A cinquantasette anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959, la Fondazione a lui dedicata, presieduta da don Bruno Bignami, ha predisposto un ricco programma celebrativo. Il primo appuntamento sarà giovedì 31 marzo, alle ore 17.30, presso la sala consiliare della Fondazione Città di Cremona (piazza Giovanni XXIII 1), per la presentazione del libro di Mazzolari “Misericordia per Giuda”. L’evento si inserisce all’interno delle iniziative culturali promosse dalla Fondazione Città di Cremona in collaborazione con la Fondazione bozzolese.
Nell’anno del Giubileo della misericordia voluto da papa Francesco, il messaggio di don Primo mantiene tutta la sua freschezza e attualità. Per questo, alla presentazione del volume, edito dalle Dehoniane di Bologna, interverranno il vescovo mons. Antonio Napolioni, don Bruno Bignami, presidente della Fondazione don Mazzolari e curatore del libro (con Giorgio Vecchio) e l’avv. Uliana Garoli, presidente della Fondazione Città di Cremona. Modererà l’incontro la prof.ssa Tiziana Cordani.
Locandina dell’incontro di Cremona
Un secondo appuntamento di memoria sarà il grande Convegno di studio che si terrà a Trento nei giorni 8 e 9 aprile presso il Polo Culturale diocesano “Virgilianum”, in via Endrici 14. Il Convegno sarà incentrato sulla grande guerra e potrà avvalersi della preziosa e sinergica collaborazione della Fondazione Trentina “Alcide De Gasperi”, dell’Istituto di Storia di Vicenza e dell’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Titolo dell’evento è: “Dalla parrocchia alla trincea. I preti nella grande guerra”. Interverranno docenti provenienti da importanti università italiane: Paolo Pombeni, Daniele Menozzi, Maurilio Guasco, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio, Filippo Lovison, Bruno Bignami, Giovanni Vian, Marco Odorizzi. Il Convegno metterà a tema il rapporto tra la fede e la guerra (nel pomeriggio di venerdì 8 aprile) durante il primo conflitto mondiale, evidenziando le differenti posizioni del mondo cattolico italiano, diviso tra fronte interventista, neutralista e pacifista. Naturalmente un ruolo centrale troverà la gigantesca figura di papa Benedetto XV, autentico uomo di pace in un contesto difficilissimo da gestire. Nella mattinata del 9 aprile, invece, si metterà a fuoco il ruolo dei preti nella grande guerra, a partire dalla testimonianza di don Primo Mazzolari fino alle posizioni del vescovo di Trento mons. Celestino Endrici, passando per la difficile prova vissuta dai cappellani militari e dai preti soldato.
Locandina del convegno di Trento
Il momento più importante sarà, però, domenica 17 aprile a Bozzolo. Nella parrocchiale di san Pietro, dove don Primo ha predicato e celebrato, presiederà l’Eucaristia, alle ore 17, il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino. Al suo fianco ci saranno il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antionio Napolioni, e il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi. Per la comunità di Bozzolo sarà un evento speciale.
«Una volta di più, se mai ce ne fosse bisogno, – spiega don Bruno Bignami – presidente della Fodanzione Mazzolari – viene evidenziato come il patrimonio spirituale e umano di don Mazzolari sia un bene non solo per la diocesi di Cremona, ma per l’Italia tutta. Il “parroco d’Italia” riceverà la visita del Segretario della CEI, ben contento di trascorrere una giornata sui luoghi mazzolariani, visitando la Fondazione e sostando in preghiera sulla tomba del sacerdote cremonese».
«La presenza di mons. Galantino nella bassa mantovana -continua don Bignami – permetterà di fare memoria e di rilanciare un impegno nel tempo che stiamo vivendo. Come affermò don Primo da cappellano militare del 19° nucleo Taif il 2 giugno 1918: “Vogliamo l’amore tra i popoli, non l’odio: la pace, non la guerra. Vogliamo in una parola, ritornare fratelli”. Parole che fanno pensare mentre soffiano continue folate di venti di guerra sul Mediterraneo e nel Medio Oriente. Senza dimenticare che Mazzolari ha sognato un mondo dove l’umanità prenda il posto dei nazionalismi: “Solo quando genti di razze diverse sapranno convivere su una stessa terra, senza farsi del male l’un l’altro, saremo giunti a buon termine. Ma allora il problema nazionale e quello di razza non esisteranno più. L’umanità ne avrà preso il posto”».
E così conclude don Bignami: «Non è male risentire queste frasi cento anni dopo, mentre le comunità cristiane sono chiamate all’accoglienza e a una rinnovata fraternità tra gli uomini. È sempre possibile disegnare traiettorie di pace in nome della comune umanità. Parola di profeti».