Al Te Deum di S. Agostino un esame di coscienza sull’impegno per costruire relazioni nuove e giuste

Nel bilancio dell'anno trascorso mons. Lafranconi non ha tralasciato tra i segni di violenza quelli del 24 gennaio a Cremona, individuando invece un seme di speranza nella "Carovana della pace"

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Un serio esame di coscienza sui modi di pensare e agire, troppo spesso segnati dall’indifferenza nei confronti degli altri. È quanto chiesto dall’amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi, durante la tradizionale Messa di fine anno celebrata a Cremona nella chiesa di S. Agostino. L’occasione anche per un bilancio dell’anno trascorso, segnato da violenze in tanti paesi del mondo e anche a Cremona con la guerriglia urbana del 24 gennaio. Da qui un sentimento di sofferenza e timore, ma anche di speranza nella coraggiosa testimonianza di tanti martiri.

La celebrazione ha avuto luogo nel pomeriggio del 31 dicembre come tradizione nella chiesa cittadina di S. Agostino. Accanto a mons. Lafranconi il parroco, don Stefano Moruzzi, e gli altri sacerdoti delle comunità di S. Agostino e S. Pietro al Po: don Giuseppe Ferri, don Roberto Musa e don Pieraltero Ziglioli. Presente anche mons. Ruggero Zucchelli, procuratore per l’Ente Cattedrale e residente a Sant’Agostino, e il delegato episcopale per la Pastorale, don Irvano Maglia. Ha servito all’altare il diacono permanente Franco Margini. I ministranti sono stati coordinati dal cerimoniere vescovile don Flavio Meani.

La celebrazione – come ha sottolineato il Vescovo nell’omelia – è stata da un lato l’occasione per un bilancio dell’anno trascorso, dall’altra il modo per prendere consapevolezza che “con la venuta del Signore la pienezza del tempo fa sì che lo scorrere dei giorni non sia semplicemente un passato che si chiude, ma un contare costantemente sulla presenza del Signore che ci accompagna, dandoci già la possibilità di gustare in qualche modo ciò che è eterno”.

Guardando al 2015 mons. Lafranconi ha voluto anzitutto ricordare i tanti motivi di dolore e anche di paura: dalle guerre in molte parti del mondo, alle uccisioni di cristiani e minoranze; da quanti sono stati “inghiottiti dal mare” alle vittime di soprusi e ingiustizie. “Non possiamo fare a meno di raccogliere dalla fede di queste persone – ha affermato – una testimonianza che ci sproni a vivere con la stessa intensità di fede e apertura all’incontro al Signore che hanno testimoniato”.

Violenze che hanno segnato profondamente anche la città di Cremona, come ha ricordato mons. Lafranconi riferendosi alla guerriglia urbana dello scorso gennaio. L’occasione per ricordare che “è impegno di tutti noi non fermarci ai fatti che dividono e che si esprimono con violenza, ma rinnovare in noi al buona volontà e l’impegno quotidiano per costruire, nella fiducia e in relazioni nuove, anche il tessuto nuovo di una società dove il sentirsi a proprio agio e l’affidabilità reciproca è il segno migliore della convivenza serena e la radice del nostro trovarci bene dentro la vita sociale”.

Poi un piccolo segno di speranza, individuata dal vescovo nella “Carovana della pace, organizzata anche in nome dela città di Cremona, in coincidenza della visita del Papa in Africa e come espressione che grida il proprio desiderio di vincere ogni paura e operare, pur senza gesti grandiosi, per la pacifica convivenza tra la gente”.

Da qui il richiamo al messaggio per la Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2016) di Papa Francesco, secondo il quale la convivenza è possibile solo se si vince l’indifferenza nei confronti degli altri. Quindi l’invito a un vero e proprio esame di coscienza sui come i modi di pensare e agire quotidiani possano essere segnati proprio dall’indifferenza. Necessaria per il Vescovo una testimonianza “diversa”, con anche un preciso impegno educativo rispetto alle generazioni future: “Su questo – ha detto mons. Lafranconi – siamo chiamati a misurarci: educare i nostri ragazzi a vincere ogni forma di indifferenza per creare situazioni, parole, gesti e associazioni di solidarietà, di volontariato e di rispetto reciproco. È quello che, a partire dalla famiglia sino ad arrivare alla scuola e ad ogni altra forma di associazione, dovrebbe stare a cuore a noi tutti che siamo cristiani, ma anche a noi tutti che condividiamo con gli uomini queste aspirazioni buone di convivenza pacifica”.

Non è mancato neppure un riferimento all’anno giubilare della Misericordia, che tra l’altro lega il 2015 al 2016: “un percorso in cui – ha sottolineato il Vescovo – riscopriamo per noi stessi la misericordia di Dio: quanto Dio ha preso e continua a prendere a cuore la nostra vita, la nostra storia e la nostra società, i buoni e i cattivi, perché per tutti è venuto a portare un messaggio di salvezza e una grazia di condivisione della sua vita.

E richiamando ancora il Papa, mons. Lafranconi ha invitato a un esame di coscienza sull’impegno individuale nella costruzione di relazioni nuove e giuste, che devono essere manifestate anzitutto all’interno delle comunità cristiane, dove non possono prevalere – ha affermato – incomprensioni e diffidenze. Il compito per ogni cristiano è quello di “mostrare con evidenza la forza della misericordia”.

Intenzioni che mons. Lafranconi ha voluto affidare alla Madonna, Madre della Misericordia, “perché la sua vicinanza con il Signore Gesù, che ha ispirato sentimenti di maternità per tutta l’umanità, continuai a ispirare a ciascuno di noi sentimenti autentici di fraternità. È il modo migliore – ha concluso – per onorare il Signore Gesù che nell’Incarnazione si è fatto nostro fratello: fratello di tutti gli uomini”.

La Messa si è conclusa, prima della benedizione episcopale, con il canto del Te Deum.

Il testo dell’omelia di mons. Dante Lafranconi

Photogallery della celebrazione

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