Educare: un verbo per tutte le stagioni della vita. Ecco dichiarato il motivo per cui sabato 4 marzo una quarantina di religiose si sono riunite a S. Sigismondo per un incontro di spiritualità sulla “via dell’educare”. Il tema è stato approfondito dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha presentato la figura di Gesù, l’educatore per eccellenza, nello scenario delle Beatitudini.
Il Maestro propone uno stile di vita alto rivolgendosi alla folla accorsa e ai discepoli: due dimensioni che non si escludono, anzi sono aperte ad accogliere gli itinerari formativi di Gesù che invita a respirare con il cielo che si piega sulla terra per sollevare l’uomo dalla polvere.
Gesù invia a tutti il messaggio delle Beatitudini, ma ai discepoli si rivolge in modo più personalizzato per far loro comprendere che cosa significhi seguirlo facendo proprie le prospettive di vita presentate.
Egli vuole i suoi discepoli consapevoli, liberi e radicati in lui, perciò li educa non solo facendo loro capire la strada, l’obiettivo, le idee, ma coinvolgendoli nella sua vita, quasi un tirocinio sperimentale, per aiutarli a creare armonia tra intelligenza, corporeità, affettività e capacità relazionale. Il Maestro chiama a porre in essere un’esperienza che abbia come destinazione un futuro eterno e che non si chiuda in un orizzonte semplicemente terreno. Il suo messaggio risponde pienamente alle domande più profonde dell’uomo, al suo desiderio di libertà, di senso, amore, gioia, di armonia, di vita compiutamente umana.
Le persone consacrate, che hanno lasciato tutto per seguire Gesù sono chiamate a muoversi come testimoni dell’invisibile e ad impegnarsi secondo la prospettiva delineata dal Signore Gesù, ad educarsi per potersi chinare sulle fatiche dell’uomo e rialzarsi insieme guardando l’orizzonte della vita piena di speranza e di gioia.
G. A.