Sabato alle 15.30 a Rivarolo Mantovano l’ingresso di don Ernesto Marciò

Il sacerdote continuerà a guidare anche le parrocchie di Cividale Mantovano e Spineda

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Sarà a Rivarolo Mantovano il primo dei tre ingressi dei nuovi parroci in programma nel fine settimana. Ad insediarsi nella parrocchia di S. Maria Annunciata sarà don Ernesto Marciò, che continuerà a guidare anche le parrocchie di Cividale Mantovano e Spineda.

 

Programma dell’insediamento

La Messa di ingresso di don Ernesto Marciò si svolgerà nel pomeriggio di sabato 23 settembre. Alle 15.30 dall’oratorio maschile partirà la processione dei celebranti. Quindi sul piazzale della chiesa parrocchiale, alla porta di ingresso, il sindaco Massimiliano Galli rivolgerà il saluto della comunità civile. Sarà presente anche Davide Caleffi, sindaco di Spineda, di cui don Ernesto è parroco assieme a Cividale.

All’interno del tempio dedicato a S. Maria Annunciata si svolgerà dapprima il rito di immissione con la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Davide Barili. Il vescovo Antonio Napolioni, che presiderà l’Eucaristia, consegnerà quindi i segni del ministero, cui seguirà la lettura del saluto al nuovo parroco da parte di un membro del Consiglio pastorale parrocchiale. Al termine della celebrazione il saluto del nuovo parroco. Dopo la Messa è in programma un momento di convivialità al centro parrocchiale.

 

Profilo del nuovo parroco

Don Ernesto Marciò, classe 1969, originario della parrocchia di Cristo Re in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. Ha iniziato il suo ministro pastorale prima come vicario a Castelverde (1995/2002) e poi a Casirate d’Adda (2002/2010). Dal 2010 era parroco di Cividale Mantovano e Spineda. Ora mons. Napolioni gli ha affidato anche la comunità di Rivarolo Mantovano, prendendo il testimone da don Luigi Carrai che per motivi di età ha lasciato l’incarico di parroco diventando collaboratore parrocchiale nell’unità pastorale di Castelpon­zone, Motta Baluffi, Solarolo Monasterolo e Scandolara Ravara.

 

Saluto di don Marciò

Carissimi,

rendo con voi grazie a Dio per avermi fatto incontrare nel mio cammino di vita sacerdotale la vostra comunità di Rivarolo Mantovano. Mentre si avvicina il giorno del mio ingresso, colgo volentieri l’occasione che mi è stata offerta, di rivolgervi un emozionato saluto.

Sono consapevole di entrare in una comunità viva, ricca di storia e di tradizioni, che in questi anni ha sempre cercato di mantenersi fedele al dono della Parola, nella gioia condivisa della fraternità che sgorga dal mistero celebrato. Vengo con la mia storia personale, che mi ha portato fin da giovane ad abbracciare la scelta di consacrarmi al servizio della chiesa nel ministero sacerdotale. Porto il ricordo di esperienze pastorali grazie alle quali ho potuto conoscere diverse comunità parrocchiali, di cui conservo un ricordo riconoscente, ma soprattutto ho potuto più e più volte essere testimone della straordinaria potenza della misericordia gratuita del Signore che lavora nei cuori e nell’animo delle persone, anche servendosi del nostro umile ministero. Servi della Parola e testimoni della Grazia: questa, credo, è la storia di ogni sacerdote … e dunque anche la mia. Sono consapevole di accogliere il passaggio di testimone dalle mani di don Luigi, che in questi trent’anni ha servito senza mai risparmiarsi la vostra comunità. Mi auguro che il suo generoso servizio sia per me modello ed esempio a cui ispirare la mia azione pastorale, nella speranza di imitarne la stessa incondizionata dedizione. A lui auguriamo un proficuo e fecondo apostolato nelle nuove comunità alle quali il Vescovo lo ha destinato.

Vengo non da solo: porto con me due comunità, Cividale e Spineda, nelle quali ho vissuto i miei primi anni come parroco. A loro sono grato per la pazienza e l’affetto che non mi hanno mai fatto mancare. Assieme dovremo dare avvio al cammino che ci porterà nei prossimi anni alla costituzione di una nuova unità pastorale: questa è la consegna che ci ha affidato il nostro Vescovo Antonio. In molti, in questi mesi, mi hanno espresso paure, timori, preoccupazioni. Non vi nascondo che queste sono anche le mie paure e i miei timori. I motivi della scelta, credo, siano ormai noti a tutti. In questo momento mi sento semplicemente di incoraggiare tutti a mettersi in ascolto dello Spirito, per operare un sapiente e serio discernimento. Non mancheranno anche strumenti e indicazioni da parte del nostro Vescovo e della diocesi, che ci aiuteranno in questo cammino. Sicuramente è necessario cogliere la preziosità del nostro tempo, che ci incoraggia ad una profonda conversione dell’azione pastorale, affinché sia più adatta ai nostri giorni. Credo che, oltre ogni sterile campanilismo, il nostro sia il tempo dove edificare comunità che siano luoghi dove sperimentare e vivere l’esperienza del discepolato. Comunità – come ci ricorda il vangelo che stiamo ascoltando in queste domeniche del tempo ordinario –  dove, nella comunione attorno alla stessa mensa, si vive la disponibilità all’aiuto fraterno nel portare gli uni i pesi degli altri; dove ci si sente sorretti e rinfrancati nel proprio cammino, perché sostenuti da quella fraternità e sororità nella quale il peccato del fratello non è additato come scandalo, ma vissuto come occasione per ritrovare la comunione sofferente e insieme redenta. Comunità quindi che non si imbellettano per nascondere i segni delle proprie ferite, ma che si riconoscono purificate e continuamente salvate dalla grazia della Misericordia. Comunità belle non per i propri meriti, ma perché trasfigurate e rinnovate dalla Grazia. Allora, come facilmente si percepisce, pur nel mutare delle condizioni esteriori nelle quali si incarna il Vangelo, il messaggio di speranza e di gioia che esso ci consegna, non muta ma resta fedelmente lo stesso.

Il mio saluto possa giungere a voi tutti, perché tutti possano sentirsi attori e costruttori di comunione. In modo speciale, penso ai malati e alle persone sofferenti, primi edificatori della comunione: a loro chiediamo di offrire il loro dolore, silenzioso e discreto, perché sia germe fecondo di unità. Penso ai papà e alle mamme, dei quali la parrocchia ha bisogno non come fruitori fugaci degli ambienti dei nostri oratori, ma come preziosi e indispensabili interlocutori nell’azione educativa. Penso infine ai nostri giovani, immersi in un contesto sociale difficile, i più attenti ad intercettare il rinnovamento dello Spirito: a loro chiediamo di contagiarci con il loro entusiasmo e la loro voglia di novità.

In questi giorni vi esorto a affidarci vicendevolmente al Signore. Io pregherò per voi e voi ricordatevi di me. Facciamo risuonare nei nostri cuori le parole di questa antica benedizione:

Il Signore ti benedica
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace” (Num. 6, 24-26).

Con riconoscenza.

don Ernesto

 

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