Il vescovo Dante vescovo da 25 anni: l’invito alla Messa di ringraziamento

Con una lettera del vicario generale la diocesi è invitata alla solenne eucaristia di mercoledì 25 gennaio alle ore 18 in Cattedrale

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La Chiesa cremonese si appresta a celebrare una data estremamente significativa della vita del vescovo emerito Dante: il venticinquesimo anniversario dell’ordinazione episcopale. Mons. Lafranconi, classe 1940, infatti, è stato ordinato il 25 gennaio 1992, festa della conversione di San Paolo, nella cattedrale di Como dall’allora vescovo mons. Sandro Maggiolini affiancato dal precedessore mons. Teresio Ferraroni e da mons. Franco Festorazzi, altro comasco ordinato solo qualche mese prima e destinato alla diocesi di Ancona-Osimo. Per desiderio del vescovo Napolioni questa importante tappa del cammino umano e cristiano di mons. Lafranconi sarà particolarmente solennizzata con una Eucaristia in Cattedrale alle ore 18 di mercoledì 25 gennaio. In una breve lettera indirizzata ai presbiteri, ai membri di vita consacrata e ai fedeli laici il vicario generale, don Massimo Calvi, invita ad una partecipazione corale: «Sarà un bel momento, solenne e familiare insieme, – scrive il primo collaboratore di mons. Napolioni – nel quale la diocesi intera esprimerà nuovamente riconoscenza, affetto e stima al vescovo emerito Dante che per tanti anni ha prestato il suo generoso ministero a favore dell’intera Chiesa cremonese e nel contempo gli testimonierà la gioia per aver scelto di restare a vivere e servire il Vangelo tra noi»

Don Calvi sprona quindi «i presbiteri a fare il possibile per favorire la partecipazione di tutto il Popolo di Dio a questo evento che ci farà sperimentare ancora una volta la bellezza di sentirci Chiesa stretta intorno ai propri pastori per rendere grazie a Dio dei suoi doni. Si uniranno a noi alcuni Vescovi lombardi e una rappresentanza della diocesi di Savona-Noli».

Lettera di invito del vicario generale (pdf)

La cronaca di un giorno di festa corale

Era un sabato il 25 gennaio 1992 quando l’intera Chiesa comasca convenne nella Cattedrale di Santa Maria Assunta per partecipare a una festa davvero corale «perché un uomo semplice e schivo – sono parole del cronista del settimanale diocesano locale – faticosamente al centro dell’attenzione, è come portato all’ordinazione dalla simpatia e dalla riconoscenza di una comunità intera. Quella fatta dai presenti – legati in vario modo da vincoli di riconoscenza a don Dante – e forse ancora di più, quella assente, ricca di tanti anonimi – tra i laici come tra i preti – che hanno versato un po’ della loro tribolazione nel cuore silenzioso e paziente di questo prete capace di ascolto e di fedeltà».

A presiedere la solenne liturgia il sanguigno vescovo Alessandro Maggiolini e concelebrata da altri dieci presuli e da centinaia di sacerdoti, soprattutto quelli più giovani che ebbero in mons. Lafranconi un insegnante buono e attento. Tra i fedeli tante coppie di sposi che poterono godere della sua guida sapiente negli anni in cui fu responsabile della pastorale familiare: l’anello episcopale che proprio durante l’ordinazione fu consegnato a don Dante venne realizzato con i frammenti tratti da tante fedi nuziali.

Nell’omelia mons. Maggiolini evidenziò alcuni caratteri del Vescovo. Anzitutto il suo essere «uomo di Dio»: «Il Vescovo non può essere un burocrate o un organizzatore che si limita a seguire uno zibaldone o a produrre iniziative. È, innanzitutto un orante, un testimone di Cristo risorto. Così egli potrà comunicare una fiduciosa speranza anche nei momenti più tormentati e più bui della sua vita: la fiduciosa speranza che gli deriva dalla certezza che in Cristo le tenebre sono vinte, il peccato è redento, il male è superato».

In secondo luogo il vescovo deve essere un ministro della Parola che insegna con autorità: «Il magistero episcopale – spiegò il celebrante – non si connota come l’inseguire le fragili novità ideologiche del momento, ma come una dipendenza assoluta dalla Rivelazione divina insegnata dalla Chiesa: come l’essere “ministri della Parola”. A costo di non vedersi accogliere da chi vuole le favole del tempo, mentre ha bisogno della tenerezza di Dio che perdona e rinnova». Un autorità che si avvale del consiglio di preti e laici, ma che alla fine deve concretizzarsi in scelte e direttive chiare.

Infine il vescovo è, come gli apostoli, «mandato nel mondo»: « Deve aver cura di far giungere l’invito della salvezza a coloro che, nello stesso territorio a lui affidato, ignorano il Signore Gesù o hanno voltato le spalle, o osservano con indifferenza il Salvatore. Bisognerà subito aggiungere che a questa responsabilità è legata e assicurata una luce e una forza particolari dello Spirito».

Al termine della celebrazione mons. Lafranconi prese la parola per i ringraziamenti: «Viene spontaneo – egli disse emozionato – un grazie corale a Dio per le meraviglie da Lui compiute e di cui ci rende oggi testimoni e protagonisti. Viene spontaneo un grazie anche a tutti voi che la Chiesa di Dio mi rendete visibile. Visibile nella dignità battesimale dei figli di Dio che tutti ci accomuna; visibile nel segno della vita consacrata, religiosa e secolare, che ispira risposte radicali alla chiamata evangelica;  visibile nella fiorente realtà di tante famiglie, nuova incarnazione dell’amore di Dio e manifestazione della sua fedeltà; visibile nella grazia del ministero presbiterale che mi ricorda la gioia e la tenerezza di una cordiale fraternità vissuta finora nel presbiterio di Como e d’ora in poi nel presbiterio di Savona-Noli; visibile nell’ininterrotto slancio missionario perché tutti gli uomini possano godere di quanto noi già godiamo; visibile nella successione apostolica di cui i miei fratelli nell’episcopato mi hanno reso partecipe; visibile nell’impegno sociale di tutti i credenti e particolarmente di quanti contribuiscono col servizio nella politica a fare della società umana una convivenza pacifica e fraterna».

Significative le parole che l’allora don Oscar Cantoni, ora vescovo di Como, scrisse sulle pagine del mensile del Seminario lariano: «Ha saputo valorizzare l’arte di avvicinare le persone  con quella delicatezza rispettosa, che permette a chi parla di aprirsi con totale fiducia, ma anche disponendo di una capacità critica, che impegna il giovane ad offrirsi generosamente, ad accogliere la proposta di Cristo con radicalità, senza sconti e mezze misure. Sono molte le persone che hanno potuto avvalersi di don Dante per la direzione spirituale o che hanno ascoltato i suoi insegnamenti nei molteplici incontri». Significativa la conclusione dell’articolo di cronaca dell’ordinazione: «Ti perdiamo, caro don Dante. Beato chi ti trova».

Photogallery del 25 gennaio 1992

Biografia di mons. Dante Lafranconi

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