Silenzio e preghiera: la visita di Papa Francesco ad Auschwitz e Birkenau

“Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore perdono per tanta crudeltà!” le sole parole del Papa, scritte in spagnolo sul libro dei visitatori del campo di concentramento

image_pdfimage_print

Silenzio e preghiera. È il modo scelto da Papa Francesco per la visita al campo di concentramento di Auschwitz e al campo di sterminio di Birkenau la mattina di venerdì 29 luglio nell’ambito delle celebrazioni della Gmg di Cracovia. Come i suoi predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, Francesco ha voluto far tappa nel luogo assunto a simbolo del male contro l’umanità, varcando da solo la soglia d’ingresso di Auschwitz e oltrepassando il tristemente noto cancello sormontato dalla scritta “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”.

Scuro in volto, profondamente toccato, il Papa è salito sulla papamobile diretto al Blocco 11, il “blocco della morte”. Durante il tragitto Francesco è voluto scendere dalla macchina per rimanere diversi minuti su una panchina in totale silenzio, assorto in preghiera. 15 lunghi minuti in cui Francesco ha comunicato al mondo, con una forza dirompente, un messaggio di speranza, di pace, di perdono. Un silenzio orante, capace di riconciliare l’uomo con se stesso e con Dio, nel luogo dove Dio stesso era stato escluso e l’umanità orrendamente calpestata e umiliata.

Di grande impatto emotivo l’incontro con dodici sopravvissuti del campo, accompagnati dal primo ministro polacco, Beata Szydlo. 101 anni la più anziana, 77 il più giovane. Quest’ultimo, ebreo, consegna al Vescovo di Roma una candela, con la quale Francesco accende a sua volta la lampada di bronzo che egli stesso ha portato in dono.

Francesco ha baciato e abbracciato teneramente ognuno di loro, senza nascondere la propria commozione, chinandosi verso di loro come un padre che vuole chinarsi sui suoi figli. Uno di loro, inaspettatamente, ha mostrato al Papa, evidentemente emozionato, le foto in bianco e nero della propria prigionia nel campo.

Francesco si è poi diretto al “muro della morte” dove ha acceso una lampada commemorativa e ha sostato pochi istanti in preghiera, prima di dirigersi alla cella di San Massimiliano Kolbe, il francescano polacco che ha donato la vita per salvare un padre di famiglia destinato a morire nel “blocco della fame”. Quest’anno ricorre il 75° anniversario di martirio di San Massimiliano.

Prima di lasciare Auschwitz alla volta del campo di Birkenau, Francesco ha scritto alcune parole in spagnolo, le uniche che ha scelto di lasciare in questa sua visita, sul registro dei visitatori di questo luogo: “Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore perdono per tanta crudeltà!”.

Il lungo tragitto che porta dall’ingresso del campo di sterminio di Birkenau al “Monumento delle Nazioni” segue le rotaie del treno che portava i detenuti direttamente alle camere a gas. Francesco lo ha percorso lentamente sulla papamobile, passando in mezzo alle baracche di legno, per la maggior parte distrutte. Un percorso della memoria, carico di significato, come se Francesco fosse entrato in una dimensione che appartiene al passato e, nel tragitto, avesse raccolto il dolore di quel luogo per portarlo a redenzione con un silenzio fatto di preghiera e speranza.

Birkenau, 29 luglio 2016. Papa Francesco in visita al campo di Birkenau

Circa mille persone hanno atteso il Papa al “Monumento delle nazioni”. La lapide del monumento ricorda che in quel luogo di dolore sono state uccise un milione e mezzo di persone, per la maggior parte ebree. Francesco si è fermato davanti ogni singola lapide in memoria della nazionalità dei detenuti. Con il volto pietrificato, carico di compassione, come se su quel volto ci fosse tutta la sofferenza della storia del XX secolo, Francesco ha pregato, mentre dall’altoparlante venivano letti i nomi delle vittime, quasi a volerle commemorare una a una. In questo momento solenne è stata cantata una preghiera in ebraico dal rabbino capo della Polonia e recitato in ebraico il salmo 129 (130) da un sacerdote cattolico.

Francesco, prima di lasciare Bikenau, ha incontrato venticinque “giusti tra le nazioni”, cioè coloro che hanno rischiato la propria vita per salvare gli ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

Speciale Gmg col reportage del pellegrinaggio cremonese

Facebooktwittermail