Gmg, il Papa alla veglia: “Andate per le strade seguendo la pazzia del nostro Dio”

Nella veglia del 30 luglio al Campus Misericordiae il Pontefice ha invitato a costruire ponti, evidenziato che “il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano, ma di giovani con le scarpe”

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Una serata di riflessione e preghiera, ma anche musica, spettacolo e festa. Questi i tratti distintivi della veglia dei giovani della Gmg con Papa Francesco la sera di sabato 30 luglio al Campus Misericordiae, nella periferia di Cracovia.

 

L’arrivo dei cremonesi al Campus

Una lunga, interminabile, fila colorata di giovani. Per l’intera giornata di sabato 30 luglio apparivano così le strade che da Cracovia conducono al Campus Misericordiae, l’enorme spianata situata tra la periferia della città, in località Wieliczka, scelta per il gran finale della Gmg 2016.

Un percorso i circa 15 km chilometri che solo i più fortunati sono riusciti a fare con le navette, insufficienti per garantire un posto a tutti. Così per molti – i più – è stato necessario mettersi in cammino. Un vero e proprio pellegrinaggio, sotto il sole e il peso degli zaini carichi di tutto il necessario per passare la notte all’aperto. Lungo la strada le famiglie polacche abitanti nella zona hanno offerto da bere e generi di conforto ai pellegrini, in alcuni casi bagnati con dell’acqua.

Non facile l’accesso al Campus. Un po’ per l’ingente numero di partecipanti, un po’ per le misure di sicurezza ferree disseminate lungo tutta l’area, divisa in settori all’interno dei quali si può accedere solo se in possesso del corrispondente biglietto di ingresso. Settore C quello a disposizione dei cremonesi. Abbastanza vicini al palco, ma un po’ di lato. I maxischermo presenti in vari punti della spianata hanno comunque garantito di seguire al meglio tutti gli eventi, con le traduzioni disponibili nelle diverse lingue da differenti frequenze radio appositamente predisposte dall’organizzazione.

Il Campus della Misericordia, sito in località Brzegion (zona dell’attività economica di Wieliczka), copre un’area di circa 255 ettari. In questa area sono state realizzate due opere segno della Gmg, una casa di riabilitazione per anziani, denominata “Campus misericordiae” e un centro Caritas detto “Il pane della misericordia”, che sarà un magazzino di alimenti donati per i bisognosi della diocesi di Cracovia.

Photogallery: l’arrivo dei cremonesi al Campus Misericordiae e la veglia con il Papa

 

Il Papa e la Porta Santa

Come già accaduto anche nei giorni precedenti, pure al Campus Misericordiae il Papa è arrivato con dieci minuti di anticipo rispetto al programma, alle 18.50.

Cracovia, 30 luglio 2016. GMG 2016 Papa Francesco attraversa la Porta Santa realizzata presso il Campus Misericordiae

Qui un primo significativo gesto: il passaggio dalla Porta Santa tenendo per mano sei giovani, tre ragazzi e tre ragazzi, in rappresentanza dei 5 continenti (l’America aveva due rappresentanti, uno per l’America del Nord e l’altro per l’America del Sud). Poi, con un fuori programma, ha invitato gli stessi giovani sulla “papamobile” per fare con lui il giro del Campus, suscitando reazioni di grande stupore.

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È iniziato così il giro in tutti i settori della grande area prima dell’avvio ufficiale della veglia, dal titolo “Gesù, sorgente di Misericordia”. A scandire i tempi cinque quadri: la fede ai dubbiosi, la speranza agli scoraggiati, l’amore agli indifferenti, il perdono a chi ha fatto del male, la gioia alle persone tristi. Sul palco papale gli attori del Teatro Mira-Art Dance, composto da professionisti che combinano il balletto con acrobazie, musica e luce, dando forma a uno spettacolo di danza unico sulle teste del pubblico.

 

Le tre testimonianze

Stimolo per la riflessione sono state le testimonianze di tre giovani.

