Il racconto di due medici cremonesi partiti per l’Africa con il Cuamm

Alberto Rigolli e, in collegamento dal Mozambico, Donata Galloni il 27 ottobre sono intervenuti a Castelleone, dopo la serata a Rivolta d'Adda

image_pdfimage_print

Il legame della comunità castelleonese con il Cuamm si rafforza sempre più, e dopo il galà Su il sipario: è Africa, la serata di musica, teatro e balli del 20 maggio scorso, ancora una volta gli operatori della ong padovana tornano a Castelleone per la serata Testimonianze dal campo, una sorta di resoconto aggiornato delle attività dei Medici con l’Africa. Ad ascoltare le loro esperienze una sala gremita di persone attente e partecipi.

A guidare la serata di venerdì 27 ottobre (una analoga era stata organizzata la sera precedente a Rivolta d’Adda) il giornalista Mediaset, Pietro Suber, che ha dialogato con don Dante Carraro, direttore dei Medici con l’Africa CUAAM, e con Alberto Rigolli, medico Cuamm cremonese appena rientrato dalla Sierra Leone.

Presente alla serata anche Donata Galloni, la dottoressa castelleonese che è stata il tramite per far conoscere l’attività dei Medici con l’Africa Cuamm ai suoi concittadini, e che è intervenuta tramite un breve video inviato dal Mozambico, dove si sta occupando di un nuovo progetto triennale riguardante le malattie croniche degenerative come l’ipertensione e il diabete.

Proprio dal commento del video è partito Pietro Suber per chiedere a don Dante Carraro perché anche in Africa è necessario occuparsi di malattie croniche come l’ipertensione e il diabete che sembrano appartenere solo al mondo occidentale. Don Dante ha precisato che anche nelle zone rurali dell’Africa si stanno diffondendo alimenti ad alto contenuto di zucchero che portano a malattie croniche come il diabete e l’ipertensione. Gli esperti parlano di transizione epidemiologica: cioè cambiano le cause di malattia e morte, pur restando presenti le altre grandi emergenze sanitarie come la tubercolosi e altro.

Con questo progetto la dottoressa Galloni ha l’incarico di monitorare la situazione in tre zone del Mozambico, per far prendere consapevolezza della presenza di queste malattie croniche.

Un altro progetto importante è “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, un programma del Cuamm che prende in carico mamma e bambino per un periodo che va dal concepimento fino ai due anni di vita del nascituro. A tal proposito don Dante Carraro ha rimarcato quanto sia fondamentale l’assistenza non solo al momento del parto, ma anche dopo: perciò bisogna assicurare una buona alimentazione, vaccinazioni e altro ancora.

Pietro Suber, dopo un video che ha illustrato la situazione di Freetown (capitale della Sierra Leone, paese tormentato prima dalla guerra civile e poi dall’epidemia di Ebola), ha invitato Alberto Rigolli a parlare della sua esperienza in questa realtà.

Il dottor Rigolli è un ginecologo cremonese che da diversi anni collabora con il Cuamm. L’esperienza in Sierra Leone l’ha molto toccato perché si è trovato a dover prestare la propria opera di medico in un ospedale dove la mortalità materna e infantile è molto alta, evento molto raro in Italia.  Un impatto difficile da accettare e da sopportare. Secondo il medico cremonese l’esperienza in Sierra Leone restituisce molto di più di quello che si è dato; uno dei lasciti più gratificanti è stato il rapporto con gli studenti universitari, quelli che saranno i futuri medici della Sierra Leone.

In chiusura don Dante ha voluto ricordare che lo stile di Medici con l’Africa Cuamm sta proprio nel “con” del nome, perché sottolinea la condivisione, stare con le strutture sanitarie locali affinché, dopo un periodo di accompagnamento, siano in grado di procedere in autonomia.

Facebooktwittermail