A Pizzighettone la memoria della nascita e del battesimo di San Vincenzo Grossi

La Messa è stata presieduta dall'arcivescovo Brugnaro affiancato dal vescovo Napolioni. Al termine della Messa, cui hanno preso parte le Figlie dell'Oratorio, è stato proposto dal Coro San Vincenzo Grossi il canto “Un prete contento”

image_pdfimage_print

Giornata di particolare significato quella di domenica 6 marzo a Pizzighettone. L’occasione era la memoria di san Vincenzo Grossi, il sacerdote originario di Pizzighettone e che fu parroco nella frazione di Regona, canonizzato il 18 ottobre scorso a Roma da Papa Francesco, a pochi giorni dall’anniversario della sua nascita e del suo battesimo (9 marzo 1845).

Insieme ai fedeli delle comunità pizzighettonesi erano presenti le Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso fondato da san Grossi. Non solo quelle che qui prestano quotidianamente servizio, ma anche molte venute da Lodi (dove è presente la Casa madre) e il circondario. Naturalmente alla presenza della superiora generale, madre Rita Rasero, insieme a colei che ha guidato la Congregazione sino alla scorsa estate, la pizzighettonese madre Marilena Borsotti. Non mancavano neppure le autorità cittadine, guidate dal neo vicesindaco di Pizzighettone Marco Boccoli.

Rendeva la giornata ancor più solenne la presenza di due vescovi: l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Giovanni Brugnaro, particolarmente legato alle “Figlie dell’Oratorio”; e il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, tra l’altro originario di San Severino. Ad accoglierli il parroco don Enrico Maggi, che ha concelebrato l’Eucarista insieme al vicario don Andrea Lamperti Tornaghi, il collaboratore parrocchiale don Andrea Bastoni e don Franco Regonaschi, tra i successori di don Vincenzo Grossi come parroco di Regona (dal 1997 al 2009).

La processione d’ingresso, partita puntuale alle 10.30 dalla casa parrocchiale, una volta fatto ingresso in chiesa, si è diretta nel primo altare a sinistra, dove si trova il fonte battesimale, per una preghiera. Quindi, raggiunto il presbiterio, è iniziata la Messa. A dare a tutti è il benvenuto è stato don Maggi.

Il saluto del parroco don Enrico Maggi

La Messa, animata dalla corale di Regona, guidata dal maestro Domenico Spelta, è quindi proseguito con l’aspersione dei fedeli e la liturgia della parola. Accanto all’altare l’immagine del santo pizzighettonese e una sua reliquia.

Nell’omelia l’arcivescovo Brugnaro ha anzitutto ricordato il legame stretto a Roma con le Figlie dell’Oratorio, presenti nella zona dell’Acquedotto Felice, dove erano state chiamate negli anni ’50 da Papa Pio XII.

Poi l’attenzione è andata a san Vincenzo, di cui l’arcivescovo ne ha brevemente tratteggiato la fisionomia. Un “modello di sacerdotalità”, ha detto citando l’omelia di Paolo VI per la beatificazione. “Il Signore dona grazia anche quando le circostanze socio-culturali o anche ecclesiastiche non sembrano le migliori per sviluppare la propria santità e, soprattutto, maturare un servizio pastorale autenticamente evangelico, come lo a fatto san Vincenzo Grossi”. “Un uomo – ha continuato l’arcivescovo – che ha saputo anche individuare vocazioni. Nell’accompagnamento spirituale delle persone ha saputo orientare bene ad avere una famiglia sana. E ha individuato il bisogno che i sacerdoti hanno nell’attività pastorale di avere collaboratori”. E qui l’attenzione è andata alle Figlie dell’Oratorio, alla loro speciale consacrazione e al loro importante servizio svolto, con umiltà, in diverse parti del mondo.

“Anche a noi tocca essere santi – ha affermato mons. Brugnaro –. Non solo nella santità personale di vita, di buoni papà, di buone mamme, per educare alla buona vita i nostri ragazzi, nella scuola, nel lavoro, di buoni religiosi, di buoni vescovi”. Ognuno – ha sottolineato l’Arcivescovo – è chiamato a sviluppare la propria vocazione per essere profeta. “Il santo – ha detto ancora – ha sempre ricordato che Dio è dentro la storia dell’umanità”.