Anzitutto Natalia, un giovane polacca che “per 20 anni non ho avuto niente a che fare con la Chiesa”. Redattrice di una rivista di moda, avevo successo nel lavoro e con i ragazzi, andavo da una festa all’altra. Questo era il senso della sua vita, finché il 15 aprile 2012 si è svegliata nel suo appartamento a Łódź “con l’ansia, e pensai che quello che faccio della mia vita è tutt’altro che il bene. Ho capito che quel giorno dovevo andare a confessarmi”, pur non sapendo bene che cosa fosse la Confessione. La ricerca alle sue domande in internet fino alla risposta: “In uno dei siti – h raccontato – ho letto la frase: Dio per amore è morto per noi. L’ho capito subito: Dio è morto per me, vuole darmi la vita in pieno, ed io, indifferente me ne stavo seduta in cucina a fumare una sigaretta. Sono scoppiata a piangere. Ho preso un foglio e ho cominciato a scrivere tutti i miei peccati. Tutti erano molto chiari, davanti a me, e mi accorsi che avevo infranto tutti i dieci comandamenti. Ho capito che dovevo subito parlare con un sacerdote. Ho letto su internet l’informazione che alle 15 nella cattedrale c’era la possibilità di confessarsi. Sono corsa subito lì ma avevo paura che il prete mi dicesse che i miei peccati erano troppo gravi e che non poteva fare nulla. Eppure ho preso coraggio e sono andata a confessarmi. Ho raccontato tutto e ho pianto molto. Il prete non disse nulla. Quando io finì, disse: che bella confessione!”. “Sono uscita dalla chiesa come da un campo di battaglia – ha detto ancora la giovane – molto stanca ma allo stesso tempo molto felice con una sensazione di vittoria e con la convinzione che Gesù torna con me a casa”. E ha concluso: “La misericordia di Dio è viva ed è presente fino ad oggi”.

Poi le parole di Rand Mittri, una ragazza di 26 anni, di Aleppo, che al Campus Misericordiae ha portato davanti al Papa e ai suoi coetanei il dramma dei profughi siriani. “Il senso della nostra vita è stato annientato – ha detto –. È difficile per me dare un’immagine della vita piena di dolore in poche frasi. Ogni giorno, viviamo attorniati dalla morte. Ma come voi, la mattina, chiudiamo la porta quando andiamo al lavoro o alla scuola. È un quel momento che siamo presi dalla paura di non poter rientrare per ritrovare le nostre case e le nostre famiglie”. “Dio dove sei, esisti?”, la domanda che viene da porsi. “Attraverso la mia poca esperienza di vita – ha affermato Rand – ho capito che la mia fede in Cristo ha conseguenze sulle circostanze della vita. Sempre di più credo che Dio esista malgrado ogni nostro dolore. Credo che talvolta, attraverso il nostro dolore, ci insegna il vero senso dell’amore. La mia fede in Gesù Cristo è la ragione della mia gioia e della mia speranza. Nessuno sarà mai capace di rubarmi questa autentica gioia”.

Infine la storia di Miguel, 34 anni, di Asuncion, in Paraguay, che per 16 anni, a cominciare da quando aveva 11 anni, ha assunto droga. Una vita di relazioni difficili con il concetto di famiglia inesistente e la casa intesa solo come luogo per dormire e mangiare. Quindi la fuga da casa verso quella presunta “libertà” che lo ha portato alla droga, all’abbandono della scuola, alla prigione. Scomtata la pena l’invito di un prete a entrare nella “Casa della speranza”, e “per la prima volta ho sentito di avere una famiglia”, ha raccontato. Infine la confessione e il perdono: “Dio ci trasforma veramente, ci restaura!”. Da dieci anni Miguel ha recuperato completamente la sua salute, e ora è responsabile della casa “Quo vadis?”, presso la Casa della Speranza a Cerro Chato.

 

Le parole del Papa

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Ha quindi preso la parola Papa Francesco che, rispondendo alle parole dei tre giovani, in particolare riguardo alla situazione siriana, ha affermato: “Siamo consapevoli di una realtà: per noi, oggi e qui, provenienti da diverse parti del mondo, il dolore, la guerra che vivono tanti giovani, non sono più una cosa anonima, non sono più una notizia della stampa, hanno un nome, un volto, una storia, una vicinanza”. “Oggi la guerra in Siria è il dolore e la sofferenza di tante persone, di tanti giovani come la coraggiosa Rand, che sta qui in mezzo a noi e ci chiede di pregare per il suo amato paese. Ci sono situazioni che possono risultarci lontane fino a quando, in qualche modo, le tocchiamo. Ci sono realtà che non comprendiamo perché le vediamo solo attraverso uno schermo, del cellulare o del computer. Ma quando prendiamo contatto con la vita, con quelle vite concrete non più mediatizzate dagli schermi, allora ci succede qualcosa di forte, sentiamo l’invito a coinvolgerci”. “Basta città dimenticate” ha quindi continuato il Papa riprendendo le parole di Rand: “Mai più deve succedere che dei fratelli siano circondati da morte e da uccisioni sentendo che nessuno li aiuterà”. Di qui l’invito “a pregare insieme a motivo della sofferenza di tante vittime della guerra, affinché una volta per tutte possiamo capire che niente giustifica il sangue di un fratello, che niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”.

