Biblioteca del Seminario, martedì la presentazione degli atti della tavola rotonda “Dp Camp IT82: Cremona. Arrivo e partenza”

La presentazione del 27 febbraio sarà curata da Gian Carlo Corada, già sindaco di Cremona, attuale presidente provinciale Anpi

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Saranno presentati nel pomeriggio di martedì 27 febbraio, presso la sala di consultazione e lettura della Biblioteca del Seminario di via Milano 5, a Cremona, gli atti della tavola rotonda “Dp Camp IT82: Cremona. Arrivo e partenza. Traiettorie, incroci, vite, Storia” che si è tenuta il 28 gennaio dello scorso anno presso il Seminario vescovile di Cremona. Gli Atti, raccolti dalle bibliotecarie Roberta Aglio e Monica Feraboli, sono stati pubblicati da Fantigrafica grazie al contributo della Fondazione Banca Popolare di Cremona. La presentazione del 27 febbraio sarà curata da Gian Carlo Corada, già sindaco di Cremona, attuale presidente provinciale Anpi. Sarà presente anche Sidney J. Zoltak, colui che in questi anni ha ispirato il cammino della Biblioteca legato ai DP Camp.

Locandina dell’evento

A un mese esatto dalla ricorrenza della Giornata della memoria, si parlerà ancora del percorso paradigmatico della mobilità umana che, immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, interessò migliaia di profughi ebrei arrivati in Italia dal nord Europa e passati dal DP Camp IT 82 di Cremona. La storia di queste “displaced persons” (chiamate anche DPs), letteralmente “persone dislocate” senza più un luogo dove tornare, è l’oggetto di questa pubblicazione a cura dell’Associazione Amici BiMu. Gli studi inseriti nel “Quaderno BiMu” sono ordinati in modo da dare al lettore l’idea stessa del percorso di cui sopra si è accennato: la fuga dalla propria terra, l’ingresso in Italia, il passaggio per Cremona con la prospettiva e la speranza di una ripartenza.

Si parte dalla questione dei flussi migratori, in “Infrangere le frontiere”, della docente altoatesina e dottorata in Storia, Cinzia Villani. Frutto di una ricerca agevolata da competenze linguistiche tedesche, il testo parla di come “fra il 1945 e il maggio 1948 l’Italia divenne meta di soggiorno per circa 50mila ebrei giunti in prevalenza da paesi dell’Europa centro-orientale, in primis la Polonia. Facevano parte di un gruppo ben più numeroso – le cifre fornite dagli storici oscillano far le 250.000 e le 300.000 unità – composto da ebrei che avevano deciso di  non  voler  più  vivere  in  quei  territori soprattutto a causa del forte antisemitismo ben presente anche dopo la Shoah e di volersi stabilire altrove. L’Italia  divenne dopo Germania e Austria il paese di maggiore afflusso per queste persone. Nel corso della loro permanenza nella penisola – l’Italia fu per la maggior parte di  essi  solo  una  terra  di  transito – queste displaced  persons vennero  assistite  da  varie  organizzazioni internazionali  e  vissero  per  lo  più  alloggiate  in  apposite  strutture:  in  campi  oppure nelle cosiddette hakhsharoth (centri  di  addestramento  professionale). La  penisola svolse  un  ruolo  di  primo  piano  come paese di transito: delle 56 imbarcazioni che, fra la fine  del conflitto e l’establishment dello stato d’Israele, trasportarono nell’allora Palestina migliaia di ma’apilim (immigrati  illegali), oltre 30 salparono dalle sue coste”.

