Quando la disobbedienza è virtù: a Soresina la storia del beato Nusser

Il martirio dell'uomo che si oppose al regime nazista raccontato dal giornalista Francesco Comina

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I Quaresimali proposti quest’anno dalla parrocchia di Soresina si sono conclusi giovedì 15 marzo, in Sala Podestà, con la presentazione della figura di Josef-Mayr Nusser. A tracciare il ritratto dell’italiano altoatesino che si rifiutò di giurare fedeltà ad Hitler è stato lo scrittore e giornalista Francesco Comina, bolzanese anlche lui, studioso appassionato del suo concittadino martire e autore di una documentata, avvincente biografia.

Il relatore ha focalizzato l’attenzione sullo sviluppo della personalità umana e cristiana di Nusser, dall’infanzia alla giovinezza, dalla militanza in Azione cattolica all’intruppamento forzato nelle “SS Combattenti”, dall’adesione ai gruppi di resistenza antinazista nel Sudtirolo fino all’immolazione di sé per essere coerente con la propria coscienza.

Ammirevole e riuscitissimo lo sforzo di Comina di ricomporre i contesti degli eventi, nella loro drammatica complessità e inevitabile problematicità: la contrapposizione tra minoranze linguistiche in Alto Adige, le faide familiari ispirate rispettivamente dalle ideologie fascista e nazista, le politiche demenziali e scientemente delinquenziali dei regimi dittatoriali in Italia e in Germania…

Di Josef-Mayr il relatore ha evidenziato la straordinaria capacità di leggere la storia, ovvero quel tempo, il suo, alla luce del Vangelo, con una lungimiranza e delle intuizioni profetiche assolutamente singolari. Fin dagli scritti giovanili, infatti, pubblicati durante il suo servizio di responsabile in Azione cattolica, risultano tre linee di consapevolezza in Nusser: l’assoluta inconciliabilità delle ideologie nazista e fascista con la fede cristiana, la pretesa idolatrica di Hitler sottintesa alla sua diabolica sete di potere, il rapporto tra “terra e sangue”, ovvero tra appartenenza etnica e diritto al territorio, cui è correlato il problema sempre latente del razzismo. Josef-Mayr capì molto meglio di altri, intellettualmente più “attrezzati” e preparati di lui – ha spiegato Comina – che la posta in gioco era enorme e coinvolgeva, a tutti i livelli, la concezione stessa dell’uomo e il futuro dell’umanità.

Il relatore non ha mancato di evincere, dalle ultime lettere di Nusser alla moglie Hildegard durante il processo e il trasferimento verso il campo di sterminio di Dachau, il conflitto interiore dello sposo e del padre tra l’invincibile amore alla famiglia (alla moglie e al figlio appena nato) e l’irriducibile esigenza morale di “prendere posizione” contro il male… sognando e volendo un mondo migliore per le generazioni a venire. Nusser, venuto meno per gli stenti e le violenze sul carro-bestiame del treno destinato a Dachau, fu sepolto a Englader: nella ricognizione dei suoi resti mortali furono trovati anche un Vangelo, un messalino e la corona del Rosario. In questi “segni” è racchiusa la radice della sua ostinata opposizione al nazi-fascismo e la fonte del suo coraggio oltre che della sua obbedienza alla coscienza. Uomini così – è stata la conclusione di Comina – non hanno il potere di cambiare immediatamente le situazioni di ingiustizia e di sopraffazione in cui vivono, ma certamente cambiano l’orientamento della storia.

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