Domenica 2 febbraio, nella festa della Presentazione di Gesù al tempo, ricorre l’annuale Giornata mondiale della vita consacrata. Il tradizionale appuntamento sarà come consueto occasione per volgere l’attenzione alle religiose e ai religiosi in servizio in diocesi, che si ritroveranno nel pomeriggio del 2 febbraio alle 18 in Cattedrale per vivere insieme l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. La celebrazione sarà trasmessa in diretta sui canali web e social della Diocesi.
La Messa, introdotta dalla solenne liturgia della luce con la tradizionale benedizione delle candele e animata dall’Usmi cremonese, sarà quindi caratterizzata dal rinnovo delle promesse nella gratitudine per la propria vocazione e consacrazione. Al termine, inoltre, saranno ricordati i più significativi anniversari di professione religiosa: il 25° di suor Shiny Vettathu (Figlie di San Camillo) e suor Manna Mehari Beyene (Figlie di Gesù Buon Pastore); il 50° di suor Celina Avirappatt (Figlie di San Camillo), suor Margherita Negro (Figlie del Sacro Cuore) e padre Emiliano Redaelli (Barnabiti); il 60° di suor Claudia Pensa, suor Leonia Belloni, suor Luisa Bernuzzi e suor Piera Citterio (Suore Adoratrici del SS. Sacramento); il 70° suor Rinalda Ornaghi (Adoratrici). Nella preghiera un ricordo andrà anche alle altre religiose assenti per l’età avanzata.
È evidente il divario che oggi separa il comune senso della fede di giovani, famiglie e comunità cristiane dalla chiamata a seguire i consigli evangelici: gemma delicata e preziosa che, al suo sbocciare inatteso e sorprendente, conserva un fascino quasi esotico, provocando salutari domande. Povertà, castità, obbedienza scelte per amore – e nella radicalità che costringe a pensare – meritano una giornata speciale nell’ordinaria trama della vita delle comunità cristiane. Anche di quelle che hanno perduto, nei decenni, la provvidenziale presenza di religiose e religiosi, segni di Vangelo, a servizio delle diverse povertà, dell’educazione, della intercessione continua e silenziosa.
I numeri non hanno sentimenti, come i crudi dati statistici. Non raffreddano però gratitudine e stupore, suggerendo cambiamenti di prospettiva.
La situazione della vita consacrata femminile in diocesi di Cremona – dati raccolti per la visita ad limina dei vescovi lombardi nel 2024 – registra rispetto al 2013 (precedente rilevazione) un drastico ridimensionamento: il numero delle consacrate si è praticamente dimezzato (da 455 a 245). Gli istituti religiosi sono 17 (di cui due di vita contemplativa in monastero), 3 realtà sono configurate come associazioni pubbliche religiose, una come associazione privata di fedeli, oltre all’Ordo virginum. Poche unità riuniscono i cinque istituti secolari femminili. In totale le comunità religiose sul territorio diocesano sono 32.
L’età media delle religiose è avanzata. Molte consacrate, per l’età o la salute, limitano il loro servizio all’offerta della preghiera, normalmente vivendo in piccole comunità inserite in parrocchia o nelle opere gestite dai propri istituti. Molte sono a riposo o non pienamente autosufficienti. Generalmente le presenze attive in parrocchia sono coinvolte per l’educazione cristiana, la liturgia, l’assistenza, la carità. Molte religiose sono ministri straordinari dell’Eucaristia e collaborano nella pastorale dei malati e degli anziani. Dove l’età avanza, gradualmente i compiti sensibilmente si riducono a semplice servizio alla ferialità liturgica.
Perdurante è l’assenza di vocazioni: solo un istituto in diocesi ha una comunità di formazione. Dato anagrafico e calo numerico non aiutano a rileggere o reinterpretare – nelle mutate condizioni sociali, culturali e pastorali – l’intuizione nativa e genuina dei diversi carismi. E, in modo sensibile, la capacità di presenza e proposta della vocazione religiosa in contesti giovanili. Nuove giovani vocazioni religiose provenienti dall’estero rappresentano, al momento, l’unica possibilità di ricambio generazionale e di sostegno alle opere, nonostante l’inculturazione della fede nelle diverse culture di provenienza e il disagio linguistico rappresentino un banco di prova.
Anche la disomogenea distribuzione geografica delle comunità religiose in diocesi costituisce una fatica per l’incisiva presenza sul territorio: la maggioranza degli istituti si concentra nella zona cittadina di Cremona e molte delle risorse umane sono impiegate nella conduzione delle proprie opere, limitando di fatto l’inserimento nella pastorale ordinaria. Dati che inducono a meglio condividere le valutazioni sul futuro, rispettando l’ovvia autonomia delle scelte degli Istituti e l’onesta lettura della realtà.
La presenza religiosa maschile in diocesi è abbastanza contenuta, sia numericamente che come opere: 3 istituti, solo 4 comunità, 29 religiosi in tutto. La collaborazione è tuttavia attiva e apprezzata anche nelle parrocchie, nella formazione spirituale, nella testimonianza della carità, per il sacramento della Riconciliazione, per l’assistenza spirituale ai malati.
La rapida evoluzione della vita religiosa in diocesi disegna un quadro complesso sfidando pastori, consacrati e fedeli a coltivare consapevolezza e visione. Perché il dono dello Spirito non languisca per eccesso di prudenza, distrazione o timore, e i credenti possano ancora assaporarne i frutti.