Il Vangelo delle ferite nel ricordo di don Primo Mazzolari

Domenica 16 aprile a Bozzolo l'arcivescovo Erio Castellucci, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, ha presieduto la celebrazione nel 64° anniversario di morte del "parroco d'Italia"

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Sono passati 64 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile del 1959. Culmine degli eventi per la commemorazione del “parroco d’Italia” è stata la Messa in suo suffragio celebrata domenica 16 aprile nella chiesa di San Pietro apostolo, a Bozzolo, presieduta da mons. Erio Castellucci, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, arcivescovo abate di Nonantola-Modena e vescovo di Carpi. La Messa è stata concelebrata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e dal parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e da diversi altri sacerdoti del territorio, insieme anche ai postulatori della causa di beatificazione don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni.

Prima della celebrazione, sul sagrato della chiesa, il saluto del sindaco Giuseppe Torchio, che ha sottolineato il valore della presenza, della vicinanza, soprattutto verso coloro che ogni giorno si “allontanano”, dalla vita religiosa, dalla vita istituzionale, dalla vita quotidiana: «Nella nostra vita, nella nostra esistenza, i “lontani” ci sono. E la figura di don Primo ci aiuta ad avvicinarci sempre di più a loro», ha detto il primo cittadino di Bozzolo.

Nelle prime file, insieme alle autorità civili e militari del territorio, anche la rappresentanza della Fondazione “Don Primo Mazzolari” con la presidente Paolo Bignardi.

«Noi, come chiesa di Cremona, ti consegniamo la testimonianza di don Primo per quel cammino sinodale che la Chiesa sta vivendo», ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della Messa salutando il vicepresidente della Cei. E ha proseguito: «Paolo VI diceva che don Primo correva troppo avanti. Che questo serva al cammino sinodale a riprendere e a scoprire quel passo che il Signore chiede a noi di avere insieme, in questo tempo».

L’omelia dell’arcivenscovo Castellucci è stata costruita sul Vangelo del giorno, sul racconto dell’apparizione del Signore ai discepoli. «Gesù non mostra la sua gloria, non si fa vedere luminoso, come era avvenuto durante la trasfigurazione, non attira l’attenzione sul suo viso – ha sottolineato l’arcivescovo –. Tutta l’attenzione è sulle sue ferite». Perché invece di mostrare la gloria, il Signore ha mostrato i segni della disfatta? «Perché Lui si porta dietro il dolore. La risurrezione non cancella magicamente le ferite, ma dona loro un nuovo significato. Sono il segno di quanto il Signore abbia condiviso con noi, senza fuggire, le nostre fatiche e le nostre sofferenze».

Da qui, il parallelismo con Mazzolari, con il suo fare altruista e caritatevole: «Don Primo – ha detto Castellucci – è stato un uomo che ha toccato molte ferite con i suoi gesti e la sua vita. Un uomo che si è prodigato, anche quando lui stesso era ferito, per curare le ferite degli altri, soprattutto qui a Bozzolo».

Poi un richiamo, anche da parte dell’arcivescovo Castellucci, al tema dei “lontani”. «Notiamo che siamo pochi, sempre meno. Il Signore in realtà ci dà un criterio di fedeltà che non è legato al numero, ma legato allo stile». Uno stile che deve toccare i più bisognosi, coloro che non fanno gola a nessuno, coloro vengono tutti i giorni schivati, evitati. «Eppure il Signore ci chiede di essere lì – ha concluso l’arcivescovo –, dove ci sono ferite materiali, morali, spirituali, affettive. Dove c’è sofferenza, c’è una particolare presenza del Signore risorto, lì c’è la missione della Chiesa».

 

Ascolta l’omelia dell’arcivescovo Castellucci 

 

Al termine della celebrazione, i saluti e i ringraziamenti del parroco, seguiti dalla consueta preghiera davanti alla tomba del “parroco d’Italia”, recitata dai vescovi, accompagnati da tutta l’assemblea.

«Alleviamo le ferite di don Primo», ha detto don Pisani nella conclusione. «Ognuno di noi ha un ferito, ma don Primo lo è stato in maniera particolare. Che questo ricordo possa essere occasione di gioia soprattutto per lui e per la nostra comunità».

 

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Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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