Deceduto in Brasile il saveriano padre Leone Occhio

Originario di Gallignano, a gennaio aveva festeggiato i 60 anni di sacerdozio: sabato alle 14.30 diretta streaming dei funerali

image_pdfimage_print

È deceduto in Brasile, presso l’ospedale di Londrina, il missionario cremonese padre Leone Occhio, originario di Gallignano (Soncino), una vita spesa nel paese carioca. Generosissimo, aveva un sorriso e una gioia contagiosi che conquistava tutti. Il saveriano, che operava presso la parrocchia di Nostra Signore di Fatima, a Londrina, lo scorso gennaio aveva festeggiato i 60 anni di sacerdozio. Negli ultimi giorni ha potuto contare sulla vicinanze dal sacerdote cremonese don Michele Martinelli, suo nipote così come un altro prete cremonese, don Francesco Ferrari.

I funerali sono stati celebrati nella mattinata di sabato 15 settembre (le 14.30 in Italia), trasmessi in diretta streaming sul sito internet della parrocchia.

Di seguito proponiamo due testimonianze che padre Leone scrisse alcuni anni fa.

 

Brasile: vera sfida missionaria 

“Preghiera e soldi non sono mai troppi” Concluse le vacanze, a fine giugno sono tornato nella mia missione in Brasile. Sono in una parrocchia alla periferia di San Paolo, con una popolazione di circa 150mila abitanti, formata da quartieri, condomini e favelas… È una vera sfida missionaria, piena di problemi sociali e pastorali.

Il ruolo decisivo dei laici Abbiamo sedici comunità, che noi missionari coordiniamo nelle diverse attività pastorali e sociali. In ogni comunità contiamo sulla collaborazione dei laici, dall’amministrazione alle costruzioni, dalla manutenzione dei locali alla catechesi, dalle celebrazioni liturgiche alle feste patronali e tutte le altre attività varie. Ogni comunità è coordinata da un consiglio comunitario che si riunisce mensilmente: insieme analizzano le attività pastorali dei diversi gruppi o programmano le nuove iniziative. Quasi sempre un missionario è presente a queste riunioni del consiglio. Siamo tre saveriani: due italiani e un messicano. Ci dividiamo il lavoro, per poter seguire meglio le comunità, le zone pastorali, i movimenti e le varie attività.

Ho molto da fare! Personalmente, io seguo la Legione di Maria, che ha diversi gruppi in ogni comunità. Ogni gruppo organizza incontri settimanali con visite alle famiglie, ai malati e altre attività. Ogni mese facciamo anche un incontro parrocchiale per tutti i gruppi insieme. Seguo anche la pastorale familiare: prepariamo corsi per fidanzati e ritiri spirituali per sposi e famiglie. Ogni mese in tutte le comunità celebriamo la “Messa della famiglia”, mentre ogni anno organizziamo la “settimana della famiglia”, con un tema specifico.

Coordino anche la pastorale del bambino. Seguiamo centinaia di bambini fino all’età di 6 anni. I leader di questa pastorale sono volontari, preparati con corsi di formazione appropriati. Danno consigli alle mamme, controllano il peso dei bambini, consigliano l’integrazione alimentare per chi ne ha bisogno. Posso testimoniare che molte vite sono state salvate.

Inoltre, seguo la pastorale della sobrietà, che si occupa del recupero di alcoolisti e tossicodipendenti. Quando partecipo ai loro incontri, mi sembra di immergermi nella grazia di Dio che redime. Ne esco anch’io con l’anima lavata! Infine, non trascuro i gruppi dei giovani, dei catechisti, del rinnovamento carismatico, del Cenacolo, della Madonna Pellegrina e altri movimenti presenti in parrocchia.

Lavoro, dialogo e preghiera Ma la preoccupazione più grande è quella stare vicino alla gente e di dare a tutti una formazione di base solida: biblica, liturgica e spirituale. Cerco di essere attento anche ai diversi avvenimenti della società, dove a volte possiamo portare la nostra parola. Cerco di aprire le comunità allo spirito missionario. È importante aprirsi alla realtà della società, alle scuole, ai servizi pubblici di salute, sicurezza, promozione umana, e sopratutto al dialogo ecumenico. Siamo immersi in una realtà sproporzionata. Attorno a una piccola chiesa cattolica ci sono decine di chiese protestanti, grandi e aggressive nei nostri riguardi. Siamo come gocce in un oceano. Come possiamo perderci in chiacchiere, mentre ci troviamo davanti a problemi che sono conseguenze di un sistema ingiusto e dell’inversione dei valori della nostra cultura “globalizzata”? Se Dio è venuto “per riunire i figli che erano dispersi”, cosa testimoniamo noi come cristiani?

