Papa Francesco: Santa Caterina da Siena, aiuto per l’unità della Chiesa

Nella Messa a Santa Marta, il Papa ricorda Caterina da Siena, nel giorno della memoria liturgica, pregando per la Chiesa, l'Italia e l'Europa

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Emblema dell’unità della Chiesa, capace con la forza della preghiera di cambiare il corso degli eventi, luce ancora oggi a cui guardare per illuminare l’Europa e l’Italia, percorse da momenti difficili. Papa Francesco, all’inizio della Messa del mattino a Casa Santa Marta, ha ricordato l’odierna festa di Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, dichiarata 80 anni fa da Pio XII “Patrona d’Italia” e da Giovanni Paolo II, nel 1999, “Compatrona d’Europa”.

Oggi è la festa di santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa. Lei ha lavorato tanto per l’unità della Chiesa, pregava tanto, lavorava tanto. Preghiamola per la Chiesa, che aiuti l’unità della Chiesa, che aiuti l’Italia in questo momento difficile e che aiuti l’unità dell’Europa.

Papa Francesco su Santa Caterina da Siena, Casa Santa Marta 29-04-2019

 

Unità della Chiesa

Francesco mette in luce dei tratti della santa che a lui sono molto cari. Il richiamo, ad esempio, all’unità della Chiesa è più volte risuonato nel suo Magistero. Solo nello scorso mese di ottobre aveva invitato a pregare il Santo Rosario, ogni giorno, per chiedere alla Vergine Maria e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo che mira a dividere la comunità cristiana. Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, il 12 settembre 2016, il Papa aveva messo in guardia dal pericolo delle divisioni interne sempre a causa del male:

E le divisioni nella Chiesa non lasciano che il Regno di Dio cresca; non lasciano che il Signore si faccia vedere bene, come è Lui. Le divisioni fanno sì che si veda questa parte, quest’altra contro di questa, contro di… Sempre contro! Non c’è l’olio dell’unità, il balsamo dell’unità. Ma il diavolo va oltre, non solo nella comunità cristiana, va proprio alla radice dell’unità cristiana. 

 

Italia, momento difficile

L’altro richiamo di Francesco riguarda l’aiuto che Santa Caterina può dare “in un momento difficile” per l’Italia. Nell’incontrare il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella al Quirinale, il 10 giugno 2017, Francesco aveva messo in luce le criticità che molti italiani incontrano e alle quali ancora oggi è necessario dare risposte, tra queste il lavoro, le politiche famigliari e l’accoglienza ai migranti.

Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità. È necessaria un’alleanza di sinergie e di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo, l’insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo.

 

Europa unita

Nel cuore di Francesco anche la “vecchia” Europa, sempre più frammentata, percorsa da nazionalismi in cui si è persa la “memoria della fatica”: così aveva detto il 24 marzo 2017, ricevendo in Vaticano i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea nel 60.mo anniversario della firma dei Trattati di Roma.

In un mondo che conosceva bene il dramma di muri e divisioni, era ben chiara l’importanza di lavorare per un’Europa unita e aperta e la comune volontà di adoperarsi per rimuovere quell’innaturale barriera che dal Mar Baltico all’Adriatico divideva il continente. Tanto si faticò per far cadere quel muro! Eppure oggi si è persa la memoria della fatica. Si è persa pure la consapevolezza del dramma di famiglie separate, della povertà e della miseria che quella divisione provocò. Laddove generazioni ambivano a veder cadere i segni di una forzata inimicizia, ora si discute di come lasciare fuori i “pericoli” del nostro tempo: a partire dalla lunga colonna di donne, uomini e bambini, in fuga da guerra e povertà, che chiedono solo la possibilità di un avvenire per sé e per i propri cari.

 

Fede incrollabile

Santa Caterina da Siena era stata già citata da Papa Francesco all’udienza generale del 29 aprile 2015, avendone ricordato la vita come esempio per superare le difficoltà della vita, per affidarsi al Signore senza paura, auspicando di vedere nella mistica la forza di non tacere, nemmeno con i potenti.

Oggi celebriamo la festa di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia e d’Europa. E salutiamo con un applauso la nostra Patrona! La sua esistenza faccia comprendere a voi, cari giovani, il significato della vita vissuta per Dio; la sua fede incrollabile aiuti voi, cari ammalati, a confidare nel Signore nei momenti di sconforto; e la sua forza con i potenti indichi a voi, cari sposi novelli, i valori che veramente contano nella vita familiare.

 

Da analfabeta a mistica

Ventitreesima figlia del tintore Jacopo Benincasa e di monna Lapa Piacenti, Caterina nasce a Siena nel popolare rione di Fontebranda, nella contrada dell’Oca, il 25 marzo 1347. Semianalfabeta, già a 12 anni la vollero dare in sposa ma si oppose, entrando da adolescente nell’ordine domenicano delle “Mantellate”, dedite ad opere di carità e alla preghiera. Pur avendo imparato a leggere e a scrivere, preferì sempre dettare le sue profonde riflessioni culminate nel “Dialogo della Divina Provvidenza”, terminato nel 1378, due anni prima della morte. Mistica di grande spessore, voce forte per potenti e alti dignitari, si spese per la pace in Europa e perché il papato da Avignone tornasse a Roma. Morì nella capitale a soli 33 anni, nel 1461 venne canonizzata da Papa Pio II.

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