Alla Vergine Maria affidato il cammino delle parrocchie di Boschetto e Migliaro nell’insediamento del parroco don Ghilardi e di don Braggiè

Ingressi nuovi parroci / 5

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È alla Vergine, alla quale con il titolo di S. Maria Nascente è intitolata la chiesa del Migliaro e con quello di S. Maria Annunciata la chiesa del Boschetto, che il Vescovo ha affidato il cammino delle due parrocchie della periferia di Cremona e dei loro nuovi sacerdoti. Nella mattinata di domenica 27 settembre, al Boschetto, nel giorno della sagra, si è insediato ufficialmente il nuovo parroco, don Maurizio Ghilardi. Alla Messa di insediamento, presieduta da mons. Lafranconi, era presente anche don Sante Braggiè, il nuovo collaboratore parrocchiale.

La celebrazione di insediamento del nuovo parroco ha avuto inizio sul sagrato della parrocchiale del Boschetto, dove alle 10.30 il consigliere comunale Enrico Manfredini ha rivolto il saluto della comunità civile al Vescovo e ai nuovi sacerdoti. Un messaggio rivolto anche a nome del sindaco Gianluca Galimberti, impossibilitato a essere presente per impegni istituzionali, e dell’intero Consiglio comunale. Nel breve intervento di benvenuto il riferimento a don Primo Mazzolari (nato e battezzato al Boschetto) e al ministero di servizio del sacerdote. Guardando poi alle situazioni di fragilità del territorio, l’auspicio per uno sforzo concorde tra istituzioni e l’impegno dell’Amministrazione a collaborare alle iniziative che saranno intraprese per conseguire il bene comune.
Accanto al Vescovo, oltre a don Ghilardi e don Braggiè, era presente il vicario zonale, don Gianpaolo Maccagni, e alcuni altri sacerdoti, tra loro don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana, cui don Ghilardi ha collaborato dal 2007, ricoprendo negli ultimi anni il ruolo di vicedirettore.

In chiesa il vicario zonale ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco, che il Vescovo ha voluto anche nuovo responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria e per la Cooperazione con le Chiese sorelle. Don Ghilardi ha quindi asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica, due gesti propri del rito di immissione dei nuovi parroci.
Ha poi preso la parola Santo Maugeri, membro del Consiglio pastorale parrocchiale, che porgendo il saluto al Vescovo e ai nuovi sacerdoti ha ricordato don Primo Mazzolari e le parole del suo testamento, trasformandole in augurio: “Dopo la Messa il dono più grande è la parrocchia”. Quindi ha assicurato l’intenzione di tutti a “camminare insieme”, procedendo sulla strada dell’itinerario di iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale, insieme alla richiesta di prendere a cuore le giovani generazioni. L’occasione anche per fare il punto su quanto portato avanti in parrocchia: dalla preparazione delle liturgie alla cura dell’oratorio, dai servizi caritativi alla società sportiva.

Iniziando l’omelia il Vescovo ha ricordato il cammino che le due comunità del Boschetto e del Migliaro, diventate unità pastorale nel 2012, devono continuare a percorrere insieme, oggi sotto la guida di un nuovo parroco, don Maurizio Ghilardi, e con l’ausilio di don Sante Braggiè in qualità di collaboratore parrocchiale.
Quindi una riflessione sulla figura del sacerdote, e del parroco in particolare, in una parrocchia. Per farlo il Vescovo ha ripreso dalle letture l’espressione “nel nome del Signore”. Mons. Lafranconi, ricordando come spesso l’ingresso dei parroci sia salutato con la frase “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, ha affermato: «Vuol dire che viene perché è mandato, non perché l’ha scelto lui o perché a lui piace questa parrocchia. Se il mandato trova la sua concretizzazione in un momento particolare, per disposizione del vescovo, è pur vero che ha le sue radici in Colui che lo ha chiamato al sacerdozio». E ha proseguito: «Che cosa fa un prete in una parrocchia? Annuncia la Parola di Dio, celebra i Sacramenti, cerca di vivere le preoccupazioni, i disagi, le sofferenze, le gioie, i passaggi che famiglie, persone singole, gruppi e associazioni si trovano ad affrontare. E tutto questo che cosa è se non operare nel nome del Signore?».

