A Caravaggio prove generali per l’esperienza del “Giorno dell’ascolto” (VIDEO)

Nella mattinata di sabato 12 settembre la meditazione personale e a gruppi; a chiudere nel pomeriggio la duegiorni gli interventi di don d'Agostino e don Torresin

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Si è conclusa nel pomeriggio di sabato 12 settembre la due giorni di formazione per animatori del Giorno dell’ascolto che al Centro di spiritualità di Caravaggio ha visto la partecipazione di oltre un centinaio da sacerdoti e operatori pastorali delle parrocchie.

La seconda giornata di lavori, aperta con la celebrazione dell’Eucaristia, è stata caratterizzata da una esperienza di ascolto della Parola che proprio il vescovo Antonio Napolioni ha voluto introdurre guardando anzitutto alla figura di Maria, esempio di chi sa mettersi in ascolto della Parola per lasciarsi plasmare da essa. L’invito del vescovo è quello di diventare «sempre più discepoli e meno maestri», riattingendo «insieme» alla Fonte. Obiettivo concreto è la proposta del “giorno dell’ascolto”, offerte alle parrocchie all’inizio del nuovo anno pastorale con l’auspicio che diventi presto occasione settimanale da vivere in comunità.

Solo poche parole che presto hanno lasciato spazio alla meditazione personale e al confronto a gruppi, concludendo poi con una riflessione critica dell’esperienza vissuta, quasi come prova generale.

Il pomeriggio è quindi proseguito nuovamente in modo assembleare con il rettore del Seminario, don Marco d’Agostino, che ha proposto un momento di criteriologia per un approccio corretto alla Parola, offrendo anche alcuni criteri spiccioli su come leggere/ascoltare la Parola di Dio, quali il desiderio di aprire mente e cuore al messaggio annunciato nel brano in esame, l’accostamento tra Antico e Nuovo Testamento, non usare la Bibbia per “darsi ragione” e come l’anno liturgico accompagna la vita della Chiesa.

È toccato invece a don Antonio Torresin tirare le fila di questa duegiorni formativa, aiutando a capire come praticare la Parola nelle parrocchie. Partendo dal presupposto che è necessario il rapporto personale che ogni cristiano deve intrattenere con la Parola di Dio, giungendo ad avere una familiarità con il testo. «Senza questo livello – ha detto il parroco milanese – tutti gli altri faticano a prendere corpo», tanto da farne il primo criterio pastorale. 

Guardando quindi nel concreto all’esperienza del “giorno dell’ascolto” ha posto l’attenzione sulla necessità di adottare un metodo preciso, evitando che la condivisione si trasformi in una discussione o una lettura moralistica della Parola. In questo senso ha ribadito il ruolo decisivo dei facilitatori, con il compito di scandire i tempi e ribadire che non c’è giusto e sbagliato, ma accogliere che la Parola risuona in ciascuno. Un atteggiamento da discepoli che don Torresin ha invitato anche i sacerdoti a vivere.

Dopo l’ascolto personale e il momento condiviso si arriva al momento liturgico, che grazie al “giorno dell’ascolto” si potrà vivere in modo diverso.

A chiudere l’incontro il vescovo Napolioni che ha invitato a maturare questa metodologia facendone un’esperienza che possa accompagnare nel tempo, anche in modo graduale se necessario.

 

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Giorno dell’Ascolto, iniziata la due giorni di formazione per gli animatori a Caravaggio (VIDEO)

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