Già sette “adozioni di misericordia” per i detenuti di Cremona

Per ora i donatori sono singoli cittadini, l'obiettivo è coinvolgere sempre di più parrocchie, oratori, gruppi giovanili o di catechesi, movimenti e associazioni ecclesiali

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Un appello perché “gli istituti penitenziari siano luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale, e le condizioni di vita dei detenuti siano degne di persone umane”. Queste le parole di Papa Francesco nell’udienza del 4 gennaio, con la mente rivolta al massacro nel carcere di Manaus, in Brasile. Un richiamo rivolto già anche in altre occasioni, e in special modo durante il Giubileo della Misericordia. Proprio in questa ottica a Cremona durante l’Avvento era stata lanciata l’iniziativa delle cosiddette “adozioni di misericordia” per i detenuti della Casa circondariale.

Da sempre valvola di sfogo delle grandi carceri milanesi sovraffollate, nella struttura penitenziaria cremonese circa il 25% dei detenuti in situazione di grave povertà ed emarginazione. Quando manca il supporto familiare, o comunque anche la famiglia d’origine vive momenti di difficoltà, anche le spese per le telefonate al proprio legale o ai cari, così come i necessari acquisti di indumenti o dei generi di prima necessità.

La soglia di povertà estrema è fissata alla disponibilità di 1,90 dollari al giorno. E nel carcere di Cremona 1 detenuto su 4 (un centinaio globalmente) non ha a disposizione nemmeno un euro.
A fronte di questa situazione da anni cerca di far fronte la Caritas diocesana attraverso il Progetto “Fratello Lupo” coordinato dal diacono Marco Ruggeri, in sinergia con i cappellani don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi.

Con questa consapevolezza, a chiusura del Giubileo della Misericordia è stata lanciata l’iniziativa delle “Adozioni della Misericordia”, vere e proprie “adozioni a distanza” di uno dei detenuti in situazione di povertà assoluta del carcere cittadino.

Nel giro di poche settimana sono già state garantite sette adozioni, con altrettanti privati cittadini che mensilmente garantiscono una donazione di 20 euro. I soggetti più bisognosi di aiuto sono stati individuati dalla Caritas in sinergia con i cappellani, anche su segnalazione della stessa amministrazione penitenziaria.

Si tratta di piccole somme, certo, ma in grado di garantire il minimo indispensabile per vivere con dignità.

Per ora i donatori sono singoli cittadini che, come loro stessi hanno precisato al momento della sottoscrizione, intendono garantire un segno di vicinanza a quanti vivono situazioni di estrema povertà, al di là degli sbagli compiuti in passato. Anzi, andando proprio nella direzione di una rieducazione attraverso la solidarietà.

In queste settimana altre persone – tra cui anche giovani coppie – hanno chiesto maggior informazioni sull’iniziativa proprio per ragionare su una possibile adozione. Intanto la Caritas sta cercando di coinvolgere sempre di più parrocchie, oratori, gruppi giovanili o di catechesi, movimenti e associazioni ecclesiali.

Un impegno portato avanti anche dalla Cappellania del carcere, nel tentativo di coinvolgere sempre di più il tessuto ecclesiale. I seminaristi, ad esempio, hanno ripreso a condurre alcuni incontri di catechesi all’interno della casa circondariale, così come diversi movimenti ecclesiali come Comunione e Liberazione e i Carismatici si impegnano nell’animazione liturgica e nella catechesi. E non mancano neppure laboratori e iniziative portate avanti da Gruppi e Associazioni. Ultimo in ordine di tempo quello de “I Buoni di Ca’ del Ferro”, il laboratorio per la trasformazione agroalimentare promosso dalla Cooperativa Sociale Nazareth di Cremona, guidata da don Pierluigi Codazzi.

Da ricordare, infine, che la Caritas, ha reso operativo un appartamento per eventuali permessi premio di detenuti privi di altri riferimenti, o l’ospitalità di famigliari di carcerati provenienti da lontano per i colloqui e impossibilitati a permettersi un pernottamento in albergo.

L’auspicio è quello che sempre più la casa circondariale cremonese possa aprire le proprie porte alla città, creando sempre nuove opportunità di incontro e di condivisione per un processo di vera rieducazione e di reinserimento sociale.

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