«Il riferimento a Dio e alla Chiesa – ha continuato – è indispensabile e continuo nella vita di un prete: è un riferimento che segna ogni passo del suo ministero, segna ogni passo della sua vita. Senza questo riferimento a Dio noi perderemmo la ragione e anche il senso non solo di quello che facciamo, ma anche di quello che siamo». Un riferimento – ha precisato il Vescovo – che, però, è anche per tutti i fedeli. «Perché tutti, come credenti e discepoli di Gesù, – ha spiegato – siamo investiti dalla sua grazia e resi capaci di essere profeti, cioè essere un segno che lascia trasparire il Vangelo, l’amicizia con Gesù, il riferimento all’eterno».
Poi un secondo monito: «Non devono esserci tra di noi gelosie! Purtroppo, uno dei peccati delle parrocchie è che spesso i gruppi sono gelosi l’uno dell’altro. Finché c’è emulazione per fare il bene è una bella cosa, ma se l’emulazione scade nella gelosia e nella voglia di dire che io sono migliore di te, che io faccio di più o che io arrivo prima, allora questo è contrario al Vangelo e smentisce la fisionomia di una comunità cristiana».

«Questo nostro tenere fisso lo sguardo sul Signore Gesù – ha detto ancora il Vescovo – ci porta poi alla esigenza di un cammino de fede deciso e costante: non tentennante, non a giorni alterni, non secondo gli umori. Questo ovviamente è legato alla nostra decisione di essere discepoli». E proprio nei momenti difficili il sacerdote diventa una presenza importante, perché è richiamo concreto dalla presenza di Dio nella vita di ciascuno.
«Il cammino che riprende, non dico incomincia, con due figure nuove – ha concluso il Vescovo – lo affidiamo volentieri alla Madonna, la quale quando è nata non sapeva cosa l’aspettava, come nessuno di noi; ma non lo sapeva bene neppure nell’Annunciazione, quando Dio si è messo di traverso nei suoi progetti proponendole qualcosa di diverso: essere la madre di Dio. La Madonna Nascente del Migliaro, la Madonna Annunciata del Boschetto accompagnino la vita dei nostri due sacerdoti e accompagnino anche la vita di questa comunità».

Terminata l’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo il Credo, segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. Una professione di fede alternata al canto della corale che ha animato la liturgia, composta dal coro giovanile insieme alla schola cantorum del Boschetto e supportata da archi e flauti insieme all’organo. Gremita la chiesa che nelle prime fine, insieme ai parenti di don Ghilardi, vedeva schierati anche i lLpetti Scout del Cremona 2: bambini e bambine del Boschetto.
Al termine della celebrazione don Ghilardi ha preso la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani., ma non ha voluto dimenticare neppure le comunità incontrare nelle sue precedenti esperienze pastorali, in particolare alla Caritas. Poi, ricordando anche il nuovo incarico di responsabile dell’Ufficio missionario, ha espresso un desiderio: «Chissà che questa comunità abbia il coraggio e l’umiltà di guardare oltre!». Da ultimo una rassicurazione: «Guardate che sono contento di essere qui, e sono molto sereno».

Dopo la Messa nel saloncino sotto la casa parrocchiale, da dove era partita la processione iniziale, è avvenuta la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Enrico Garavelli in rappresentanza della parrocchia del Boschetto e Maria Stella Galli per quella del Migliaro.
La mattinata è proseguita nel vicino oratorio con un rinfresco che ha ulteriormente ampliato il ricco programma della Sagra. Tra i tanti che hanno voluto salutare don Ghilardi anche gli ospiti della Casa dell’Accoglienza che, presenti insieme a don Pezzetti e alle suore Catechiste di S. Anna, hanno portato un regalo a don Maurizio.

Tra i primi impegni del nuovo parroco non è mancata neppure la visita a don Angelo Garibaldi, già parroco del Boschetto dal 1994 al 2005, e che da un paio d’anni, dopo aver lasciato la parrocchia di Pumenengo, risiede nuovamente al Boschetto, proprio di fronte alla casa parrocchiale.
Nel pomeriggio, alle 18, don Ghilardi e don Braggiè hanno celebrato la loro prima Messa nella parrocchiale del Migliaro.

