Ancelle della Carità, «santa follia del servizio»

Il 15 dicembre Messa del vescovo Napolioni nella casa di cura di via Aselli, a Cremona, per la festa della Fondatrice dell'Istituto religioso

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Una «santa follia della servizio» che da oltre un secolo e mezzo continua a restare viva sulla strada aperta da santa Maria Crocifissa. Così il vescovo Antonio Napolioni ha definito le Ancelle della Carità nella Messa celebrata nel pomeriggio di giovedì 15 dicembre presso la casa di cura di via Aselli, a Cremona.

L’occasione era la festa della fondatrice dell’Istituto, la bresciana santa Maria Crocifissa, al secolo Paola Francesca Di Rosa. Figlia di un importante imprenditore bresciano, rimasta orfana della madre all’età di 11 anni, dopo 7 anni di studio nel collegio della Visitazione, nonostante il padre la spingesse al matrimonio, decide di restare fedele al voto di castità fatto in istituto. Mandata a dirigere una fabbrica di filati di seta di proprietà dal padre, ad Acquafredda, Paola Francesca organizza aiuti per i bisognosi e si dedica all’istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze con le quali poi, come infermiere volontarie, aiuta le vittime del colera del 1836.

Sono gli inizi della Congregazione delle Ancelle della Carità, approvata nel 1851. Ma prima ancora Paola Francesca fonda a Brescia due scuole per sordomuti, assistendo le donne ricoverate in casa d’industria e dedicandosi alle fanciulle pericolanti. Pronunciati i voti prende il nome di suor Maria Crocifissa, nel 1852, tre anni prima della morte.

Sul suo esempio continua l’impegno delle Ancelle della Carità, con una vita spesa nella carità e nella preghiera, come ha ricordato, all’inizio della celebrazione, la superiora generale dell’Istituto, madre Gabriella Tettamanzi, che, accompagnata dall’economa generale, proprio nella festa della Fondatrice ha fatto visita alla comunità di Cremona.

Alla Messa, concelebrata dal cappellano don Andrea Bolli insieme a mons. Felice Bosio e a don Flavio Meani, hanno preso parte le religiose della comunità cremonese insieme alla superiora di recente nomina, madre Carla Antonini, ma già da molti anni in servizio in città. Non mancavano poi i medici e gli operatori della casa di riposo.

Presenti anche i vertici della Fondazione Teresa Camplani, la realtà sanitaria senza scopo di lucro promossa dalla Congregazione delle Ancelle e che riunisce la case di cura di Brescia, Cremona e Mantova. Accanto al direttore generale Marcello Belotti, c’erano il direttore amministrativo Alessandra Corsini e il direttore per le risorse umane Paola Crespi.

Nell’omelia il Vescovo si è naturalmente soffermato sulla figura della fondatrice della Ancelle. Lo ha fatto in particolare rileggendo i suoi nomi: Paola (con il richiamo allo slancio vitale della giovinezza), Francesca (con il riferimento a cioè che è essenziale), Maria (e il legame alla maternità, con l’ospitalità dei malati non solo all’interno delle strutture, ma prima di tutto nel cuore) e Crocifissa (guardano a Cristo nei sofferenti).

Mons. Napolioni ha voluto anche richiamare quella che deve essere la caratteristica di una casa di cura di ispirazione cristiana: anzitutto una comunità che ha stima di tutti i suoi membri. Mettendo poi in guardia daglie eccessivi calcoli che rischiano di guardare solo a convenienze e risultati, il Vescovo ha invitato a riscoprire la «follia della carità», possibile in ogni tempo a chi apre il cuore alla Grazia.

Alla liturgia era presente anche madre Daniela Nistolini, la superiora provinciale, che prima della benedizione finale ha portato il proprio saluto.

Le Ancelle della Carità da oltre 160 anni sono presenti nella Chiesa e nella società civile lombarda, esercitando la propria missione caritativa in favore delle persone sofferenti attraverso istituzioni sempre più aggiornate anche sotto il profilo delle attività sanitarie. La presenza dell’Istituto nel tempo, oltre che nel resto d’Italia, si è diffusa anche all’estero: in particolare in Croazia, Brasile, Ecuador e Africa.

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