Il 5 giugno nel Duomo di Cremona il “Miserere” di Górecki proposto dai cori di sei Cattedrali lombarde

Duecento i cantori: insieme ai cremonesi le corali di Bergamo, Crema, Lodi, Milano e Vigevano. Direzione affidata a don Graziano Ghisolfi, all'organo il maestro Caporali

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In occasione dell’Anno Santo della Misericodia, la sera di domenica 5 giugno in Cattedrale sarà proposto il Miserese Opera 44 del compositore polacco Henryk Górecki (1933-2010). A proporlo le voci di duecento cantori: un grande coro formato unendo le cappelle musicali delle Cattedrali di Bergamo, Crema, Cremona, Lodi, Milano e Vigevano. La direzione è affidata al maestro cremonese don Graziano Ghisolfi, direttore del Coro della Cattedrale; l’accompagnamento al Mascioni sarà a cura del maestro Fausto Caporali, organista titolare del Duomo di Cremona. Il concerto/meditazione avrà inizio alle ore 21; l’ingresso è libero.

Domine Deus Noster, miserere nobis (Signore Dio nostro, abbi pietà di noi). Sono queste semplici e antiche parole del Salmo 50 (Miserere), rivestite della musica di Henryk Górecki, che i cori delle cappelle musicali delle Cattedrali di Lodi, Bergamo, Crema, Cremona, Milano e Vigevano proporranno la sera del 5 giugno nella Cattedrale di Cremona.

Si tratta di un brano che è la risposta “a caldo” di Górecki a quanto accaduto in Polonia nel 1981. Il 19 marzo una manifestazione di un gruppo di agricoltori appartenenti al sindacato indipendente “Solidarność” fu brutalmente repressa dal governo centrale. Di lì a poco, il 13 dicembre, sarà imposta la legge marziale in tutto il Paese e l’esecuzione di questo brano diverrà impossibile fino al 1987, quando sarà eseguito in ricordo di un altro fatto di sangue: l’uccisione del prete Jerzy Popiełuszko, sempre compiuta per mano del regime nel 1984.

Górecki propone un coro a otto voci in una struttura additiva (ciascuna sezione costruita sulla precedente, ma con un suo proprio carattere): un intero popolo – pur nella distinzione tra vittime e carnefici – che invoca la misericordia del Signore. In questa richiesta di perdono, in quel “nobis”, tutti sono inclusi: carnefici e vittime.

Domine Deus Noster solo tre parole, un’unica cellula tematica che ha la durata di più di mezz’ora in una ripetizione quasi ipnotica. Ma queste parole non suonano mai le stesse, la musica le fa sempre, impercettibilmente, evolvere come se fossero onde di una risacca: sempre apparentemente le stesso movimento, ma mai un’onda uguale alle altre.

Si inizia con una musica fatta di silenzio affidata alle voci maschili, via via raggiunte da quelle femminili in un alternarsi di voci che emergono e di altre che retrocedono all’interno di un variegato crescendo di intensità musicale e spirituale.

Górecki costruisce questo brano per blocchi che si sovrappongono, in un ideale passaggio di testimone tra registri vocali. Nella semplicità di linee melodiche scaturite però da una complessa architettura vocale in undici sezioni, Górecki raschia via tutta quella brutale violenza in una musica che si fa silenzio orante, presenza disincarnata, profondamente intrisa di tutte le risonanze dell’Oriente cristiano.

Come il compositore riesca a tenere insieme emozioni mutualmente contrastanti quali violenza e pace, vittime e carnefici, disperazione e speranza, rimane nell’ordine del Mistero, che non è enigma, abisso di non-senso ma è accesso ad una dimensione di conoscenza contemplativa propria di chi intraprende un certo cammino. Con un minimalismo sacro, egli ci fa proprio accedere alla soglia (Porta) di questo Mistero in un ritmo che si fa esso stesso meditazione, contemplazione. Il minimo nella semplicità per il massimo nell’intensità.

Fino agli ultimi minuti in cui finalmente appaiono – quasi inaspettatamente – le parole della misericordia Miserere nobis, pacificanti e pacificatorie, ma che hanno alle spalle tutto l’itinerario precedente. Tutto il Mistero si nasconde per Górecki in un gesto di consegna fiduciosa a queste due ultime parole. Quasi a volerci dire – prendendo altre parole di un altro figlio della Polonia, Giovanni Paolo II nella sua seconda enciclica Dives in misericordia – che La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi.

La musica di Górecki suggerisce che solo se si è fatto questa corposa immersione nell’oscurità della storia, colui che ascolta può varcare quella soglia dove la via pulcritudinis (la via della bellezza) si fa via salutis (via di salvezza).

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