Antegnate, l’attesa del Natale ha la forma della sedia… di Van Gogh

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Sul piazzale della chiesa parrocchiale di Antegnate, nella Bergamasca, campeggia una grande sedia vuota. E all’interno, nella zona del presbiterio, è appesa una riproduzione del dipinto La sedia di Van Gogh. Simboli dell’attesa e di un vuoto da riempire. Per questo la parrocchia ha scelto di offrire alla comunità queste due immagini per il tempo di Avvento: un invito a dare spazio e tempo per qualcuno o qualcosa, un invito a essere uomini e donne di desiderio.

«L’Avvento – ricorda il parroco don Angelo Maffioletti, artista che ha voluto questa installazione – è un tempo per coltivare l’emozione dell’attesa, della sorpresa dell’incontro, un invito a dire “Vieni Signore Gesù”. Non si tratta di un trono o di qualcosa di solenne, ma di un oggetto semplice, quotidiano, per ricordarci che dobbiamo stare attenti alle piccole cose, che il Signore viene a visitarci e si fa trovare spesso in piccoli particolari».

Nello stesso tempo, però, vuole essere anche invito a sostare, a rimanere, proprio come quella seggiola che semplicemente sta lì, in attesa che qualcuno se ne serva. Diventando così anche invito all’accoglienza, a stare perché l’altro possa sostare con me, a mettere l’altro a suo agio, a saper stare insieme.

«E noi, come oratorio, tra le tante cose che facciamo – si domanda don Maffioletti – sappiamo creare lo spazio per questa sedia o è diventata un oggetto ingombrante da mettere da parte perché non ci disturbi? Abbiamo tanti desideri, tante cose belle da fare, ma rischiamo che invece di aprire la nostra vita all’incontro più profondo, ci travolgano. Siamo così pieni di tante attività che una sedia vuota ci dà fastidio».

Da Van Gogh arriva allora idealmente l’invito a essere contemplativi, a vedere il mistero delle cose, la luce che è in esse, non ad abbellire ma a cogliere quello che sono. E davvero ogni cosa, anche una sedia vuota, può dire e insegnare molte cose. «Se sappiamo (so)stare… non proiettare la nostra luce su ciò che ci è attorno, ma lasciarci illuminare. Allora le nostre luci potranno incontrarsi anche nella loro banalità, nella loro diversità, con quella che Gesù ha preso su di sé».

Tanti i significati per questa sedia, che ricorda anche il posto occupato da povera gente, da uomini e donne che un posto fisso non ce l’hanno, come le persone senza fissa dimora

«Su quella sedia – conclude il sacerdote – ci andrà una persona, con la sua storia, il suo volto, la sua voce, i suoi vestiti puzzolenti, le scarpe rotte… C’è veramente posto per lui o è meglio che se ne stia a distanza di sicurezza? Come una sedia in un cantuccio che non dà fastidio a nessuno. Ma magari questa sedia è il trono che il Signore sceglierà quando ci verrà a visitare».

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