L’impegno dato ai giovani è essere “segno vivo di quello che la misericordia vuole fare in noi”. “Noi adesso – ha spiegato il Pontefice – non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere. E ancora: “Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia. Festeggiamo il fatto che veniamo da culture diverse e ci uniamo per pregare. La nostra migliore parola, il nostro miglior discorso sia unirci in preghiera”.

E qui l’invito al silenzio e alla preghiera preghiamo, mano nella mano. Un’immagine che ha ricordato ala Papa quella dei discepoli nel Cenacolo. “Loro – ha detto il Papa riferendosi ai giovani delle testimonianze – hanno condiviso con noi la stessa esperienza che fecero i discepoli, hanno sperimentato la paura che porta in un unico posto: alla chiusura. E quando la paura si rintana nella chiusura, va sempre in compagnia di sua sorella gemella, la paralisi; sentirci paralizzati”. “Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c’è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita”, la denuncia del Papa, secondo il quale “la paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri, ci impedisce di stringerci la mano, tutti chiusi in quelle stanzette di vetro che abbiamo visto”.

Cracovia, 30 luglio 2016. GMG 2016 Papa Francesco presso il Campus Misericordiae

Poi l’efficace immagine del divano. “Nella vita – ha continuato Papa Francesco – c’è un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano: kanapa!”. Non serve un buon divano per essere felici. La “divano-felicità” – ha ammonito Francesco traducendo il suo neologismo anche in polacco, ‘kanapaszczęście’ – è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più; perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti mentre altri, forse i più vivi, ma non i più buoni. decidono il futuro per noi. Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano; per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore”.

“Volete essere imbambolati?”, ha chiesto il Papa, a braccio, ai giovani: “Volete che altri decidano per voi? Volete essere liberi? Volete lottare per il vostro futuro?”. “Cari giovani – ha proseguito il Papa – non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta”. “È molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta”. “Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà”. “C’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi, che non ci vuole bene, che ci vuole addormentati, ma mai liberi!”, ha esclamato il Papa ancora a braccio: “Dobbiamo difendere la nostra libertà!”. La “grande paralisi”, per Francesco, si verifica “quando cominciamo a pensare che felicità è sinonimo di comodità, che essere felice è camminare nella vita addormentato o narcotizzato, che l’unico modo di essere felice è stare come intontito”. “È certo che la droga fa male, ma ci sono molte altre droghe socialmente accettate che finiscono per renderci molto o comunque più schiavi”, il monito del Papa: “Le une e le altre ci spogliano del nostro bene più grande: la libertà”.

“Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani divano, ma di giovai con le scarpe, meglio ancora con gli scarponcini calzati”. Ne è convinto il Papa, che nella parte finale del discorso di chiusura della Veglia al Campus Misericordiae ha ricordato che “Gesù è il Signore del rischio, del sempre oltre, non è il Signore del confort, della sicurezza e della comodità”: per questo, “per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia”. “Andare per le strade seguendo la pazzia del nostro Dio – il suo invito – che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo e nel migrante, nel vicino che è solo. Andare per le strade del nostro Dio che ci invita ad essere attori politici, persone che pensano, animatori sociali. Che ci stimola a pensare un’economia più solidale”.

Il nostro tempo – ha incalzato Francesco usando una metafora calcistica – “accetta solo titolari in campo, non c’è posto per le riserve. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare che siano altri a decidere il nostro futuro”. Il Signore, ha assicurato il Papa, “vuole le tue mani per continuare a costruire il mondo di oggi. Vuole costruirlo con te”. “E tu cosa rispondi, sì o no?”, l’aggiunta a braccio: “Gesù ti proietta all’orizzonte, mai al museo!”.

