Dopo l’udienza col Papa, Messa al Divino Amore e visita all’abbazia greca di Grottaferrata

I pellegrini cremonesi, nel pomeriggio di mercoledì 12 ottobre, hanno fatto rotta verso i Colli Albani per alcune ore di intensa spiritualità

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Dopo l’emozionante incontro con il successore di Pietro nell’udienza generale del mercoledì, i pellegrini cremonesi hanno trascorso il pomeriggio in due luoghi decisamente meno affollati, ma carichi di storia e di silenzio: il santuario della Madonna del Divino Amore e il monastero esarchico di Santa Maria di Grottaferrata. La terza giornata del pellegrinaggio diocesano giubilare a Roma, che vede coinvolte oltre 200 persone, si è quindi conclusa alle pendici dei Colli Albani, per respirare la spiritualità mariana e quella monastico bizantina.

La Messa, presieduta dal vescovo Antonio, è stata celebrata in un luogo caro alle devozione dei romani, tra la via Ardeatina e la via Appia Antica, in località Castel di Leva: il santuario della Madonna del Divino Amore. Un luogo di culto nato non per un’apparizione della Vergine, ma per un intervento davvero prodigioso: un in un giorno di primavera del 1740 un viandate vistosi assalire da una muta di cani rabbiosi si rivolse alla Vergine Maria raffigurata in un affresco posto sulla torre di un antico castello, improvvisamente gli animali inferociti si ammansirono e l’uomo ebbe salva la vita. Il miracolo ebbe così grande risonanza che cinque anni dopo fu costruita una chiesa nel luogo esatto dal prodigio e in essa fu collocato l’affresco. Meta di intensi pellegrinaggi dalla Capitale il santuario nel corso degli anni perse la sua attrattiva e iniziò una decadenza che si concluse solo nei primi decenni del 1900 grazie anche al parroco don Umberto Terenzi, fondatore delle suore della Madonna del Divino Amore che tutt’oggi custodiscono il santuario insieme al ramo maschile.  il luogo sacro riconquistò il posto d’onore nel cuore dei fedeli romani così tanto che nel 1944, di fronte alla furia della guerra, lo stesso pontefice Pio XII supplico la Madonna del Divino Amore per ottenere la salvezza della Città eterna. Anche in questo caso il miracolo avvenne e questo luogo di culto dell’Agro Pontino continuò a suscitare devozione e ammirazione. Il 4 luglio 1999 papa Giovanni Paolo II, circondato da tutti i vescovi del Lazio, ha consacrato il nuovo santuario.

Proprio nel nuovo tempio mariano, caratterizzato da grandi vetrate colorate, i pellegrini hanno celebrato l’Eucaristia, proprio in onore della Madonna del Divino Amore.

Nell’omelia mons. Napolioni si è soffermato in modo particolare sulla prima lettura, la lettera di Paolo ai Galati dove questi spiega che chi si lascia guidare dallo spirito è una persona libera, viceversa chi si lascia guidare dalla carne è destinato alla schiavitù: «L’errore fondamentale – ha approfondito il vescovo – non è non riconoscersi peccatori, ma non prendere sul serio la concretezza della grazia. Paolo dice che il frutto dello carne è fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Mentre il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé».

E così ha proseguito: «Il primo elenco sembra contenere cose concrete, materiali, quasi anche interessanti, certamente molto facili; il secondo sembra sciorinare cose astratte, difficili, lontani. Come a dire che il peccato fa pare della vita umana e la santità sarebbe qualcosa di irraggiubile».

«Invece – ha ribattuto – non c’è niente di più concrete e facile dei frutti dello Spirito. Lo spirito semina, domina, si tratta di assecondare questi doni, si tratta di farli fruttificarli. Così la nostra vita sarà più serena, condivisa, sorridente e amabile. Ce l’ha insegnato papa Francesco questa mattina all’udienza generale: le opere di misericordia diventano rivoluzione per il mondo se noi ogni giorni le traduciamo in piccoli gesti concreti».

Per mons. Napolioni la chiave per aprire la porta della santità continuare a restare la croce, realtà ricordata dallo stesso Paolo ancora nella prima lettura: «Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri». Non è un invito a farsi del male, a prendere la frusta per penitenza, ma «significare entrare nei nostri desideri e nelle nostre passioni e metterle a contatto con Gesù, così da imparare a fare discernimento tra ciò che è buono e cattivo, tra ciò che ci fa crescere e ciò che ci rende schiavi».

Subito dopo la Messa il gruppo ha visitato l’antico santuario rimanendo incantato dalla bellezza architettonica dell’edificio incastonato in un suggestivo paesaggio naturale.

L’omelia di mons. Napolioni

Photogallery della celebrazione eucaristica

 

L’ultima tappa della giornata è stata l’insigne abbazia greca di Grottaferrata. Il Monastero Esarchico di Santa Maria, detto anche Abbazia Greca di San Nilo, è stato fondato nel 1004 da un gruppo di monaci greci provenienti dall’Italia meridionale, all’epoca bizantina, guidati da S. Nilo di Rossano, capo carismatico e personalità spirituale di primo piano del suo tempo.

I sette monaci che oggi vivono in questo luogo sacro, ordinato e silenzioso, sono cattolici di rito Bizantino-Greco e rappresentano la Congregazione d’Italia dei Monaci Basiliani, istituzione creata nella Chiesa Cattolica per riunire i monasteri di rito Bizantino presenti nell’Italia meridionale.

Attualmente l’Abbazia Greca di Grottaferrata è l’ultimo dei numerosi Monasteri Bizantini che nel medioevo erano diffusi in tutta l’Italia meridionale e nella stessa Roma. Costituisce inoltre un unicum in quanto, fondato cinquanta anni prima dello Scisma che portò alla separazione delle Chiese di Roma e Costantinopoli, è sempre stato in comunione con il Vescovo di Roma, pur conservando il rito Bizantino-Greco e la tradizione monastica orientale delle origini.

Nella chiesa di Santa Maria, ad impianto mediovale, con mosaici del XI e XII secolo e una splendida iconostasi del XVII i pellegrini cremonesi hanno pregato in modo particolare per l’unità dei cristiani.

Photogallery della visita all’abbazia

Photogallery dei gruppi

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