A Rivolta d’Adda la professione perpetua di suor Giulia Fiorani. Il vescovo Napolioni: «I tre passi della danza della vocazione: coraggio, alzati, ti chiama»

Presente anche mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, città di origine della giovane religiosa

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Sabato 26 ottobre a Rivolta d’Adda, nella chiesa della Casa madre delle Suore Adoratrici de SS. Sacramento, suor Giulia Fiorani ha pronunciato il suo “sì, per sempre” con la professione perpetua durante la Messa presieduta dal vescovo di Cremona Antonio  Napolioni e concelebrata, insieme a diversi altri sacerdoti, dal vescovo Corrado Sanguineti, di Pavia, dove la giovane religiosa 31enne è nata e cresciuta.

«La Grazia di Dio si incarna nella nostra piccola vita grazie allo Spirito e sotto lo sguardo di san Francesco Spinelli. È bello vedere qui la Chiesa riunita: due vescovi, diversi sacerdoti, la famiglia religiosa e tutti voi che venite da tanti luoghi: Pavia, Cremona, Rivolta, Modena… La Chiesa è come un chicco di grano che come il suo Signore deve marcire per diffondere l’amore nel mondo». Queste le parole del vescovo Napolioni all’inizio della Santa Messa.

Dopo la liturgia della parola, ha avuto inizio il suggestivo rito della professione perpetua, durante la quale la giovane ha chiesto di «seguire Cristo» come suo sposo nella comunità religiosa delle Adoratrici del SS. Sacramento e di «perseverare in questo proposito fino alla morte».

Dopo la presentazione della candidata, che ha espresso il suo «eccomi», il Vescovo iniziando l’omelia ha chiesto all’assemblea di ripetere proprio ciò che suor Giulia aveva chiesto, per sottolineare la grandezza della scelta della sua vita e per sottolineare l’importanza della comunità che intorno a lei la sostiene in questa scelta radicale. «È la stessa richiesta che il cieco Bartimeo rivolge a Gesù nel brano del Vangelo appena letto – ha detto il vescovo –. Tutto si ricollega a quel “Signore abbi pietà di me”. Tutto si riassume nello sguardo di benevolenza che Dio ha su di noi, anche se non ce lo meritiamo». E ha proseguito: «Dire “abbi pietà” ci esalta alla maniera di Gesù e di Maria, ci permette di cominciare a ballare il valzer della vocazione, una danza in cui ognuno compie tre passi: coraggio, alzati, ti chiama. Seguito da: egli gettò il mantello, balzò in piedi e andò da Gesù. Tre passi di Gesù e tre che compie Bartimeo». Il vescovo ha quindi sottolineato come tutti dovrebbero seguire l’esempio di Bartimeo che, con coraggio, non è rimasto mendicante ma si è alzato, anche con l’aiuto di chi aveva accanto, dopo aver sentito Cristo che lo chiamava: «Questo coraggio – ha continuato Napolioni – gli ha permesso di gettare il suo mantello, che apparentemente lo proteggeva, ma in realtà lo chiudeva alla vita».

La novità e la bellezza del Vangelo, ha detto ancora il vescovo Napolioni è che «ci saranno dei momenti in cui sarà difficile ballare, ma lui ci sarà sempre, sarà sempre fedele e ci darà sempre la possibilità di un nuovo inizio». Napolioni ha anche ricordato la chiusura dei lavori del Sinodo a Roma, che non hanno portato all’inizio del sacerdozio e del diaconato femminile, ma hanno sottolineato che Cristo ha donato a tutti una vita sacerdotale, grazie al Battesimo. Ha poi ricordato che le coordinate evangeliche sono le stesse che san Francesco Spinelli, fondatore dell’istituto delle suore Adoratrice, ha fatto diventare programma di vita: adorazione e servizio. Che aprono a una prospettiva infinita e infinite possibilità di concretizzazione. Napolioni ha concluso l’omelia ragionando intorno alla parola “voto”: «Questa parola significa tante cose: desideri, auspici, promesse. I voti però sono anche quelli di chi va a votare ed elegge. Infatti tu, cara suor Giulia, sei stata eletta da Colui che tu stessa hai eletto. Tu eleggi lui come tuo Signore e lui elegge te come sua sposa. Non c’è schiavitù, ma una relazione edificante che rende possibile tutto il bene del mondo. Poi ci sono i voti di scuola. Il voto di oggi è 10: il tuo 0 con il suo 1 davanti. Il tuo annullarti diventa 10 e lode».

È proseguito il rito della professione con le promesse, quattro «sì, lo voglio» pronunciati con emozione e sicurezza. E a seguire la prostrazione a terra della giovane per esprimere la consapevolezza della sua fragilità davanti alla grandezza del dono e dell’impegno che stava per assumere durante l’invocazione delle Sante e dei Santi.

A seguire suor Giulia Fiorani ha pronunciato la professione nelle mani della superiora generale, madre Isabella Vecchio, e alla presenza di altre due come testimoni. Con questo gesto, simbolo di vulnerabilità e tenerezza, la giovane religiosa ha messo la sua vita nelle mani di Dio. A quel punto l’assemblea è scoppiata in un applauso di gioia e commozione. Il rito si è concluso con la consegna dell’anello, simbolo di fedeltà al suo sposo celeste.

Il vescovo Napolioni, prima della benedizione finale e della preghiera davanti alla tomba di san Francesco Spinelli, ha lasciato la parola al vescovo Corrado Sanguineti: «Porto con me la gioia di Pavia, dove Giulia è cresciuta. La sua consacrazione – ha detto il presule – è un dono anche per noi e me ne rallegro. Il fatto che nel 2024 c’è una giovane che dona la sua vita a Cristo è un miracolo, il segno dell’amore di Cristo che sa conquistare il cuore di una giovane donna tanto da donargli tutta la vita». E ancora: «Suor Giulia in questo modo dona a Cristo e alla Chiesa anche la sua vita affettiva: non è un amare tutti amando nessuno, ma un amare tutti amando ciascuno. Ringrazio anche i genitori che hanno offerto a loro modo alla Chiesa la loro figlia. E ringrazio il Signore che è all’opera anche oggi».

Anche la superiore generale delle Adoratrici, madre Isabella Vecchio, ha dato il suo saluto e ha ringraziato i presenti: «È davvero un miracolo quello che abbiamo vissuto oggi. La nostra famiglia religiosa si sta preparando al Capitolo generale e per farlo stiamo contemplando come le grandezze dell’amore di Dio si mostrano nelle pieghe della storia».

Chiara Allevi
TeleRadio Cremona Cittanova
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