 

Omelia del Vescovo:   mp3   pdf

Saluto del Parroco (mp3)

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Biografia dei sacerdoti

Don Maurizio Ghilardi è nato a Bergamo il 26 marzo 1968. Originario della parrocchia di Mozzanica, è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1994 dal vescovo Giulio Nicolini insieme ad altri tre confratelli. Il suo primo incarico pastorale è stato a Cremona, come vicario nella parrocchia di S. Bernardo (1994-1999). Quindi il trasferimento, sempre come vicario, prima a Calcio (1999-2003) e poi ad Agnadello (2003-2005). Dopo un anno come assistente religioso della Comunità “Mondo nuovo”, nel 2007 ha iniziato il proprio impegno presso le strutture della Caritas diocesana, della quale mons. Lafranconi l’ha nominato vicedirettore nel giugno del 2012.

Laureato in Scienze della Formazione presso la sede di Piacenza dell’Università Cattolica del S. Cuore, lo scorso febbraio don Ghilardi ha conseguito, con valutazione di 110 e lode, la laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei Servizi per minori con la testi intitolata “L’uso delle tecnologie digitalizzate in contesto migratorio: dal linguaggio del capo tribù a Facebook, passando dalla globalizzazione”.

Ora mons. Lafranconi l’ha scelto come nuovo parroco delle comunità cittadine di “S. Maria Annunciata” al Boschetto e “S. Maria Nascente” al Migliaro, dove succede a don Antonio Mascaretti, che il Vescovo ha voluto nuovo rettore del Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio.

Don Ghilardi, inoltre, è stato nominato responsabile dell’Ufficio missionario diocesano subentrando a don Gianmarco Fodri.

Don Sante Braggiè è nato a Conselve, in provincia di Padova, il 13 giugno 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983 mentre risiedeva a Cassano d’Adda. È stato vicario a Fontanella (1983-1993), poi vicario a Sant’Ambrogio in città e contemporaneamente incaricato per il Cimitero Civico (1993-2000). Per un anno (2000-2001) è stato cappellano dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio, quindi vicario a Soncino (2001-2006). Nel 2006 la nomina a parroco di Casaletto di Sopra e Melotta. Ora il Vescovo l’ha scelto come collaboratore parrocchiale a Cremona nelle comunità di “S. Maria Nascente” al Migliaro e di “S. Maria Annunciata” al Boschetto.

Intervista a don Ghilardi sul giornalino parrocchiale

Carissimo don Maurizio, quali sono le emozioni che la stanno accompagnando in questo nuovo capitolo della sua vita sacerdotale?

Credo che la curiosità e il desiderio di sperimentarmi come parroco siano due forze che mi stanno animando in questo momento. Una cosa è vivere la vita da vicario parrocchiale (che è l’unica vissuta fino ad ora da me nelle parrocchie dove ho prestato servizio) e come vice direttore della Caritas e un’altra è essere incaricato di animare e accompagnare due comunità parrocchiali. Un po’ di trepidazione devo ammettere che mi sta abitando, ma sono contento e sereno di diventare parte del Boschetto e del Migliaro.

Quali sono le persone che l’accompagneranno nella sua Messa di ingresso?

Mia mamma, i miei tre fratelli, le mie cognate e mia sorella, i miei cinque nipoti e una zia che vive con noi da moltissimi anni. Mio padre non c’è più dal 2003. Sono certo che mi accompagnerà da lassù con la sua personalità forte e allegra. Credo poi che ci saranno diversi amici e parenti. Non ho fatto inviti, la partecipazione dovrà rimanere libera e spontanea.

Conosce già la nostra realtà parrocchiale?

Sì. Diverse volte ho incontrato alcuni gruppi di giovani e adulti in occasione di incontri formativi e di testimonianze riguardanti il servizio caritativo. Mi sono sempre trovato molto bene. Ma come sapete, un conto è l’incontro occasionale e un altro è la vita quotidiana. Spero che i semi gettati durante quegli incontri possano produrre da adesso rapporti degni di una comunità ecclesiale.

Lei ha dedicato buona parte del suo cammino sacerdotale alla Caritas diocesana: quali attenzioni spera di poter seminare nelle nostre parrocchie?

