Una riforma per favorire la comunione

Prosegue il cammino di riflessione e confronto per il riassetto territoriale della diocesi che comporterà la nascita di unità pastorali tra le parrocchie e la diminuzione delle zone

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«L’intento non è di mortificare, ma di ridare ossigeno alle parrocchie attraverso un riassetto territoriale che sia il più condiviso possibile con la base». Don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale, ci tiene a rassicurare che la costituzione di nuove unità pastorali sarò accompagnata da un confronto con le comunità così da evitare scelte frettolose o azzardate: «Questo non vuol dire temporeggiare! Occorre al più presto avviare dei processi di ripensamento della pastorale che non può più avere il proprio baricentro nel campanile, ma che si deve allargare ad un territorio ben più vasto».

Il sacerdote non nega che uno dei problemi fondamentali è la diminuzione costante e significativa di clero: «Non è la prima e l’unica motivazione! Molte nostre parrocchie si stanno spopolando, si assottiglia notevolmente il numero dei fedeli con la conseguente impossibilità a promuovere proposte formative o aggregative adeguate; cresce poi la presenza di persone di altre fedi religiose; inoltre alcuni problemi pastorali non possono più essere affrontati singolarmente, ma all’interno di un territorio più vasto. Inoltre non dimentichiamo quella logica di comunione che ci ha consegnato il Concilio Vaticano II e che deve sempre più caratterizzare il volto della nostra Chiesa. Infine occorre rivedere la vita concreta dei presbiteri: è impensabile al giorno d’oggi che non abbiano dei momenti di confronto e amicizia tra loro. Questo non vuol dire concentrarli nei centri più grossi, sguarnendo le  parrocchie più piccole, ma trovare delle occasioni di fraternità che contrastino la solitudine e l’autoreferenzialità».

Il discernimento comunitario sul territorio è stato annunciato da mons. Napolioni nelle linee pastorali del settembre 2016 e ribadito nella lettera pastorale di Natale dedicata all’iniziazione cristiana catecumenale: «Il primo passo – rimarca Maccagni – è stata la costituzione di una commissione composta da alcuni membri del consiglio presbiterale, da un diacono e e di volta in volta dal vicario della zona interessata. In questa sede è stata fatta una prima lettura del territorio e sono state fatte alcune ipotesi partendo comunque da quello che è stato fatto finora». Un secondo passaggio è stato poi quello di tutti i sacerdoti: «La proposta della commissione è stata poi discussa dai parroci e vicari nelle singole zone. Lo studio della commissioni e le successive osservazioni serviranno al Vescovo per presentare un progetto più definito sia al Consiglio presbiterale sia al Consiglio pastorale diocesano, convocati nei prossimi giorni».

Nel frattempo la diocesi ha avuto modo di conoscere il lavoro organico e capillare della Chiesa di Brescia che sulle unità pastorali ha convocato un sinodo: «La loro esperienza – prosegue il vicario per la pastorale – ci sta aiutando a delineare fisionomia, funzione, criteri e tappe di costituzione delle unità pastorali».

Dopo il passaggio dagli organi consultivi diocesani il Vescovo redigerà una lettera che accompagnerà le proposte di riassetto territoriale e che motiverà dal punto di vista pastorale e spirituale il cambio di mentalità di preti e laici. L’ultimo passaggio sarà il confronto con i consigli pastorali zonali sulle proposte concrete: «L’obiettivo è di avere entro l’estate un quadro completo della situazione così che il Vescovo possa fare le scelte più opportune».

Non tutte le unità pastorali, però, vedranno la luce nel prossimo settembre: «Sarà un inizio graduale che coinvolgerà un certo numero di comunità. Le nuove unità pastorali, poi, saranno effettivamente costituite fra due anni. Intanto si cominceranno a fare dei piccoli passi come la nomina del moderatore e dell’équipe dei sacerdoti, la proposta di incontri formativi per operatori pastorali e fedeli e la formulazione di un progetto pastorale condiviso». Ci sarà, dunque, una sorta di tutoraggio da parte della diocesi: si verificherà, passo dopo passo, se la scelta è stata corretta oppure bisognerà fare un passo indietro.

Saranno, poi, riviste le unità pastorali che da undici diventeranno sei: «Questa scelta è la più urgente e sarà certamente fatta in settembre. Le zone continueranno a mantenere la loro funzione di coordinamento e di formazione, anche se su un territorio ben più ampio, ma allo stesso tempo omogeneo». Il cantiere è avviato, il sogno comincia ad avverarsi.

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