8 dicembre, per la Giornata dell’adesione di AC il presidente diocesano Emanuele Bellani riflette su bilanci e prospettive

Quest'anno sarà caratterizzato dalle elezioni dei nuovi Consigli e presidenti, sia a livello parrocchiale che zonale e diocesano e, nell'aprile 2024, anche a livello nazionale

image_pdfimage_print

Come ogni anno l’8 dicembre rappresenta una solennità e un momento significativo per l’AC. Quest’anno, inoltre, per noi dell’Azione Cattolica è un anno assembleare, nel quale eleggeremo i nuovi Consigli e i nuovi presidenti, dal livello parrocchiale a quello zonale, diocesano e poi nazionale ad aprile 2024.

La ricorrenza dell’8 dicembre – Giornata dell’adesione – risulta quindi essere un tempo di bilanci e di verifica di quanto fatto in questi ultimi quattro anni. Il triennio che termina (diventato un quadriennio a causa del covid) ha segnato profondamente non solo la vita dell’AC, ma del mondo e delle nostre comunità.

Abbiamo iniziato il nostro percorso come Consiglio diocesano e come Presidenza diocesana nel pieno della pandemia, tra il 2020 e il 2022.

Credo che questi anni stiano cambiando profondamente il volto delle nostre comunità e dell’Associazione. Mi sembra di poter fare alcune riflessioni riguardo a questo.

Da un lato è emersa con chiarezza una maggiore attenzione all’essenzialità. Riguardo alla vita associativa, in molti di noi sta ritornando la necessità di una formazione personale e di gruppo, che, forse, negli anni a volte abbiamo dato per scontato. È innegabile che molti dei nostri associati si spendano in moltissimi servizi anche a livello parrocchiale. Spesso questo servizio è stato effettuato a discapito della formazione specifica. Il progetto formativo dell’AC insiste sul binomio discepoli-missionari. Credo che questo binomio identifichi bene quale sia lo specifico della formazione e dell’essere di AC. Essere discepoli significa vivere un cammino di fede che vede momenti di celebrazioni liturgiche e momenti di formazione in gruppo. La missione, invece, si esplica nei servizi, ma soprattutto nella testimonianza laicale negli ambienti di vita quotidiani. Occorre quindi ritrovare il gusto per la propria formazione personale e di gruppo con lo stile e il metodo proprio dell’AC. Da quest’anno in diverse zone e parrocchie sono ripartiti gruppi di formazione per adulti di AC. Credo che questo fatto possa solo aiutarci a vivere appieno il nostro carisma di discepoli-missionari. Per fare ciò credo che sarà altrettanto necessario magari discernere quali sono i servizi che possiamo svolgere nelle nostre comunità e quali invece sono le azioni “superflue” delle quali possiamo fare a meno.

Un altro nodo, non nuovo, che emerge con chiarezza è il rapporto tra il livello parrocchiale e quello diocesano. Senza nulla togliere all’importanza dell’uno e dell’altro, forse anche in questo caso occorre che, come associati, riusciamo a discernere quando è più importante un livello e quando, invece, occorre focalizzarsi su un altro. Per operare questa scelta, oltre alla coscienza personale, credo sia necessario rifarsi al criterio dell’essenzialità da una parte e a quello del vero servizio dall’altra. Spesso il servizio disinteressato ci chiede di lasciare da parte le cose che ci piacciono o ci rassicurano per spenderci in luoghi altri rispetto alla nostra comunità di appartenenza. Si tratta credo di un equilibrio da ricercare continuamente.

A volte mi chiedo: Perché noi ci associamo? Perché per formarci utilizziamo il metodo associativo? Non potremmo forse farne a meno? Non è sufficiente appartenere alle nostre comunità senza vivere anche una doppia appartenenza con l’Azione Cattolica? Credo che la risposta abbia bisogno di ulteriori riflessioni. A mio avviso lo strumento associativo ci aiuta a vivere una vera dimensione del servizio e a rimetterci in discussione insieme agli altri. Per quanto riguarda la prima è sano per le persone e per l’AC che i servizi di responsabilità elettivi siano sempre a termine (ovvero al massimo due mandati consecutivi). Questo spinge a rimettersi sempre in gioco, magari in nuovi ambienti e in nuove situazioni. In secondo luogo, associarsi significa pensare insieme, fare insieme e confrontare le proprie idee con quelle differenti degli altri. Anche questo è molto sano perché educa all’umiltà e al non considerare il proprio punto di vista come unico e assoluto.

Ma veniamo a quanto fatto in questo quadriennio e a quanto c’è da fare nel prossimo triennio. Anche in questo caso non vi è pretesa di assolutezza. Mi sembra di poter evidenziare alcuni nodi o piste di lavoro.

La prima riguarda l’iniziazione alla fede: come AC abbiamo accolto, in spirito di servizio e ubbidienza, la richiesta del vescovo Antonio di offrire anche alla nostra diocesi la possibilità dei cammini differenziati per l’ACR. Alcune parrocchie hanno già iniziato a proporre questa possibilità ai bambini, ai ragazzi e alle loro famiglie: Castelleone, Romanengo e l’unità pastorale Cittanova di Cremona, seppur con diverse modalità, hanno iniziato dei cammini differenziati. A tal riguardo, insieme all’Ufficio catechistico diocesano, stiamo preparando un breve documento per dare indicazioni di contenuto e di metodo alle nostre comunità, ai nostri pastori e alle associazioni parrocchiali.

Per quanto riguarda il settore Giovanissimi stiamo provando a rilanciare, per ora sulla città di Cremona, il Movimento Studenti di AC. La proposta per ora si configura come uno spazio studio e confronto presso l’oratorio di Sant’Agata tutti i venerdì pomeriggio dalle 13.30 alle 17.00.

I campiscuola ACR e Giovanissimi hanno visto in questi anni l’aumento dei partecipanti. Molti di coloro che partecipano ai campi estivi e invernali non fanno parte dell’associazione, ma provengono spesso da parrocchie che non riescono a organizzare campi estivi o invernali e così partecipano a quelli promossi dall’AC. Anche in questo caso ci siamo messi al servizio e siamo a disposizione per supportare le nostre comunità.

Nel mese di gennaio saremo impegnati, insieme a diverse aggregazioni laicali della nostra diocesi, in diverse iniziative sul tema della pace.

Prosegue quindi il cammino dell’AC diocesana che conta circa 1.400 associati. Il cammino prosegue nello stile della semplicità e nel servizio alle nostra Chiesa diocesana.

Emanuele Bellani
presidente diocesano AC Cremona

TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail