Cambiamenti clima: intervenire su sistemi agroalimentari

Pubblicato a Ginevra il nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc). Serve una nuova alleanza tra governi, multinazionali e popolazioni per ridurre il riscaldamento del Pianeta. Intervista a Martina Borghi di Green Peace Italia

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Fermare il degrado dei territori, proteggere le foreste e riformare il sistema agroalimentare per fare fronte al riscaldamento globale del pianeta. Queste le indicazioni che emergono prioritarie nel Rapporto “Cambiamenti climatici e suolo”, pubblicato oggi a Ginevra. Allo studio hanno lavorato una sessantina di scienziati di tutto il mondo, incaricati nell’ambito del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), fondato sotto l’egida dell’Onu nel 1988 e riunito nella città elvetica per la sua 50ma sessione.

Caldo aumenterà eventi meteo estremi, fame e migrazioni

Gli esperti confermano che il surriscaldamento della superficie terreste (1,53 gradi dal 1850 ad oggi) aumenterà frequenza, intensità e durata di eventi meteoroligici legati al caldo, quali piogge, inondazioni, ondate di calore, siccità, vento, innalzamento del livello del mare, moti ondosi, fusione dei ghiacciai. Tutto ciò pregiudicherà la produzione agricola e la sicurezza alimentare nel mondo intero, causando fame e migrazioni, specie tra le popolazioni più povere in Africa e Asia, colpite da desertificazione. Ad alto rischio di incendi anche il nord e sud America e il Mediterraneo. Non c’è più tempo da perdere per ridurre le emissioni di gas serra e il degrado dei suoli. Il rapporto evidenzia che le coltivazioni agricole sono responsabili del 23 per cento delle emissioni di gas serra da fonte umana e che il 25-30 per cento della produzione alimentare viene poi persa o sprecata, finendo nella spazzatura.

Ambientalisti ai governi: agire subito, soluzioni ci sono

Presenti a Ginevra ai lavori dell’Ipcc, in qualità di osservatori, le organizzazioni non governative ambientaliste. Tra queste Green Peace rivolge un invito pressante ai governi perché alla luce delle nuove evidenze scientifiche aggiornino e migliorino i propri piani d’azione per mantenere l’innalzamento delle temperature globali sotto un grado e mezzo, così come stabilito negli accordi di Parigi del 2015. «Lottare contro i cambiamenti climatici è complicato – commenta Martina Borghi, responsabile della campagna foreste di Green Peace-Italia – ma le soluzioni ci sono e bisogna agire immediatamente».

Ascolta l’intervista a Martina Borghi

«Questo rapporto giunge a delle conclusioni molto interessanti per pensare a delle soluzioni sempre più adeguate, sempre più mirate, per vincere la sfida contro i cambiamenti climatici. In questo rapporto ad essere messo sotto la lente di ingrandimento è il modo in cui produciamo il nostro cibo, perché l’agricoltura industriale si è espansa in tutto il Pianeta ad un ritmo serratissimo, divorando le foreste ed altre aree naturali per lasciare spazio alla produzione indiscriminata di materie prime agricole e di carne a basso costo. Quindi è un Rapporto che ci invita a mantenere in salute sia il nostro corpo che il Pianeta e per farlo dovremmo, oltre che prestare più attenzione a ciò che mangiamo, prenderci cura delle foreste e del suolo».

A questo punto ci si aspetta più dalle politiche governative o dagli stili di vita delle persone per un cambiamento incisivo?

«Dobbiamo fare in modo che tutto questo funzioni insieme. Ovviamente una grandissima parte la giocano i governi e le multinazionali. I governi devono promuovere delle politiche che ci aiutino ad andare verso delle pratiche agricole sostenibili ed ecologiche e le multinazionali devono ripulire le proprie filiere, le proprie catene di approvvigionamento dalla devastazione della natura, dalla deforestazione e dalla violazione dei diritti umani. Nel frattempo però mentre questi grandi ‘decisori’ vanno verso qualcosa di più concreto di quanto abbiamo visto finora, anche noi possiamo fare la nostra parte scegliendo una dieta più sana con meno carne e pasti più ricchi di verdure e proteine di origine vegetali. Questo può essere il nostro contributo per migliorare l’equilibrio tra gli ecosistemi naturali e i terreni per la produzione agricola».

A Ginevra, si è avuta l’impressione che vi sia una presa d’atto delle problematiche e dell’urgenza di interventi immediati?

«L’incontro dell’Ipcc è un incontro del braccio scientifico delle Nazioni Unite, quindi quello che emerge chiaramente è che la scienza conferma che i cambiamenti climatici sono una realtà e che i fenomeni meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici sono sempre più parte della nostra vita. Quello che questo incontro ha fatto è pensare a delle soluzioni possibili secondo la scienza e applicabili, anche se in diversa forma, in tutto il mondo per capire come poter uscire da questa crisi climatica ed ecologica che stiamo vivendo. Ora che l’Ipcc ha fatto questo incontro e ha diffuso queste informazioni, sta ai decisori politici e alle multinazionali mettere in atto quanto consigliato. Visto che esistono già gli Accordi di Parigi sul clima, visto che sono già stati presi degli impegni, si tratta il più possibile di aggiustare il tiro e rendere sempre più concreti e coerenti questi obiettivi sul clima con quanto la scienza richiede».

VaticanNews
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