Il 6 aprile a Derovere “Membra Jesu Nostri” per il Crocifisso del Bertesi

Ale 21 in chiesa parrocchiale con il coro Il Discanto diretto da Daniele Scolari

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Per solennizzare il restauro del bellissimo Crocifisso della chiesa di Derovere, opera del XVII secolo attribuita a Giacomo Bertesi riportata agli originali splendori grazie all’intervento della Pro-Loco, la Parrocchia propone un appuntamento di elevato livello artistico musicale. Nella serata di sabato 6 aprile, alle 21, nella chiesa dove è esposto il Crocifisso, sarà presentata una delle più avvincenti Passion Musik della tradizione cristiana, nonché capolavoro vocale di Dietrich Buxtehude (1637-1707): Membra Jesu Nostri patientis sanctissima, per 5 solisti, coro, archi e continuo (BuxWV 75).

A interpretare l’insigne composizione proveniente dalla scuola barocca del Nord, sarà la formazione corale “Il Discanto” di Cremona, compagine diretta da Daniele Scolari che, per l’occasione, schiera anche come solisti i soprani Marina Morelli e Tea Irene Galli, la contralto Anna Bessi, il tenore Emmanuele Brambilla, il basso Riccardo Dernini, insieme agli strumentisti Silvia Colli e Claudia Combs (violini), Rodney Prada (viola da gamba), Maurizio Piantelli (tiorba) e Marco Ruggeri al continuo.

Scheda relativa al Crocifisso

Locandina dell’evento

 

Buxtehude e la sua opera

Principale precursore, sia per la produzione organistica che per quella vocale di J.S. Bach, Buxtehude fu uno degli esponenti più colti della seconda metà del seicento musicale europeo. Trascorse la maggior parte della sua vita presso la prestigiosa Marienkirche nella ricca città di Lubecca che la sua fama rese irrinunciabile meta di pellegrinaggi artistici e formativi. L’oratorio Membra Jesu Nostri venne presentato nel 1680 e l’autore lo dedicò all’amico Gustaf Düben, influente compositore svedese, con la probabile ambizione di collocarlo al di fuori dei confini germanici. Ciò è suffragato anche dalla scelta linguistica del testo, il latino, ormai soppiantato dagli idiomi nazionali nelle liturgie post riforma.

Sia per forma che per contenuti, l’opera si struttura in modo del tutto originale e, di fatto, rappresenta un unicum. Si tratta infatti di una sequenza di sette cantate, ciascuna delle quali è dedicata alla contemplazione di una parte del corpo di Gesù appeso alla croce. Seguendo il testo della Rhytmica Oratio del monaco cistercense Arnolfo di Lovanio (1200-1250), tradotto in tedesco nel 1633, compone uno straordinario itinerario mistico ispirato alla membra esanimi di Cristo: i piedi, le ginocchia, le mani, il costato, il petto, il cuore e la testa.

Le Cantate furono probabilmente composte in periodi diversi, ciò non di meno adottano una struttura espositiva omogenea e mostrano un’intima unità di stile e ispirazione entro cui si spiegano un profondo fervore mistico e un autentico pianto della parola. Buxtehude non narra vicende bibliche né rappresenta il momento della Passione. Egli sposta la narrazione in uno spazio tutto interiore in una visione musicale e contrita di un sublime Compianto.

La straordinaria capacità simbolica con cui Buxtehude musicò un’inedita, visionaria e lacerante geografia fisica del dolore, fa di quest’opera un preciso riferimento espressivo a cui non potranno esimersi dal rapportarsi le immense musiche della Passione scaturite nei decenni successivi dalle mani di Haendel, Telemann e soprattutto di Bach.

La proposta musicale, che introduce alla Settimana Santa, diventa dunque appuntamento irrinunciabile, quale strumento di solleticazione emozionale, per l’approccio alla contemplazione del grande mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo.

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