“Un prete contento”, a Pizzighettone in scena il musical su san Vincenzo Grossi

La prima dello spettacolo il 4 novembre alla presenza del vescovo Napolioni e della madre generale delle Figlie dell'Oratorio

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Successo per la prima del musical “Un prete contento”, lo spettacolo, proposto nel centenario della morte di san Vincenzo Grossi, messo in scena la sera di sabato 4 novembre (con replica domenica 5, sempre alle 21) nella chiesa di S. Giuseppe a Pizzighettone.

Nella chiesa gremita diversi gruppi oratoriani giunti dalle varie parti della diocesi, le Figlie dell’Oratorio con la superiora generale, madre Rita Rasero, insieme anche al vescovo Antonio Napolioni.

Il musical è stato preceduto da una breve presentazione del parroco, don Andrea Bastoni, che ha ricordato gli aspetti salienti della biografia di don Grossi. Nelle sue parole anche il grazie a ragazzi, adolescenti, giovani e adulti di tutte le comunità dell’unità pastorale di Pizzighettone per l’allestimento dello spettacolo.

Sempre don Bastoni, al termine della serata, ha ricordato l’obiettivo di questa impresa: rendere lode e grazie a Dio – con un linguaggio bello, fresco e giovanile – per quello che ha operato nella vita di san Vincenzo e in quella di ciascuno.

Nelle parole del Vescovo una domanda retorica: «Vedete cosa fa “una” comunità?», alludendo all’unione di forze all’interno dell’unità pastorale formata dalle cinque parrocchie presenti nel comune di Pizzighettone. «E ora – ha proseguito, facendo riferimento al titolo dello spettacolo e ai sacerdoti delle comunità – non c’è un solo prete contento, ma ce ne sono ben quattro!».

 

Photogallery dello spettacolo del 4 novembre

 

Il video della serata del 4 novembre

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Il video della serata del 5 novembre

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Il musical

“Un prete contento” non è solo il titolo di un musical: riassume perfettamente lo stile di vita del santo pizzighettonese. Il filo rosso che collega le varie scene dello spettacolo è proprio il carisma della giovialità che ha caratterizzato l’intera esistenza di questo prete cremonese, dalla sua infanzia in famiglia e con gli amici, nel momento della scelta vocazionale e nella vita sacerdotale.

È proprio l’esperienza pastorale del santo sacerdote a occupare un ampio spazio nella trama dello spettacolo dove emergono due caratteristiche salienti: l’attenzione ai giovani e la fondazione (sottolineata dalla canzone “C’è bisogno di una squadra”) di un istituto di suore gioviali, tratteggiate sulla scena in modo divertente, ma efficace.

Dai testi si coglie la figura di un Santo quotidianamente intento a mettere in pratica l’esortazione paolina dell’essere cristiani “lieti”, nell’imitare la “gioia” di san Filippo Neri, precorrendo il messaggio di Papa Francesco che invita a essere annunciatori gioiosi del Vangelo.

San Vincenzo è stato lungimirante sia per la sua giovialità che per l’attenzione alle fragilità giovanili, mettendosi al servizio delle periferie del suo tempo.

Il messaggio che il musical sottolinea è quello dell’attualità dell’insegnamento del Santo sacerdote che, come disse Papa Francesco nell’omelia della sua canonizzazione, “fu parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, specialmente alle fragilità dei giovani. Per tutti spezzò con ardore il Pane della Parola e divenne buon Samaritano per i più bisognosi”.

Gli interpreti, tutti rigorosamente non professionisti e guidati da un’ottima regia, sono riusciti a recitare, cantare e ballare contemporaneamente e brillantemente.

Nella preparazione dello spettacolo, frutto della sinergia di molte abilità artistiche (regia, sceneggiatura, coreografia, recitazione, canto, danza…) le persone coinvolte hanno percepito la figura di don Vincenzo come un compagno di viaggio a loro vicino, come un consigliere e un esempio da seguire. Nella scena finale si lancia, infatti, una provocazione al pubblico presente: seguire tutti il sogno di Dio che abbiamo nel cuore, come ha fatto il santo parroco.

Numerose le frasi incisive del testo, anche tra le parole delle canzoni; tra esse ricordiamo: “la carità è il miglior difetto di Don Vincenzo”; “c’è un grande bisogno di felicità e di sentirsi amati”; “non si può essere musoni quando si ama il Signore”.

 

Iniziative per i 100 anni della morte di san Grossi

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