche nel peggiore individuo.

Da qui un impegno chiaro: aprirsi alla verità tutta intera, rigettando la dittatura del pensiero unico. In questo senso mons. Napolioni è entrato nel concreto della quotidianità, guardando a «i marchi che rischiamo di imprimere su una persona – un alunno o un collega – quando lo incaselliamo in un’etichetta, un concetto. Quante volte – ha detto il Vescovo – possiamo fermare il percorso di rinnovamento o di crescita di una persona o di un’istituzione educativa, quando dichiariamo in modo rassegnato che “le cose sono così” o che “con Pierino non c’è niente da fare”. Chiedo innanzitutto alle scuole animate dalla fede cristiana di non rassegnarsi ed accontentarsi del già noto ed evidente, per aprirsi a ciò che non si vede. Al fatto che un’altro mondo, un altro paese, un’altra società, un’altra scuola, un’altra famiglia sono possibili».

L’idea, dunque, quella di istituzioni in cui vengano messe alla prova nuove modalità di relazioni, di cammini di fratellanza, con una maggiore apertura e sincerità. Collaborazione, giustizia e valorizzazione le parole d’ordine. «Pensiamo a una scuola – ha detto ancora il Vescovo – aperta al nuovo, in grado di sorprendersi e imparare lei stessa da tutto e da tutti. Una scuola che affondi le sue radici nella verità, che è sempre una sorpresa. Una scuola che sia come un seme nuovo, trasformato».

Quindi il tema dell’universalità – “tutto l’uomo e tutti gli uomini” per rifarsi a Paolo VI – con un’educazione per tutti, a partire dai più bisognosi, nella consapevolezza che «una società escludente è una società potenzialmente nemica di tutti». Da qui un forte richiamo: «Missione fondamentale per ogni educatore, specie se cristiano, è puntare all’inserimento, lavorare per l’inclusione. Le nostre scuole devono essere rette dal criterio della fratellanza solidale, dove l’opera educativa viene vissuta come servizio alle persone, per aiutare i giovani a essere ciò che possono diventare».

E ancora: «Tutti – maestri, dirigenti, pastori, padri e madri, alunni – possiamo essere modelli di un mondo diverso, dove ognuno venga riconosciuto, accettato, compreso, abbia una sua dignità e non solo per la sua utilità, quanto per il suo intrinseco valore di essere umano, di figlio di Dio». Da qui la domanda: «Che cosa stiamo facendo, come Chiesa e come scuola, per contribuire alla creazione di una mentalità e di una prassi che siano davvero inclusivi e universali?».

La strada da seguire appare chiara: «Occorre il coraggio di metterci completamente in gioco, per evitare che la mentalità individualista e competitiva colonizzi le nostre scuole, combattendo ogni forma di discriminazione e pregiudizio, imparando e insegnando a donare anche con le scarse risorse delle nostri istituzioni e famiglie. Così manderemo un segno chiaro e concreto del diverso tipo di società che vogliamo creare».

Diversi i riferimenti, da parte del Vescovo, anche al messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale della gioventù (9 aprile) diffuso il giorno prima. Con una consapevolezza: «Non si può costruire nulla sulla distruzione indiscriminata di ciò che è venuto prima, ma piuttosto occorre ripartire dal riconoscimento dell’identità e del valore dell’altro. Non possiamo creare qualcosa di nuovo nella storia se non a partire dai materiali che la storia stessa ci offre. Le nostre scuole dovrebbero essere uno spazio in cui bambini e ragazzi possano entrare in contatto con la vitalità della nostra storia, con tutte le sue anime e fonti».

Il testo integrale dell’intervento del Vescovo

L’intervento ha stimolato un ricco dibattito nel quale sono stati evidenziati punti di forza e criticità, in particolare in riferimento alla difficoltà ad approcciarsi con le famiglie, e in modo particolare con quelle straniere per incomprensioni linguistiche, o alla necessità di risensibilizzare ogni giorno i docenti al proprio ruolo di educatori. E ancora: le difficoltà date dagli obblighi burocratici e i rischi del pensiero unico, in particolare con riferimento alla questione gender. È stata richiamata anche l’immagine del cantiere di idee, rilevando poi la necessità di non limitarsi a formare lavoratori competenti, ma prima di tutto persone adulte. Tematiche riprese nella sua conclusione dal Vescovo, che ha anche richiamato il Sinodo dei giovani, precisando che non si tratta di un sondaggio tra le nuove generazioni, ma permettere a Cristo da parlarci attraverso bambini e ragazzi.

A chiudere la mattinata l’intervento di don Claudio Anselmi, incaricato diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica che, forte anche della sua esperienza ultra decennale alla guida dell’ufficio scuola oltre che per la vita spesa nell’insegnamento, ha aiutato a tracciare, dati alla mano, il quadro della situazione attuale, rilevando difficoltà e problematiche, oltre che guardando alle prospettive per il futuro.

Presentazione dell’IRC in diocesi

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