Giovedì sera a Soresina l’incontro con la figlia di santa Gianna Beretta Molla

L'evento, organizzato dalla Parrocchia di S. Siro nell'ambito dei Quaresimali, era stato rinviato lo scorso 1° marzo a causa della neve

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Sarà recuperato la sera di giovedì 22 marzo, alle 20.45 a Soresina, presso il salone Mosconi del centro parrocchiale, l’incontro con Emanuela Molla, figlia ultimogenita per la quale santa Gianna Beretta Molla diede la vita. L’evento, organizzato nel contesto dei Qaresimali promossi dalla parrocchia di S. Siro, era stato inizialmente programmato lo scorso 1° marzo e poi sospeso a causa della neve.

A proclamare Gianna Beretta Molla “santa” è stato Giovanni Paolo II, il “papa del Vangelo della vita”: era il 16 maggio 2004. Medico, sposa e madre è un modello formidabile: per i fidanzati, gli sposi, i genitori. E per le donne in particolare, di cui ha incarnato e interpretato esistenzialmente il “genio femminile”. Secondo papa Wojtyla, infatti, «la donna è colei che riceve amore per amare a sua volta… e non può ritrovare se stessa se non donando l’amore agli altri» (Enciclica “Mulieris dignitatem”).

Una “caratteristica profetica”, dunque, propria della femminilità, di cui l’umanità non può fare a meno e della quale, anzi, ha assolutamente bisogno per essere “custodita nell’amore”. Scrive Giovanni Paolo II: «La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in modo speciale l’uomo, l’essere umano… Soprattutto i nostri giorni attendono la manifestazione di quel “genio” della donna che assicuri la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo!».

La “sensibilità per l’uomo in ogni circostanza”, soprattutto nella condizione di fragilità, ha caratterizzato l’intera esistenza di Gianna Beretta. Nata a Magenta (Mi) il 4 ottobre 1922, decima di tredici figli, in una famiglia profondamente cristiana, nella quale si respira il senso di Dio. Tre dei suoi fratelli si consacrano: Enrico come frate missionario; Giuseppe come sacerdote e ingegnere; Virginia come suora canossiana e medico.

Adolescente e giovane, Gianna partecipa quasi ogni giorno alla Messa. Si impegna nell’Azione cattolica, diventando anche educatrice e catechista. Nel frattempo studia all’Università di Milano e di Pavia, e nel 1949 si laurea in Medicina e chirurgia. Specializzatasi in Pediatria nel 1952, si dedica al servizio dell’infanzia a Ponte Nuovo di Magenta e a Mesero. Ha una particolare sensibilità verso i poveri e i loro bambini.

Dopo un bellissimo fidanzamento, si sposa con l’ing. Pietro Molla: il loro amore genera tre figli. Una famiglia davvero serena e felice. Gianna è entusiasta della vita: del suo matrimonio, del suo lavoro, dei suoi meravigliosi bambini. La sua spiritualità “femminile” la rende intuitiva dei problemi e dei disagi degli altri. Gianna c’è per tutti. Sempre.

Ma nei primi mesi della quarta gravidanza si manifesta un tumore all’utero: non potrà condurre a termine la gestazione. A fronte dell’assoluta necessità di asportare chirurgicamente il voluminoso fibroma Gianna impone ai medici una condizione categorica: che l’intervento non danneggi il nascituro. L’operazione salva entrambe. La gestante, tuttavia, rifiuta le terapie che potrebbero compromettere la salute della sua creatura in grembo. Affronta i sette mesi di gravidanza con grande forza d’animo e con infinita fiducia in Dio. Alcuni giorni prima del parto istruisce il marito: “Se dovete scegliere tra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – lo esigo – il bimbo. Salvate lui!”.

Il 21 aprile 1962 nasce la sua quarta bambina, Emanuela, ma inizia per Gianna un terribile Calvario che si conclude, tra indicibili sofferenze, il 28 aprile. Lascia questo mondo pregando: “Gesù ti amo, Gesù ti amo!”. Offrendo la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita.

Emanuela, la figlia per amore della quale Gianna si è immolata, sarà a Soresina giovedì 22 marzo. Una testimonianza eccezionale. Attualissima. Sulla sacralità della vita umana.

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