Oggi al Migliaro la celebrazione con il Vescovo per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

L'appuntamento di preghiera sarà nella chiesa parrocchiale che ogni seconda e terza domenica del mese ospita la Messa in altra lingua

image_pdfimage_print

Domenica 14 gennaio ricorre la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018. Al centro del messaggio del Papa quest’anno sono i quattro verbi “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i migranti e i rifugiati. In diocesi di Cremona la celebrazione ufficiale presieduta dal vescovo Antonio Napolioni sarà domenica pomeriggio, alle 15.30, nella chiesa del Migliaro, a Cremona, con le comunità cattoliche provenienti dai diversi continenti che animeranno la liturgia.

La chiesa parrocchiale del Migliaro, alle porte della città di Cremona, è stata scelta per divenire punto di riferimento diocesano per le celebrazioni liturgiche ed il ritrovo periodico dei gruppi di cristiani cattolici provenienti da diversi Paesi, presenti e ormai integrati da anni sul territorio. Realtà che rivelano un volto diverso dell’immigrazione, da leggere come fenomeno non più connotato da riferimenti emergenziali.

Alla celebrazione eucaristica saranno presenti il nuovo responsabile dell’Ufficio Migrantes, don Maurizio Ghilardi, insieme ai cappellani delle varie comunità: don Anton Jicmon (romeni), don Alois Ntedika Ngimbi (africani di lingua francese); don Vqsyl Filyak (ucraini).

Il messaggio del Papa per la Giornata 

Locandina

 

Intervista al direttore di Fondazione Migrantes

In questo contesto proponiamo l’intervista a don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes.

Papa Francesco celebrerà la messa in Piazza San Pietro con le comunità etniche alla vigilia del suo viaggio in Cile e Perù (15-21 gennaio). Quali aspettative dalla Giornata di quest’anno?

«È un evento un po’ fuori dall’ordinario ed è una bella coincidenza. Ci aspettiamo una crescita di tutte le comunità cristiane, nella consapevolezza che tutti i popoli sono chiamati alla salvezza. Le nostre comunità sono chiamate ad essere cattoliche di nome e di fatto. In Italia abbiamo 5 milioni di immigrati, di cui 1 milione di cattolici che devono sentirsi accolti, specie in un momento della vita del Paese in cui si fanno sentire voci discordi».

La legge sulla cittadinanza secondo lo ius soli non è stata approvata entro la fine della legislatura, come si sperava. Cosa auspicare?

«Purtroppo è come se impallidissero  i volti e le persone concrete, che dovrebbero essere invece il fine di ogni legge. Invece prevalgono altre logiche, nonostante sia evidente a tutti che stiamo parlando di 800.000 bambini e ragazzi che sono nati e vivono in Italia. Anche se in questa legislatura non si è riusciti ad approvare la legge, questo cammino non può che continuare: perché le differenze arricchiscono e contribuiscono alla crescita del Paese».

Il 2018 è iniziato da poco e già è arrivata la prima notizia del naufragio di un barcone: 86 migranti salvati, 8 cadaveri recuperati ma si temono molte più vittime. Gli arrivi non si fermano, nonostante gli accordi Italia-Libia…

«Gli arrivi sono il sintomo del grande dramma delle disuguaglianze che si acuiscono sempre di più tra Nord e Sud del mondo e all’interno di ogni Paese. Poi c’è il dramma dei conflitti, che invece di diminuire si sono moltiplicati. Purtroppo l’industria che sta andando meglio è quella del commercio di armi. Finché non metteremo mano a queste grandi ferite non possiamo aspettarci che le migrazioni tornino a numeri più contenuti. Bisogna che Italia, Europa e Onu abbiano un ruolo effettivo, reale, nel governare questi processi, un compito della politica in senso alto».

Nel frattempo l’Italia ha deciso di inviare una missione militare in Niger con lo scopo di combattere il traffico di migranti diretto in Libia e di addestrare l’esercito nigerino. Che ne pensa?

«Quando è arrivata la notizia ero vicino ad un giovane del Niger accolto da una nostra comunità a Bari, a cui hanno ucciso entrambi i genitori nella zona di Boko haram, al confine con la Nigeria. Non era scolarizzato ma è molto intelligente, ora sta facendo l’istituto alberghiero e il suo sogno è diventare medico. Mi ha suggerito una risposta incredibile: “In Niger non abbiamo bisogno di 500 soldati ma di 500 insegnanti”. Anche perché di militari – americani, tedeschi, francesi – ce ne sono già molti. E si sa che dove manca l’istruzione i movimenti terroristi proliferano. Inoltre non dovremmo appoggiare figure corrotte che dominano molti Paesi africani».

Il messaggio del Papa di quest’anno ruota intorno a quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare i migranti e i rifugiati. Quali di questi è prioritario in Italia?

«Non bisogna fermarsi al primo gradino, perché i quattro suggerimenti del Papa sono collegati. È necessario metterli in campo tutti. Si sa che la cattiva accoglienza alimenta il rifiuto nei confronti degli stranieri: spesso sono parcheggiati nei centri di accoglienza, non sanno l’italiano e non sono aiutati a coltivare risorse e doni. Invece bisogna portare avanti questi quattro passi insieme, attraverso un’accoglienza diffusa, per fare in modo che gli arrivi non siano un problema ma una grande opportunità di crescita e scoperta di altri valori».

(Agensir)

Facebooktwittermail