Giornata mondiale del Rifugiato: riflessioni e testimonianze per dire grazie a quanti collaborano al progetto diocesano di accoglienza e integrazione

Dopo l'introduzione del vescovo Napolioni, excursus biblico di don Compiani e racconti delle esperienze sul territorio

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Tra le iniziative programmate il 20 giugno a Cremona nell’ambito della Giornata mondiale del Rifugiato, voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per tener desta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla condizione, spesso sconosciuta ai più, di questa particolare categoria di migranti, non è mancato un momento di confronto e testimonianza promosso dalla Diocesi di Cremona e con il coinvolgimento di quanti, a diverso titolo, collaborano al progetto diocesano di accoglienza e integrazione.

A introdurre l’incontro è stato il delegato per la Pastorale, don Irvano Maglia che, dopo aver ricordato il significato dell’incontro, ha lasciato la parola al Vescovo. Nelle parole di mons. Napolioni insieme al ringraziamento a quanti si impegnano su questo fronte, anche un focus della situazione con i numeri di stranieri e rifugiati. «Un mondo che si sta trasformando – ha affermato il Vescovo –. Il fenomeno delle migrazioni, delle fughe e delle richieste d’asilo è sempre più allarmante, ma nello stesso tempo entra progressivamente dentro casa nostra». Problematiche attuali, ma non di assoluta novità. Per sottolinearlo il Vescovo ha guardato al Messale (non di recente pubblicazione) con i due schemi di preghiera “per i profughi e gli esuli” e “per i migranti”. Da ultimo l’auspicio che non sia «l’emotività, non solo quella che accoglie, ma spesso quella che respinge, quella della paura e dell’irrazionalità a comandare».

L’incontro è proseguito con il biblista cremonese don Maurizio Compiani che, lungi dal voler “sfruttare” qualche passo della Bibbia per commentare pro o contro il fenomeno delle migrazioni, si è anzitutto soffermato sui tre termini ebraici che significano straniero: “zar”, con una accezione di diversità di fede; “nokrì” di identità culturale; e “gher” come status civile di debole. Quale il rapporto con questi stranieri nell’Antico testamento? Non vi è stata una risposta univoca. E per sottolinearlo ancor con più evidenza don Compiani ha “giocato” a valutare l’identità dello straniero in diversi ambiti da cui sono emerse molteplici risposte. E oggi? La domanda è stata lasciata a ciascuno.

Diversi i rappresentanti istituzionali presenti, in particolare delle Amministrazioni coinvolte nel progetto di accoglienza sul territorio in sinergia con Caritas Cremonese e la Cooperativa Nazareth: per questo al tavolo dei relatori erano presenti don Antonio Pezzetti e don Pierluigi Codazzi. A rappresentare il Comune di Cremona, insieme agli assessori Barbara Manfredini e Mauro Platè, anche Rosita Viola (con delega alla Vivibilità sociale) che nel suo saluto ha proposto un passaggio del libro “L’utopia dell’asilo”.

Quindi spazio alle testimonianze di accoglienza attuate a Spinadesco e Grumello, senza dimenticare neppure il fronte sanitario, per il quale un volontario della Caritas ha fatto il punto della situazione.

 

L’esperienza a Spinadesco (Cremona)

L’esperienza a Grumello Cremonese

L’impegno sul fronte dell’assistenza sanitaria

L’incontro su è quindi concluso con un rinfresco presso la vicina Casa dell’Accoglienza, un ulteriore modo concreto per ringraziare della disponibilità le tante persone che nelle comunità di accoglienza, in forme e tempi diversi, offrono un contributo decisivo con il loro apporto di lavoro e di volontariato.

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L’accoglienza in diocesi

In diocesi di Cremona, in quest’anno pastorale, è nata la proposta di “Progetto diocesano di accoglienza e integrazione” che ha visto il succedersi di fasi diverse:

  1. prima accoglienza;
  2. accompagnamento sui territori;
  3. attivazione di percorsi d’integrazione.

Soggetti attivi di questo progetto sono:

  • la Caritas diocesana con la Casa dell’Accoglienza e le sue strutture collegate;
  • la cooperativa Nazareth;
  • le comunità parrocchiali.

La Caritas diocesana, con la Casa dell’Accoglienza, per un grande numero di migranti adulti è soggetto attivo nella prima accoglienza, cioè nel soddisfacimento delle prime necessità, come vestiario e prodotti igienici, il disbrigo delle iniziali pratiche burocratiche, soprattutto con la Questura e l’Ats (ex Asl), e un lavoro di mediazione culturale finalizzato a un orientamento circa i servizi presenti sul territorio. Caritas è impegnata anche nella seconda accoglienza, in sinergia con la cooperativa Nazareth, che si occupa anche avviamento all’autonomia grazie a appartamenti presenti in diversi territori per una accoglienza diffusa, rivolta sia a minorenni stranieri non accompagnati che migranti giovani adulti, persone del circuito SPRAR e soggetti segnalati dalla Prefettura. Presenza significativa nelle parrocchie sono gruppi o associazioni che con i propri volontari contribuiscono all’accoglienza e all’accompagnamento.

Le realtà attualmente coinvolte nel progetto di accoglienza diocesano sono: Cremona, Casalbuttano, Casteldidone, Castelverde, Cingia de’ Botti, Corte de’ Cortese con Cignogne, Corte de’ Frati, Gadesco Pieve Delmona, Grumello Cremonese, Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Pieve S. Giacomo, Solarolo Monasterolo, Sospiro, Spinadesco, Stagno Lombardo, Torre de’ Picenardi, Vescovato.

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