In mezzo a questa situazione, la fiducia ci viene solo dalla Parola del Signore: “Non temete, piccolo gregge, a voi è dato il regno dei cieli”. Lavoro e preoccupazioni non ci mancano. C’è posto per tutti, e anche per altri che vogliono venire. Come dicono i brasiliani: “preghiera e soldi non sono mai troppi!”.

 

Parrocchia senza frontiere

Impressioni di una vacanza italiana Dopo cinque anni dall’ultima visita, sono tornato a Gallignano, il paese dove conservo le mie radici e i più bei ricordi d’infanzia. Il paese sembra tanto cambiato: è più moderno e dinamico, diversificato, anche nei volti e nel linguaggio, con fratelli e sorelle provenienti da altre nazioni.

Un po’ di sangue nuovo Ricordo la frase che ho sentito nella casa di due anziani, appena arrivato dal Brasile. Riferendosi alla loro badante, mi hanno detto: “Questa donna ce l’ha mandata Gesù!”. Volevano dire che per loro “era un dono della Provvidenza”! Ho partecipato a una cena con un gruppo di cittadini stranieri: studiano italiano e lavorano nelle campagne, nelle industrie e nei servizi. Che ricchezza di culture, di storia, di esperienze, di legami affettivi, portano nel cuore e condividono in un clima di amicizia! Come sono aperti a un orizzonte di speranza, a un futuro che vogliono costruire per i loro figli! Secondo me, è sangue nuovo per l’Italia.

I fili della speranza Per la Pentecoste sono stato a Roma. Là ho partecipato all’incontro del Papa con i movimenti ecclesiali. Ho pensato: a sfide nuove, risposte nuove! Lo Spirito Santo fa sempre cose nuove nella storia. Chi non ha il dono della fede, non crede alla presenza di Cristo. Vede i fatti, ma guarda solo il rovescio, come quei meravigliosi arazzi orientali: nel retro si vedono solo fili ammucchiati! Che a noi Dio lasci intravedere i fili della speranza e ci faccia diventare missionari, perché il vangelo sia davvero buona notizia per tutti. Oggi dai mass media sappiamo tutto quel che capita nel mondo. Ma noi missionari siamo a contatto con situazioni che avvengono lontano, e le portiamo nel cuore. Dovremmo essere portatori di speranza, anche in nome delle nostre comunità cristiane in Italia.

Missionari della croce Ho incontrato alcuni miei compagni, missionari già anziani e in cura a Parma. Uno di loro, dopo aver ricordato la sua esperienza in Amazzonia, mi confidava di avere ancora paura della morte: “Mi sembra di non confidare nella misericordia di Dio! Sono malato; non posso fare niente; prego tutto il giorno. Spero che il Signore mi ascolti e fecondi la missione dei miei compagni e della chiesa!”.

Un altro è stato cinquant’anni in Serra Leone. Ricorda le mutilazioni sulle persone, le violenze, la distruzione di tutte le opere missionarie. Ma ha nel cuore la speranza di poter ricostruire la vita delle comunità, la riconciliazione, la pace. È scoppiato a piangere come un bambino, esclamando: “Mio Dio, perché?”.

Questi sono i silenziosi missionari della croce. E tutti possiamo esserlo. Parlando ai giovani che si stanno preparando per la missione a Parma ho detto: “La missione sta cambiando volto. Voi siete la nostra speranza; siete il futuro delle nostre missioni. Aprirete un cammino nuovo”.

Un invito e un augurio Vorrei concludere questa mia riflessione con un invito. Come cristiani, noi siamo tutti missionari, chiamati a uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, soprattutto ai poveri, in senso materiale o spirituale. E questo dobbiamo farlo a partire dalla nostra casa, dal nostro ambiente. Tanti vivono disorientati e insoddisfatti, senza sogni e senza speranza, senza gioia e senza amore.

Vale la pena, per tutti noi che abbiamo il dono della fede, “vivere l’allegria di essere cristiani e comunicarla agli altri”. È Cristo che ci vuole tutti missionari e felici nel donare la nostra vita.

La Madonna si è unita fino in fondo al mistero della salvezza. Anche oggi ci sono tanti testimoni. Non possiamo restare con le braccia incrociate. Anche per noi c’è un “roveto ardente”! Gesù ci invita a essere discepoli e missionari, affinché i popoli abbiano la vita.

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui. Termino con una frase che è anche il mio augurio per tutti voi: “Fiorite dove il Signore vi ha posto!”.

Facebooktwittermail