“Un grande cuore”: a Cremona presentata la biografia del vescovo Fiorino Tagliaferri

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Un uomo carismatico, dal carattere forte e deciso, ma soprattutto un cristiano autentico. Questo il ritratto di mons. Fiorino Tagliaferri, emerso alla presentazione della sua biografia, scritta da suor Paola Moschetti. Venerdì 6 novembre, nella Saletta Mercanti della Camera di Commercio a Cremona, in molti si sono riuniti per ricordare una figura importante per la diocesi e non solo.

La data scelta non era casuale: il 6 novembre, infatti, ricorda l’inizio del ministero episcopale del vescovo Tagliaferri, che giungeva a Cremona trentasette anni fa. Era infatti il 1978 quando il sacerdote toscano, per le mani dell’Arcivescovo Colombo di Milano, venne ordinato vescovo.

A presentare il volume, dal titolo “Un grande cuore. Fiorino Tagliaferri”, uscito in libreria lo scorso luglio, insieme all’autrice, suor Paola Moschetti, sono intervenute alcune figure particolarmente vicine a Tagliaferri, che hanno portato la loro personale testimonianza sul tanto apprezzato prelato. A moderare l’incontro il giornalista Giampietro Goffi, del quotidiano La Provincia di Cremona.

A prendere per primo la parola è stato l’on. Walter Martini, che ha aiutato a tracciare una sintetica analisi dell’operato di Tagliaferri a Cremona. Di lui è stata esaltata la grande capacità di intraprendere e coltivare i rapporti interpersonali con freschezza ed originalità contagiose. «Un uomo di pensiero», lo ha definito Montini, ricordando la sua non comune personalità, caratterizzata da una particolare ricchezza culturale e teologica. Il vescovo Fiorino, infatti, non solo coltivava un ampio sapere, sempre in costruzione, ma dimostrava una significativa lungimiranza a proposito del pensiero cristiano: già negli anni Ottanta egli poneva in relazione la missione cristiana con l’impegno educativo, intravedendo un fecondo dialogo tra annuncio e formazione umana.

Il vescovo toscano, all’indomani del Concilio Vaticano II, proponeva il tema, quanto mai attuale, di un nuovo umanesimo cristiano. «Il vero problema, sulla cui soluzione sembra giocarsi il destino della nostra società – annotava Tagliaferri in un editoriale di Presenza Pastorale del 1977, intitolato “Alla ricerca di un nuovo umanesimo” – è quello relativo alla sua capacità di diventare umana o più umana».

Montini non ha poi mancato di citare il primo pensiero pronunciato dal Vescovo alla sua nuova comunità cremonese, che ancora in molti ricordano: «Sono qui per voi, non potete non volermi bene». Affermazione nella quale si nascondeva la mitezza e la bontà del vescovo Tagliaferri. Furono però pochi gli anni del ministero episcopale a Cremona. Nel 1982, infatti, dovette vivere una fase di distacco, sofferto e laborioso, quando Giovanni Paolo II lo chiamò a ricoprire il ruolo di assistente generale dell’Azione Cattolica. Dopo i cinque anni gli venne chiesto un altro cambiamento: venne a lui affidata la diocesi di Viterbo, nella quale trascorse «gli anni più belli».

È poi intervenuto l’on. Angelo Rescaglio, cui è toccato il compito di raccontare i difficili anni in cui Tagliaferri fu assistente dell’Azione Cattolica. Erano infatti aspre le polemiche e le contese all’interno della stessa Chiesa, ma nonostante tutto egli riuscì a far sentire la sua voce, cogliendo a pieno quanto Giovanni Paolo II chiedeva ai fedeli in quel momento storico: «O siete cristiani di prima linea per ogni assalto, oppure non avremo speranze da coltivare». Mons. Fiorino Tagliaferri invitava, infatti, a vivere il proprio impegno nella Chiesa con la testimonianza pagata sulla propria pelle. La cura delle persone e dei valori umani erano al primo posto nel suo operare, seguite dalla non meno importante formazione personale e delle coscienze. Egli non fu mai un uomo che «picchiò alle porte di nessun potente”, ma scelse sempre la via dell’autenticità e della fede vissuta nelle relazioni quotidiane.

Ad occuparsi della dimensione spirituale e pastorale del vescovo Fiorino è stato quindi mons. Attilio Arcagni, anch’egli impegnato negli anni Ottanta a livello nazionale nell’Azione Cattolica. Il suo ricordo ha esaltato la franchezza e la capacità di ascolto di mons. Tagliaferri, nonché la sua profondità d’animo. Dalla lettura dei diari di mons. Tagliaferri si comprende che già da ragazzo egli aveva una chiara idea di come dovesse essere il ministero del sacerdozio, rammaricandosi del tempo perduto prima di aver compreso la sua effettiva vocazione. L’idea di Chiesa che negli anni Tagliaferri maturò – ha affermato Arcagni – fu quella scaturita dalla “Lumen Gentium”, tanto che gli fu attribuito l’appellativo di “frutto maturo del Concilio”. Il senso del servizio era al centro della sua spiritualità: stare dalla parte dell’uomo in favore di Cristo, era questa la sua missione, indipendentemente da chi si trovava dinanzi. Anche di fronte al nuovo impegno di ricoprire il ministero di vescovo di Viterbo – ha ricordato Arcagni con commozione – Tagliaferri dimostrò di mettere al primo posto il servizio, obbedendo al Papa: «Sono contento di servire la Chiesa dove Sua Santità mi manda».

Infine è intervenuta l’autrice della biografia, suor Paola Moschetti, consacrata della diocesi di Viterbo, che ha subito esaltato la capacità comunicativa di Tagliaferri, il suo particolare dono di farsi ascoltare. «Traduceva con un linguaggio vivace le cose più profonde della fede», ha affermato suor Paola. Fu grande la sorpresa della comunità di Viterbo quando arrivò il vescovo Tagliaferri nel 1987: si trovò come davanti a un padre, attratta dal suo linguaggio e dalla particolare grazia che faceva rinascere la fede in chi lo ascoltava.

Suor Moschetti ebbe il felice compito di scrivere le appassionanti omelie del vescovo Fiorino, archiviando fin da quegli anni tanto materiale da formare un vero e proprio magistero. Anche dopo aver lasciato la diocesi di Viterbo, accanto ai propri impegni (era membro della Congregazione per le cause dei santi e della Federazione Italiana Esercizi Spirituali), Tagliaferri continuò a scrivere con passione e a dedicarsi alla formazione personale.

L’idea di una raccolta di scritti era forse più plausibile, ma Suor Paola si è spinta in un’impresa più grande, quasi per caso, seguendo il consiglio di mons. Simoni. Consultando l’enorme eredità lasciata da Tagliaferri alla diocesi di Viterbo, trovò molto materiale personale, insieme ai numerosissimi libri del vescovo Fiorino. Da diari, lettere e altri scritti partì così il progetto del racconto della vita di quest’uomo per poterne assaporare ancora la ricchezza.

La religiosa, infine, ha consigliato la diffusione di un libro come questo, per rileggere e trovare risposte ai temi attuali di cui la Chiesa si sta occupando – in particolare il nuovo umanesimo, fulcro del Convegno Ecclesiale di Firenze –, già introdotti nel pensiero lungimirante di Tagliaferri. Con l’augurio di imparare a vivere il cristianesimo sapendo cogliere con gioia e serenità la parte più positiva della vita, proprio come quotidianamente testimoniava il vescovo Fiorino, una delle più belle figure dell’episcopato italiano.

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