Forte l’appello a “costruire ponti”. “Sapete qual è il primo ponte da costruire? – ha chiesto il Papa – Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano. È il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo!”. Poi un asupicio: “Che questo ponte umano sia seme di tanti altri; sarà un’impronta”. Perché “Oggi Gesù, che è la via, ti chiama a lasciare la tua impronta nella storia. Lui, che è la vita, ti invita a lasciare un’impronta che riempia di vita la tua storia e quella di tanti altri. Lui, che è la verità, ti invita a lasciare le strade della separazione, della divisione, del non-senso”. “Ci stai?”, la richiesta di impegno rivolta singolarmente ad ognuno dei giovani.

E ha proseguito: “Oggi Gesù ti invita, ti chiama a lasciare la tua impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, che segni la tua storia e la storia di tanti”. “La vita di oggi ci dice che è molto facile fissare l’attenzione su quello che ci divide, su quello che ci separa. Vorrebbero farci credere che chiuderci è il miglior modo di proteggerci da ciò che ci fa male”. “Oggi noi adulti abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità”, il tributo sincero alle nuove generazioni: “Abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri! E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità”. “Che siate voi i nostri accusatori – la richiesta a braccio del Papa – se siamo noi a creare muri, a creare inimicizie, a creare guerre”.

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Il testo integrale del discorso del Papa

 

La conclusione della veglia

Dopo le parole del Papa c’è stata l’esposizione del Santissimo Sacramento e l’adorazione. L’Eucaristia è stata esposta sull’altare denominato “Luce della Conciliazione e della Pace”, progettato dallo studio artistico di Danzica “Drapikowski Studio” e destinato al Santuario “Madre del Verbo” di Kibeho in Ruanda, gestito dai Padri Pallottini.

La basilica di Kibeho è sorta sul luogo in cui nel 1981 tre giovani ragazze hanno visto l’apparizione della Madonna, che li metteva in guardia dal pericolo di una guerra civile. Dieci anni più tardi, nel 1994, scoppiarono lotte fratricide che causarono l’uccisione di migliaia di abitanti del Ruanda. Grazie all’attività pastorale dei missionari pallottini attualmente il Santuario “Madre del Verbo” rappresenta per i ruandesi un simbolo di conciliazione, e le apparizioni a Kibeho sono le uniche apparizioni della Madonna riconosciute ufficialmente dalla Chiesa nel Continente Nero.

L’altare fa parte del progetto ‘’12 Stelle nella Corona di Maria Regina della Pace”, realizzato dall’Associazione “Comunità Regina della Pace”. Il suo obiettivo era quello di inaugurare nel mondo dodici Centri Internazionali dell’Adorazione Eterna del Santissimo Sacramento in intenzione della Pace, a Betlemme, Oziornoje (Kazakistan), Yamoussoukro (Costa d’Avorio), Namyang (Corea del Sud), Dagupan (Filippine) e Kibeho (Ruanda).

Cracovia, 30 luglio 2016. GMG 2016 Papa Francesco presso il Campus Misericordiae

 

La festa durante tutta la notte

Dopo la benedizione del Papa la lunga notte della Gmg è proseguita con un clima di grande festa e in sottofondo le note del concerto di lode “Credo in Misericordiam Dei” (Credo nella Divina Misericordia), basato su articoli specifici di fede. Un concerto di carattere ecumenico, visto che ha visto la presenza di cristiani di diverse comunità. Tra gli artisti di questo grane evento: il gruppo di Adam Sztaba, l’orchestra e il coro della Gmg, un gruppo musicale formato specialmente per questa occasione e noti artisti della Polonia e di altri Paesi del mondo. Sul palco, tra gli altri, Krzysztof Iwaneczko (vincitore della 6° edizione di The Voice of Poland) e suor Cristina Scuccia (vincitrice della 2° edizione di The Voice of Italy), così come Kasia Wilk e Kuba Badach. Tra i protagonisti del concerto di lode anche alcuni giovani di tutto il mondo per guidare le preghiere introduttive degli articoli di fede.

 

La Messa di domenica

Dopo la grande veglia di sabato, e la notte passata nel Campus Misericordiae, il nuovo appuntamento con Papa Francesco che la mattina di domenica 31 luglio, alle 10, presiederà la Messa “di invio”. La celebrazione si concluderà con la recita dell’Angelus, durante la quale Papa Francesco annuncerà data e luogo della prossima Giornata mondiale della gioventù.

 

Speciale Gmg col reportage del pellegrinaggio cremonese

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