Sanità, Osservasalute: nel 2018 spesa famiglie di 38 miliardi

In calo medici e infermieri. Vaccino antinfluenzale utile per gestire eventuale seconda ondata Covid-19

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Nel 2018, la spesa sanitaria complessiva, pubblica e privata sostenuta dalle famiglie, ammontava a circa 153 miliardi di euro, dei quali 115 miliardi di competenza pubblica e circa 38 miliardi a carico delle famiglie. Lo evidenzia l’annuale Rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, presentato on line. Dal 2013 al 2018, rivela ancora il Report, i ricoveri ospedalieri sono progressivamente diminuiti passando da 155,5 su 1.000 residenti del 2013 a 132,4 per 1.000 del 2018. Nel 2018, nessuna regione italiana presenta valori oltre soglia di 160 per 1.000 fissata dal Dm n. 70/2015.

Nel 2017 il numero di medici e odontoiatri del Ssn è 105.557 unità, registrando un calo dell’1,5% rispetto al 2014, quando era 107.276; per quanto riguarda il personale infermieristico si registra una riduzione dell’1,7% del numero di unità che passano da 269.151 nel 2014 a 264.703 nel 2017. Secondo il Rapporto, il tasso di medici e odontoiatri del Ssn ogni 1.000 abitanti è in diminuzione, a eccezione di Trentino-Alto Adige, Puglia, Umbria e Sardegna, e la riduzione è più marcata nelle regioni di centro, sud e isole. Per il tasso di infermieri del Ssn per 1.000 abitanti, a eccezione di Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata e Calabria, in tutte le regioni si riscontra il trend negativo registrato a livello nazionale con riduzioni più marcate in Abruzzo, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Molise.

Il Rapporto è curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica, presso il campus di Roma. Osservasalute 2019 è una edizione di 5 pagine ed è frutto del lavoro di 238 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università, Agenzie regionali e provinciali di sanità, Asl , ospedali, Istituto superiore di sanità, Cnr, Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori, ministero della Salute, Aifa e Istat.

Nella stagione 2018–2019, la copertura vaccinale antinfluenzale nella popolazione generale si attesta al 15,8%. Negli over 65 non raggiunge in nessuna regione neppure i valori considerati minimi dal Piano nazionale prevenzione vaccinale. “Il vaccino per l’influenza diverrà un tassello cruciale nella gestione di eventuali ondate di coronavirus in autunno – spiegano i curatori del Rapporto -, perché potrà contribuire a discernere tra influenza e sindrome Covid-19”.

“La drammatica crisi determinata da Covid-19 ha improvvisamente messo a nudo fino in fondo la debolezza del nostro sistema sanitario e la poca lungimiranza della politica nel voler trattare il Ssn come un’entità essenzialmente economica alla ricerca dell’efficienza e dei risparmi”, mentre “la salute della popolazione” è “un investimento con alti rendimenti, sia sociali sia economici”. Lo afferma il direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, commentando la XVII edizione del Rapporto Osservasalute. Un’edizione speciale con un focus sulla pandemia. “L’esperienza vissuta – aggiunge il direttore scientifico dell’Osservatorio Alessandro Solipaca – ha dimostrato che il decentramento della sanità, oltre a mettere a rischio l’uguaglianza dei cittadini rispetto alla salute, non si è dimostrato efficace nel fronteggiare la pandemia. Le regioni non hanno avuto le stesse performance, di conseguenza i cittadini non hanno potuto avere le stesse garanzie di cura”.

“L’esperienza Covid-19 ha acceso i riflettori sulla fragilità dei servizi sanitari regionali nel far fronte alle emergenze; il livello territoriale dell’assistenza si è rivelato in molti casi inefficace, le strategie per il monitoraggio della crisi e dei contagi particolarmente disomogenee, spesso imprecise e tardive nel comunicare le informazioni”. Lo sostiene Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane. Secondo Solipaca, la pandemia “ha messo in luce la necessità di riorganizzare e sostenere con maggiori risorse il ruolo del territorio che avrebbe potuto arginare, soprattutto nella fase iniziale, la portata dell’emergenza evitando che questa si riversasse sulle strutture ospedaliere, impreparate ad affrontare una mole elevata di ricoveri di persone in una fase acuta dell’infezione”. “Un altro elemento su cui riflettere per il futuro – conclude – è l’organizzazione decentrata della sanità pubblica, le regioni, infatti, si sono mosse in maniera molto diversa l’una dall’altra, non sempre in armonia con il Governo nazionale”.

AgenSir
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