Martina Ravagnan, studiosa di storia ebraica e lingua yiddish, propone uno studio su La vita politica e culturale all’interno dei campi DP, collocati sul territorio italiano, di come “sia nei campi misti che in quelli separati, i profughi ebrei trascorsero generalmente dai 4 ai 5 anni in attesa di poter emigrare in America o nei territori palestinesi (poi in Israele) e vennero velocemente a formare un gruppo solidale e organizzato: in ogni campo si svilupparono movimenti e partiti politici ebraici, furono aperte scuole per bambini e ragazzi e centri per l’educazione professionale degli adulti, vennero pubblicati giornali e si formarono gruppi teatrali e sportivi ed organizzazioni giovanili di rappresentanza politica.”. Passando in rassegna alcune fonti documentali, soprattutto in yiddish, l’autrice afferma che “le attività culturali sviluppate tra i profughi ebrei in Italia dimostrarono una notevole vitalità e che gli sforzi della sezione culturale ottennero dei risultati decisamente positivi. Se Leon Bernshteyn diceva che nel novembre1945 non ci fosse nessuna scuola, nessun libro, nessun giornale e nessuna attività culturale, in seguito nel 1948, poté affermare che al contrario, non ci fosse quasi nessun bambino tra i rifugiati che non frequentasse una delle scuole dell’Organizzazione dei profughi e non ci fosse nessun rifugiato ebreo che non avesse la possibilità di leggere un giornale in Yiddish o in Ebraico”.

Valeria Anna Dani, dottoranda in Studi Romanzi alla Cornell University (NY), vincitrice dell’assegno di ricerca messo a concorso dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia nel 2016, “cristallizza la traccia di un lavoro in divenire che verrà pubblicato, nell’immediato futuro, sulla rivista «La Rassegna Mensile di Israel». La studiosa parla della vicenda de La colonia fascista di Sciesopoli “nel quadro più ampio delle colonie (e dei loro meccanismi propagandistici) durante il Regime, […] della trasformazione avvenuta nell’edificio durante l’immediato dopoguerra, ovvero la salvifica mutazione di segno operata nel glorioso periodo della Sciesopoli ebraica. […]”e con “uno sguardo più teorico/politico”, riflette “sul significato culturale e storico delle rovine al fine di cogliere l’unicità (e la gravità) dello stato di abbandono in cui versa Sciesopoli, oggi.”.

A questa prima parte prevalentemente internazionale, ne segue una seconda focalizzata sul DP Camp di Cremona, che accolse in centro città diverse migliaia di profughi ebrei, dal 1945 al 1948. Mariella Morandi, storica dell’arte e docente presso ITIS Torriani a Cremona, traccia la storia de Gli ex-monasteri ed i sopravvissuti della Shoah, la storia millenaria del complesso del Parco dei Monasteri a Cremona. Angelo Garioni, architetto e appassionato storico locale, racconta attraverso fonti giornalistiche ed interviste orali e scritte, le notizie reperite fino ad oggi sul DP Camp IT 82 Cremona. Grazie alla sua intraprendenza, infatti, è stato possibile conoscere questa storia sin dal 2013, quando ancora era poco conosciuta e raccontata e allacciare un rapporto amicale con Sidney J. Zoltak, che ha condiviso la sua storia con la città e ha saputo raccontarla con passione e coraggio.

In chiusura, Massimo Terzi architetto e urbanista, attua una riproposizione del progetto di intervento sull’area del Parco dei Monasteri ed enuclea le necessità legate a soluzioni di recupero coerenti con le esigenze moderne di una città e dei suoi abitanti, in linea con ciò che viene auspicato dalla breve lettera del Presidente della Fondazione dei Beni Culturali Ebraici in Italia, inserita nel volume.

Il Quaderno BiMu si chiude con una bibliografia dei testi ed una appendice che cita documenti, interviste e materiale documentario relativo o proveniente dal DP Camp di Cremona, custodito presso istituti statunitensi e canadesi, come l’USHMM (United States Memorial Museum). Si tratta di materiale unico ed interessante, ancora da scoprire e analizzare. La Biblioteca del Seminario si augura che questo contributo possa viaggiare lontano e arrivare nelle mani di chi vorrà ancora farsi carico di perpetrare la Memoria e approfondire un pezzo di storia locale ancora da indagare.

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