Giunta alla Casa dell’Accoglienza la “Luce di Betlemme”

Attinta dalla Chiesa della Natività in Terra Santa gira il mondo grazie agli scout del Masci

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“La pace è per tutti, ne hanno bisogno tutti. Anche in questa nostra città accadono tante cose belle, storie di disponibilità all’altro, importanti per promuovere il bene delle persone, solo che nessuno ne parla e allora sembra che non esistano. Anche per questo siamo contenti che questo segno di pace e fraternità sia ancora una volta presente qui a Cremona e in questa casa”. Con queste poche parole don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas Cremonese, ha chiuso il momento di preghiera, interreligioso e cadenzato da diverse lingue, organizzato presso la Casa dell’Accoglienza per il ricevimento in città della “Luce della Pace da Betlemme”. A portare la luce, attinta direttamente dalla Chiesa della Natività in Terra Santa, come sempre, sono stati gli scout del Masci (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e intorno alla lanterna si sono strette più di un centinaio di persone e fra queste un nutrito gruppo di richiedenti asilo ospiti della struttura caritativa.

Tutti riuniti intorno ad una piccola lanterna con un piccolo lumino, davvero un segno apparentemente misero, modesto, forse addirittura da giudicare insignificante per la nostra società multi-tecnologica, in ultima analisi agli occhi di parecchi, addirittura inutile. Esattamente come agli occhi del mondo di allora, deve essere apparso povero e banale un bambino nato duemila anni fa proprio nella stalla di quel paesino della Giudea da dove questa luce è arrivata.

I segni umili e semplici resteranno però cari a quel bambino che, divenuto grande, ne farà abbondante uso per raccontare le dinamiche e le logiche di quel Regno che era venuto ad annunciare, donare e realizzare. Il lievito, il granellino di senapa, il sale saranno utilizzati per raccontare la forza umile e pacifica di un Regno che cresce nel nascondimento, si incardina nella debolezza e nella fragilità, riesce a dare sapore e bellezza a ciò che viene considerato irrecuperabile o dannoso.

Segni semplici, ma eloquenti per un Messia che si fece agnello e cavalcò pacifici e generosi asini.

Una luce è giunta a Cremona, segno di quella Luce che si accese quel giorno a Betlemme, quando gli angeli portarono un incredibile annuncio ai pastori, cioè ai maledetti del tempo, considerati peggio di come sono bollati gli zingari di oggi, additati come gli esclusi dalla salvezza e i primi destinati ad essere definitivamente eliminati quando fosse giunto il Messia.

A loro per primi fu annunciata la venuta non del castigo di Dio, ma della sua pace e misericordia per ogni uomo, soprattutto per quelli che altri uomini di ogni tempo si ostinano a marchiare come immeritevoli di quell’Amore e di ogni amore.

Una luce si accese quella notte perché definitivamente si sanciva la fine dell’esperienza religiosa (cioè di quello che si deve fare e offrire per ingraziarsi, o comprarsi, i favori e l’attenzione del divino), per inaugurare il tempo della fede, cioè con l’uomo chiamato ad accogliere l’amore e il perdono di un Dio che dona gratuitamente, che non chiede, ma offre, non impone, ma propone, non vuole sterili liturgie o penitenze, ma vite ricche di umanità perché offerte a Lui passando attraverso il servizio ai fratelli e alle sorelle.

Una piccola lampada quindi, nulla di spettacolare o pirotecnico, solo una modestissima luce capace però di ricordare quanto il nostro tempo abbia bisogno di illuminare la propria coscienza assopita e silente.

diacono Marco Ruggeri

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