A Cremona la Via Crucis delle scuole paritarie

Bambini, ragazzi, genitori e insegnanti la sera del 4 aprile hanno invaso il centro storico. Il pensiero del Vescovo alla violenza contro i più piccoli

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Essere il segno concreto dell’abbraccio di Dio. Questo il “compito” affidato dal vescovo Napolioni, ai ragazzi e alle famiglie, al termine della Via Crucis cittadina vissuta, nella serata di martedì 4 aprile, dalle scuole paritarie di Cremona. Un Dio che dalla Croce dice “no” a ogni forma di violenza, egoismo e divisione.

In tanti anche quest’anno hanno aderito alla proposta degli istituti “Sacra Famiglia” e “Beata Vergine” e che ha visto la partecipazione anche di altre scuole cittadine paritarie, a partire dalle scuole dell’infanzia.

Per tutti l’appuntamento è stato in piazza del Comune, davanti alla Cattedrale, dove alle 20.30 è iniziata la Via Crucis. A guidarla don Michele Rocchetti, vicario di S. Imerio e insegnante alla Beata Vergine e alla Sacra Famiglia, che ha affidato proprio agli studenti il compito di essere maestri di preghiera per la città in questa speciale serata.

Accanto a don Rocchetti c’era il parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini. E non mancava neppure il vescovo Antonio Napolioni, che – quasi uno tra i tanti – ha voluto vivere questo momento di spiritualità proprio in mezzo ai bambini e ai ragazzi. Come lui hanno fatto anche altri sacerdoti impegnati in ambito educativo: tra questi don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica.

È stata una Via Crucis vissuta nella semplicità, di sole quattro stazioni. Filo conduttore la pagina evangelica della Passione con alcune invocazioni e momenti elevazione con la musica del coro “Don Cesare Zaffanella” diretto da Barbara Leopizzi insieme al gruppo di Fiati della Sacra Famiglia.

Dietro alla croce bambini, ragazzi, genitori e insegnanti, che hanno invaso le strade del centro storico. Ovviamente tutti divisi per classi, anche grazie ai cartelloni identificativi.

Dopo aver meditato in piazza del Comune Gesù nell’orto degli ulivi, in largo Boccaccino si è ricordata la condanna a morte. Quindi, girata tutto attorno la Cattedrale, la processione si è nuovamente ricollocata davanti al portone principale del Duomo, dove l’attenzione è andata alla salita al Calvario. All’interno del massimo tempio cittadino, invece, si è pregato davanti all’immagine di Gesù morto in croce.

A chiudere la Via Crucis è stata la riflessione di mons. Napolioni che, ricordando come il vescovo sia successore degli apostoli, ha voluto rivolgere lo sguardo alle fragilità vissute in quei momenti dai Dodici. Atteggiamenti che il Presule ha confrontato con quelli dei bambini: sicuramente osannanti all’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ma che poi certamente non hanno inneggiato alla sua morte. «Un po’ incantati e un po’ distratti» li ha definiti il Vescovo guardando anche ai bambini e i ragazzi che gremivano la Cattedrale.

Quindi ha proseguito con una domanda: «Oggi, nel mondo, tutti i bambini e i ragazzi sono santamente un po’ incantati e distratti? Quanti sono usati! Come bombe, come soldati, come oggetti di piacere. Quanta violenza!». Eppure, ha aggiunto: «Gesù ha preso su di sé il peccato del mondo per vincerlo. Si è consegnato agli uomini perché ogni bambino che viene al mondo abbia davvero la vita. Allora vogliamo impegnarci a crescere e a far crescere questi ragazzi perché siano uomini e donne migliori di noi». E ancora: «Per questo avete scelto queste scuole e per questo avete scelto il Signore come maestro della vita».

«C’è una comunità – ha ricordato ancora il Vescovo – che impara ogni giorno il segreto della vita dal Signore vivo in mezzo a noi. E perciò dice “no” a ogni forma di violenza, egoismo e divisione». E, nella consapevolezza che Cristo in croce ha dato la vita per tutti, ha ammonito: «Non ci azzardiamo mai a escludere qualcuno dall’abbraccio di Dio. Anzi, noi ne siamo noi il prolungamento, il segno e la concretezza nel tempo».

Infine gli auguri per una buona Pasqua, che non può essere solo il tempo per rivivere quanto acceduto duemila anni fa, ma l’occasione di oggi in cui ciascuno può accogliere il dono di Dio.

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