Scalabrini e Bonomelli: una visione di Chiesa anticipatrice del Vaticano II

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Il nome di mons. Giovanni Battista Scalabrini, canonizzato da papa Francesco lo scorso 9 ottobre, è legato a doppio filo con quello di mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona dal 1871 al 1914. La loro amicizia, testimoniata dall’intenso epistolario che i due vescovi si scambiarono fra il 1868 e il 1905, anno della morte di mons. Scalabrini, si fondava su una visione comune di Chiesa, di uomo e di rapporto della Chiesa con il mondo loro contemporaneo che li portò a manifestare idee che oggi si direbbero all’avanguardia, allora ritenute pericolose.

In comune Scalabrini e Bonomelli condividevano una visione della Chiesa per certi versi anticipatrice il Vaticano II. Sostenevano entrambi l’idea conciliatorista fra Santa Sede e Regno d’Italia, auspicando e lavorando per una soluzione che permettesse di riconoscere la nuova realtà italiana e i diritti del pontefice, capo religioso e capo di stato; ritenevano necessario il riconoscimento di una maggior autonomia dell’autorità episcopale nel governo della propria Diocesi; invocavano una maggior apertura della Chiesa alla modernità non limitandosi a condannare tutto quanto di nuovo si profilava all’orizzonte culturale, scientifico e politico.

Medesima fu anche la sensibilità che li portò a occuparsi della situazione degli emigranti italiani. Per primo fu mons. Scalabrini a fondare una congregazione che si occupasse dei migranti, così quando seppe quanto aveva in mente Bonomelli, a causa di notizie sbagliate, gli sembrò che questi stesse imitando la sua opera. Questo piccolo incidente, tuttavia, fu presto risolto così che l’amicizia fra i due si ripristinò prontamente: «le due opere nostre non presentano neppure l’ombra di opposizione. Voi gli Emigranti stabili in America, io gli Emigranti temporanei in Europa», gli scriveva Bonomelli nell’aprile del 1900 a chiarimento dell’incomprensione.

La stima di mons. Scalabrini per il collega di Cremona si mostra nell’invito che gli rivolse a chiudere il primo Congresso catechistico nazionale svoltosi a Piacenza il 24 settembre 1889: «Qualunque cosa diciate voi, sarà sempre ascoltata più che volentieri. Certo mi preme abbiate a superare voi stesso», scriveva Scalabrini a Bonomelli qualche giorno prima.

Mons. Scalabrini morì la vigilia dei grandi festeggiamenti del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di mons. Bonomelli. La notizia non venne data subito al vescovo di Cremona, in quei giorni in apprensione per l’amico gravemente malato. Scrivendo al segretario di mons. Scalabrini che lo informava della situazione così parlava dell’amico di Piacenza: «Oggi celebro la Messa per lui (…). Ho conosciuto un centinaio di vescovi nei tre quarti di secolo, che tocco: ma un carattere intero e sì fedele all’amicizia, sì generoso e sì schietto come il nostro, non ne ho conosciuto pur uno».

Don Francesco Cortellini

TeleRadio Cremona Cittanova
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