Costanza Miriano, la spiritualità ai tempi del wi-fi

La testimonianza semplice e intima della scrittrice a partire dal libro "Si salvi chi vuole: manuale di imperfezione spirituale"

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La platea del teatro Monteverdi è al completo. Tra il pubblico ci sono anche dei giovanissimi e il clima che si respira è familiare. Lo si capisce fin dall’inizio, quando una mamma, presente in sala, si alza e si avvia verso l’uscita. La bimba neonata che tiene in braccio si è messa a piangere e lei non vuole disturbare. Costanza Miriano smette di parlare e le si rivolge direttamente, con una naturalezza disarmante. ”Mi spiace, non andartene. Qui i bambini sono davvero i benvenuti!”

Riprende a raccontare di sé, della sua famiglia, il marito, i quattro figli, del suo lavoro di giornalista, delle sue amiche, “le consorelle wi-fi”, con le quali mantiene contatti capaci di fare comunità e vincere la tentazione di una appartenenza ecclesiale in solitaria. Soprattutto parla del filo che tiene legato il tutto: la passione per Gesù.

Ascolta l’intervento integrale

Costanza Miriano è a Cremona per presentare il suo libro “Si salvi chi vuole: manuale di imperfezione spirituale”. Risponde alle domande ma non è una conferenza. E’ la sua testimonianza semplice e contagiosa di una fede profonda.

Siamo tutti alla ricerca di relazione per essere felici dato che – come scrive nel suo libro – ”mendicare è la nostra condizione esistenziale. Il problema è mendicare nel posto sbagliato, cioè riempire il nulla col nulla”.

Ecco allora la necessità di una vita spirituale seria, come quella dei monaci “che richiede una scelta, un giudizio, una decisione” e un progetto, con tanto di carta e penna, per individuare ciò che vale veramente nella nostra vita e “ impedire alle cose più urgenti di oscurare la più importante di tutte: la Presenza di Dio. Per non essere come criceti sulla ruota o sentirci costantemente in corsa sul raccordo anulare”.

Cita, come esempio, la decisione di “incastrare” la Messa quotidiana cercando orari e chiesa lungo il tragitto tra scuola dei figli e posto di lavoro perché

“solo lì, a Messa, sei sicura che niente di quello che vivi va perduto e sprecato”

Il tono ironico e simpaticamente umoristico degli episodi concreti che racconta non attenua lo smarrimento per la realtà sociale e culturale in cui viviamo. Cita San Benedetto che “di fronte al disfacimento sociale e morale fece una sola cosa: stette tre anni in un buco della roccia. Capì che chi cambia se stesso cambia il mondo”.

Costanza Miriano non propone né fughe dalla realtà né crociate o battaglie.

”A noi è chiesto di lavorare di cesello sul cuore, come gli artigiani delle cattedrali medievali che scolpivano capolavori piccoli e nascosti che nessuno, probabilmente, avrebbe mai notato..”

Il resto viene come conseguenza.

Nel confuso rincorrersi delle nostre giornate , frammentate al limite della schizofrenia, è stato bello sentirsi ripetere che è possibile fare sintesi tra ciò che il nostro cuore desidera raggiungere e il limite costitutivo che ce lo impedisce.

E che abbiamo una garanzia : la Chiesa. Solo nella Chiesa abbiamo la certezza che il Dio che cerchiamo è quello vero e non la proiezione di noi stessi. Non il rifugio in una fede intimistica e personalistica ma l’antidoto all’ideologia.

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