Quindi l’invito a un’attenzione consapevole verso gli ultimi, e tra questi mons. Brugnaro ha individuato anche i giovani: “Dobbiamo avere più cura nei confronti dei nostri giovani! Da piccoli e da grandi, proponendo loro le cose importanti della vita umana, ma anche proponendo attraverso la buona pratica della vita cristiana le cose importanti del Vangelo”.

Da qui l’analisi dei testi della liturgia della Parole, e in particolare del brano evangelico della quarta domenica di Quaresima con la parabola del padre misericordioso, segno del volto compassionevole di Dio. “Non c’è male grande che uno possa compiere che metta in discussione la tua esistenza”, ha affermato l’Arcivescovo, che ha poi sottolineato con forza che “Dio è fedele” sempre e che solo una dimensione autentica di rapporto con Dio è in grado di creare anche relazioni davvero fraterne.

L’omelia dell’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro: il testo

Dopo le comunioni ha preso la parola il Vescovo di Cremona, che ha espresso la gioia per aver potuto condividere questa celebrazione. “Mi sento tre volte in famiglia”, ha quindi affermato, facendo riferimento alla sua diocesi di origine – con un ringraziamento di riconoscenza al proprio Arcivescovo – e a quella cremonese, che gli è stata affidata come pastore. E qui un invito a tutti a prendere parte agli eventi diocesani, con i giovani chiamati in particolare alla prossima veglia delle Palme e alla Gmg. “E poi – ha detto il Vescovo – c’è anche la mia famiglia di domani, io spero: san Vincenzo! Non abbiamo voglia di vivere con i Santi? Io quindi gli do l’appuntamento,  se lui prega per me, mi aiuterà a essere un vescovo meno indegno possibile, magari un giorno a ritrovarsi tutti insieme in una festa che non ha fine”.

Il saluto del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni

Poi è stata la volta della superiora generale delle Figlie dell’Oratorio, madre Rita Rasero. Da lei tanti grazie, con una parola di riconoscimento per tutti i presenti, in particolare Ilaria, la ragazza miracolata per intercessione di san Vincenzo: proprio questa guarigione inspiegabile ha permesso di giungere alla canonizzazione. Quindi la sottolineatura del fatto che il battesimo di san Grossi sia avvenuto proprio nel giorno natale: “In questo – ha detto – si coglie la premura, ma anche la solida fede della famiglia di Vincenzo”. Infine madre Rasero ha proposto alcuni pensieri proprio del Santo.

Intervento di madre Rita Rasero

È quindi stato il momento di un simpatico fuoriprogramma. Mentre i Vescovi hanno preso posto tra l’assemblea, ai piedi dell’altare si sono posizionati i bambini del Coro San Vincenzo Grossi (già Piccolo Coro Beato Vincenzo Grossi) che hanno proposto il brano “Un prete contento” sotto la direzione di Roberta Ghidoni, che l’ha composto. Un brano presente anche nel dvd a ricordo della canonizzazione presentato ufficialmente proprio in questa occasione: oltre al video dell’importante giornata romana, sono presenti alcuni contributi sulla storia di san Vincenzo Grossi e l’Istituto delle Figlie dell’Oratorio.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Prima della conclusione un ultimo momento di particolare significato. I Vescovi, insieme ai sacerdoti concelebranti, si sono portati nella cappella dove si trova la tomba di mons. Ambrogio Squintani, vescovo ad Ascoli Piceno originario di Pizzighettone, per un momento di ricordo. Quindi la benedizione finale impartita dai due Presuli.

Dopo l’Eucaristia i vescovi Antonio e Francesco si sono intrattenuti con la comunità di Pizzighettone e le Figlie dell’Oratorio. Ultimo momento della mattinata è stato il pranzo, alla presenza anche dei membri del Consiglio pastorale unitario.

Photogallery

 

Lo speciale su san Vincenzo Grossi

Facebooktwittermail