Unità pastorali, non un lavoro a tavolino

Nei giorni scorsi si è riunito il nuovo Consiglio pastorale diocesano, il nono della storia della Chiesa Cremonese. Tra gli ordini del giorno il riassetto territoriale della diocesi

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Sabato 18 febbraio, in Seminario, si è tenuto il primo incontro del nuovo Consiglio pastorale diocesano, il nono della storia della Chiesa cremonese, presieduto dal vescovo Antonio che subito ha fornito una ricca e molto interessante presentazione del ruolo e dei compiti di questo organismo consultivo.

Attraverso slides molto chiare ed efficaci, mons. Napolioni ha fornito un quadro di riferimento utile alla comprensione di scelte che sono dettate dall’esigenza di essere sempre più Chiesa-comunione. Una Chiesa che pone al centro la relazione interpersonale, a cominciare dal presbiterio e dalle comunità dei consacrati, per realizzare comunità eucaristica con le famiglie, i gruppi, i laici, alla ri-scoperta di relazioni, occasioni, esperienze, cammini, storie di vita, al servizio della vocazione di ciascuno. Una Chiesa grembo vitale, madre e famiglia, che nel Concilio ha ritrovato i suoi tratti essenziali, specchiandosi in Cristo. Una Chiesa chiamata a: evangelizzare, testimoniare, comunicare, educare, nella consapevolezza che, come hanno detto Papa Benedetto XVI e papa Francesco, il Cristianesimo non si diffonde per proselitismo, ma per attrazione (EG14).

Illuminante la citazione conclusiva tratta dalla Evangelii  Nuntiandi n° 21, in cui Paolo VI delinea l’importanza  primordiale della testimonianza cristiana ”…. Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità d’uomini nella quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò che è nobile e buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace, della Buona Novella. Vi è qui un gesto iniziale di evangelizzazione…”.

Il Vescovo ha concluso il suo intervento affermando che il Consiglio pastorale diocesano è uno dei motori nel cantiere del Regno che è la Chiesa, è una forma di servizio  e di promozione  che comporta una capacità di leggere in profondità i segni dei tempi e l’azione dello Spirito in una logica di corresponsabilità e di iniziazione-vocazione.

Sono seguiti alcuni interventi di consenso e risonanza da parte di alcuni rappresentanti a quanto illustrato dal Vescovo.

Nel successivo intervento don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, ha illustrato il punto all’ordine del giorno relativo al “Discernimento comunitario sul territorio e il cammino verso le unità pastorali e la ridefinizione delle zone.”

Don Maccagni, riprendendo alcuni passaggi dell’intervento del Vescovo, ha rassicurato invitando ad evitare forme di terrorismo psicologico in merito alla riorganizzazione in atto, ribadendo che il discernimento sul territorio diocesano e la costituzione delle Unità Pastorali non è una operazione fatta a tavolino per una decisione del Vescovo, dettata  solo dalla mancanza di presbiteri, ma nasce dalla esigenza profonda di ridare vita ed energie nuove alle parrocchie della diocesi.

Di fronte ai cambiamenti epocali in atto sono possibili due forme di reazione negative: la paura del nuovo  e il fondamentalismo. Al contrario occorre ritrovare la gioia dell’annuncio del Vangelo.

È dunque necessario riscoprire la bellezza del lavoro sinergico, della comunione. Il prete appartiene ad un presbiterio, non ad una parrocchia. Nessun prete può concepire il suo ministero da solo, se non all’interno di uno spirito di comunione coi propri confratelli.

Preti – consacrati – laici Insieme, in rete, in relazione con altre parrocchie: il problema non è sistemare la cartina della diocesi, ma vivere il proprio essere Chiesa in modo nuovo.

Don Maccagni ha riferito che, nei vari incontri avuti sino ad ora con i  Consigli pastorali zonali e dalle osservazioni raccolte, è emersa un’emergenza pastorale, dovuta anche alla mancanza di presbiteri, che deve riattivare un laicato responsabile, dove i laici sono chiamati a diventare protagonisti in un cammino di progettazione, preghiera, sperimentazione, animate dalla gioia di annunciare il Vangelo. Solo così le comunità diventeranno centri di attrazione, oasi di riferimento, cantieri aperti.

L‘invito rivolto ai presenti è stato quello di promuovere nei Consigli pastorali zonali e nelle parrocchie il progetto diocesano, evitando di ridurre il tutto ad una semplice riorganizzazione di orari, funzioni, riunioni ecc…, ma aiutando a comprendere soprattutto le motivazioni di fondo e, su queste, a  progettare il futuro.

La formazione delle Unità Pastorali presuppone una mentalità di comunione e di missione, ascolto della vita, discernimento, individuazione di strategie e percorsi da condividere. La loro realizzazione avverrà nell’arco di un quinquennio, attraverso quattro fasi: proposta, preparazione, costituzione, accompagnamento.

Le zone continueranno a mantenere la loro funzione di coordinamento e di formazione, anche se su un territorio più ampio.

Dopo l’intervento di don Gianpaolo, sono seguiti interventi da parte di molti, di condivisione e apprezzamento per il progetto generale, ma sono emerse anche le difficoltà riscontrate in alcune unità pastorali già costituite, dovute alla scarsità di preparazione iniziale, di  formazione “in itinere”, e ad alcune notevoli resistenze al cambiamento sia da parte dei presbiteri che dei laici.

Il Vescovo ha invitato tutti, laici e presbiteri, ad iniziare ad anteporre il “noi” all’“io”.

Don Maccagni ha poi presentato la nuova fisionomia del Centro Pastorale, che avverrà parallelamente alla riorganizzazione della diocesi. Non si tratta solo di una razionalizzazione degli spazi, ma di una progettazione finalizzata al coordinamento e alla integrazione delle varie attività della Chiesa locale, per permettere sempre più un lavoro sinergico.

Composizione del nuovo Consiglio pastorale diocesano

Intervista a don Maccagni sulle unità pastorali

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