Bella domanda! Spero di poter lavorare, tramite il Vangelo, sul pregiudizio, sull’apertura mentale, sulla capacità di consegnare il messaggio evangelico ai ragazzi e agli adulti del Boschetto e del Migliaro perché diventino sempre più comunità accoglienti, senza la pretesa di cambiare gli altri o di obbligarli al rispetto di quelle regole non scritte che esistono nelle parrocchie e che se uno non osserva allora è fuori dai giochi. Sovente accade! Apertura e accoglienza nel rispetto reciproco secondo l’insegnamento di Gesù, sapendo che sbaglieremo spesso ma che potremo riprendere il cammino. Abbiamo il compito e il diritto di farlo.

Quale bagaglio di esperienze e di incontri porta con sé?

Gli incontri sono tantissimi così come le esperienze. San Bernardo in città mi ha permesso di fare gli sbagli della gioventù sacerdotale e mi ha sempre accompagnato un affetto che continua. Calcio (non è solo uno sport ma è anche una parrocchia del bergamasco) mi ha fatto provare la convivenza sacerdotale e l’amicizia con chi dall’oratorio non pretendeva sempre ma all’oratorio dava molto di sé e una grande amicizia con chi in chiesa non veniva mai. Agnadello è stata un’esperienza breve dove gli adolescenti mi hanno insegnato che cosa significhi il non lasciarli soli, cercando di interpretare le loro richieste di aiuto. La Caritas è un capitolo aperto dove profughi, malati di AIDS, donne con molti problemi nelle loro giovani vite, minori, volontari… – chi più ne ha più ne metta – costituiscono un terreno di crescita di cui ancora non so calcolarne il peso e il valore, immenso sicuramente, ma ho bisogno di tempo per lasciar sedimentare tutto quello che ho vissuto di bello e di meno bello.

Quali sono le sue aspettative? Che cosa spera di poter realizzare?

Grazie a Dio non sono solo io a dover realizzare qualcosa; credo che ci si dovrà aiutare a maturare una libertà d’animo tale da farci accogliere il Vangelo nella sua essenza. È così bello, perché sprecare tempo e occasioni? Certo ho delle aspettative, alcune non sono oggettivabili: crescere nella libertà evangelica, diventare sempre un’unica comunità, maturare l’idea che pur essendo minoranza siamo Chiesa e siamo nella Chiesa e abbiamo molto da dire all’uomo sull’uomo lasciandoci guidare da Dio senza scontri culturali ma, nel paziente lavoro che ognuno deve compiere su di sé. Poi, se potessimo essere anche un po’ missionari non mi dispiacerebbe. Da un punto di vista puramente materiale preferisco ragionare in loco, con quanti vorranno, per comprendere meglio l’utilizzo delle strutture che abbiamo e se si può pensare a qualcosa di nuovo! Essendo parroco per la prima volta, non ho mai chiesto soldi ai parrocchiani, spero di non doverlo fare troppo frequentemente. Si riuscirà a fare qualche esperienza di campo estivo o invernale con i ragazzi e con gli adulti? E se diventassimo una unità pastorale dove anche il Centro Missionario Diocesano potrà trovare spazio? Non so in che modo, ma sarebbe davvero interessante. C’è spazio per tutti quelli che desiderano impegnarsi nella Chiesa.

Lei è laureato in Scienze della Formazione con una tesi sull’uso delle nuove tecnologie negli stranieri non scolarizzati: quali sono le potenzialità di questi strumenti per la nuova evangelizzazione, soprattutto nei confronti dei più giovani?

Le nuove tecnologie di comunicazione digitalizzate hanno il pregio della velocità, dell’immediatezza e della continua produzione di messaggi. Ma solo Uno è il messaggio, che necessita di relazione. Nel mio caso, ad esempio, usare WhatsApp e Facebook con gli ospiti della Casa dell’Accoglienza che non hanno un’elevata scolarizzazione mi ha permesso di lasciare in loro l’idea che qualcuno per loro c’è sempre, seppur fisicamente distante. Così credo funzioni anche per i nostri ragazzi. Sempre meglio preferire comunque la relazione personale, certe cose del Vangelo non arrivano al cuore solo stando sul web e gli adulti questo lo sanno. L’evangelizzazione passa attraverso esperienze di servizio da vivere con l’anima e con il corpo, questo il web non lo consente, però il web ci permette di essere connessi gli uni agli altri, una nuova forma per dire che siamo in comunione gli uni con gli altri se però prima lo siamo stati con il cuore e di persona.

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