Studio nazionale fertilità: 55% adulti non vuole figli per fattori economici e assenza sostegno a famiglie

È quanto emerge dallo “Studio nazionale fertilità” promosso dal ministero della Salute

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Più della metà degli adulti italiani (55%) dichiara di non essere intenzionata ad avere figli; anche considerando solo coloro che non hanno figli (né propri, naturali o adottivi, né del partner) questa quota, seppur più contenuta, non è trascurabile: quasi 1/3 delle persone senza figli (31%) dichiara di non volerne neppure in futuro.

Le motivazioni per rinunciare o rinviare la nascita di un figlio, escludendo dalla stima persone senza partner o con problemi di fertilità, sono legate principalmente a fattori economici e lavorativi e all’assenza di sostegno alle famiglie con figli (41%), seguiti da quelli collegati a vita di coppia (26%) o sfera personale (19%). È la fotografia scattata dallo Studio nazionale fertilità – promosso dal ministero della Salute, concluso a fine 2018 e presentato oggi a Roma – per quanto riguarda l’indagine condotta su un campione di 21.217 persone di età 18-49 anni, rappresentativo della popolazione residente in Italia. Gli interpellati in maggior parte dimostrano, secondo i curatori dello studio, di non essere pienamente consapevoli “del ruolo giocato dall’età nella fertilità biologica femminile e ancor più nella capacità riproduttiva maschile”. Infatti solo il 5% del campione è consapevole che le possibilità biologiche per una donna di avere figli iniziano a ridursi già dopo i 30 anni; una buona parte, 27%, pensa che questo accada intorno ai 40-44 anni. La consapevolezza che l’età giochi un ruolo importante anche per la fertilità biologica maschile sembra persino minore di quanto è emerso circa la fertilità femminile: nove persone su dieci (87%) forniscono una risposta inadeguata (oltre i 45 anni) o non sanno dare alcuna indicazione.

L’89% dei ragazzi tra i 16 e i 17 anni e l’84% delle coetanee cerca su Internet informazioni in ambito sessuale e riproduttivo; solo uno su 4 ne parla in famiglia. Quasi tutti ritengono che la scuola dovrebbe garantire l’informazione su sessualità e riproduzione. È quanto emerge dallo “Studio nazionale fertilità” promosso dal ministero della Salute, concluso a fine 2018 e presentato oggi a Roma. L’indagine prende in considerazione diverse fasce di popolazione e di professionisti sanitari. Per quanto riguarda gli adolescenti, è stato coinvolto un campione di 16mila studenti di 16–17 anni di 482 scuole su tutto il territorio nazionale. Poco utilizzati e conosciuti dai ragazzi i consultori (situazione invariata rispetto a quanto rilevato da un’indagine del 2010). Solo il 3% dei maschi e il 7% delle femmine si sono rivolti a questa struttura. Anche il contatto con i medici specialisti è limitato, in particolare tra i maschi. L’indagine rivela inoltre che circa 1 adolescente su 3  ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi (35% dei maschi e 28% delle femmine) con lievi differenze per area geografica, specialmente tra le ragazze (22% al sud e 32-30% al centro-nord). I metodi contraccettivi più conosciuti sono il preservativo (99%) e la  pillola (96%). Il 10% non usa alcun metodo (10%), mentre rispetto al 2010 aumenta l’utilizzo del preservativo (oltre il 70%) ma anche quello del coito interrotto (circa il 25%) e del calcolo dei giorni fertili (11%).

 Solo il 7% degli adolescenti pensa di  non avere figli in futuro, mentre quasi l’80% di loro indica, come età giusta per diventare genitore, prima dei 30 anni.

Più dell’80% del campione di 13.973 studenti universitari (età media 22 anni) di 18 atenei intervistati per lo Studio nazionale fertilità, promosso dal ministero della Salute e presentato oggi a Roma, dichiara di aver già avuto rapporti sessuali completi, con un’età media al primo rapporto tra i 17 e i 18 anni, sia per i maschi che per le femmine. Il 95% usa metodi contraccettivi nei rapporti abituali: il preservativo (71%), la pillola e altri metodi ormonali (46%), coito interrotto (24%); tuttavia il 22% dichiara di aver avuto rapporti occasionali non protetti. Un intervistato su quattro fuma, due su tre consumano alcolici e sono consapevoli che questi comportamenti influenzano la fertilità, sia maschile che femminile. L’età giusta per diventare genitori viene percepita tra i 26 e i 30 anni, ma sui tempi della fertilità maschile e femminile non c’è una corretta conoscenza, considerando tempi più lunghi rispetto a quelli biologici. Per questi giovani la scuola ed incontri educativo-informativi sono percepiti come il miglior canale di diffusione ed informazione per tali tematiche; anche se il 90% ha riferito di essersi informato autonomamente.

(Agensir)

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