Oltre 17 milioni di europei usa droga. Don Codazzi: “Non stanchiamoci di educare”

Una riflessione del responsabile del servizio diocesano per il disagio giovanile sui risultanti della relazione europea 2016 sull'uso dei stupefacenti

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Cannabis sempre più potente e diffusa. In tutto 17,8 milioni di consumatori. È lei la droga più usata in Europa. Ma crescono anche le nuove droghe e c’è un nuovo boom dell’ecstasy e della cocaina. Il picco dei consumi di cannabis in Francia, dove la usano 4 adulti su dieci. Poi Danimarca e Italia con un terzo degli adulti consumatori abituali. In tutta Europa si calcolano 88 milioni di persone che hanno provato sostanze illecite nel corso della loro vita.

È allarme per il contenuto delle sostanze stupefacenti che circolano nel mercato europeo: la purezza o la potenza della maggior parte delle droghe sono elevate o in aumento. Il mercato della droga è inoltre più complesso: oltre alle droghe tradizionali, infatti, i consumatori hanno a disposizione nuove sostanze e sta prendendo sempre più forza lo spaccio on-line. Crescita delle morti per overdose, delle persone sottoposte a trattamento, della spesa sociale e sanitaria….

Sono i principali elementi che emergono dalla Relazione europea 2016 sulla droga, elaborata dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. Sembra un bollettino di guerra che lascia poche speranze. La breve riflessione non vuole entrare nei dettagli del Rapporto UE e, allo stesso tempo, non deve sembrare “ideale”. Ci sono azioni che devono essere poste in essere da subito e altre che hanno bisogno di una visione molto a lungo termine.

 

La complessità e la ricerca di senso

Gli adolescenti e i giovani sono estremamente provocatori nelle nuove frontiere delle relazioni, come anche in una visione molto cinica dei temi legati al “consumare”, non solo sostanze ma sempre e comunque tutto ciò che fa parte del vivere. Questo mette in luce, con le loro, anche le nostre criticità di adulti. Ora ci si spinge a livelli sempre più delicati di libertà e di piacere.

È difficile per chiunque affrontare la complessità della vita. In particolare questo risulta essere per l’adolescente e per il giovane, che, a ragione, fatica a guardare al futuro con uno sguardo di speranza. Inoltre, l’assenza di un respiro alto e spirituale della vita e la tendenza a considerare vero solo ciò che è emozione, porta all’esaltazione dell’esperienza a tutti i costi.

Questo è comunicato costantemente dagli adulti: l’esaltazione dell’aumento dei consumi come criterio di “salvezza” per il mondo, come pure, nello specifico, l’uso smodato di psicofarmaci e antidepressivi, del viagra, della pillola per non fumare e quella per dimagrire, ecc.

Le nuove droghe (v. ecstasy) rispecchiano in acuto ciò che è presente come malattia nella nostra società; sono dette empatizzanti perché propongono un’esperienza pura di consumo, che esalta gli aspetti euforici dello stare insieme e del piacere, andando a riempire spazi di vuoto incolmabili di assenza di significati e di capacità di relazioni della società contemporanea.

 

Cosa fare?

Come sempre dobbiamo dire che non esistono ricette, se non quella di diventare persone in grado di interrogarci e di recuperare alcuni limiti, sapendo che alcuni ormai sono stati infranti (deve essere la specialità dell’uomo) e non si ritorna più indietro!

Ogni nuova “trasgressione di un limite”, può solo cercare di essere recuperata con un faticoso lavoro all’interno degli “schemi di senso” che restano validi, ma che poi vanno incarnati nell’esistenza di ciascuno (che difficile vivere!!). Le provocazioni che la vita ci porta (anche attraverso i figli) fanno di noi l’uomo che si interroga continuamente, come da millenni, sul tema di ciò che è bene e ciò che è male. Rinunciare a questa domanda sarebbe pericolosissimo, come rispondere che ognuno decida ciò che gli sembra giusto. Vorrebbe dire rinunciare a vivere e questo non solo per i giovani.

In questo dovrebbe aprirsi una vera solidarietà tra generazioni e non solo un rinfacciarsi reciproco; come dovrebbero aprirsi occasioni concrete di educazione da vivere insieme ai ragazzi (oggi siamo tutti esasperatamente di corsa….ma quanta nostalgia del “tempo perso” in oratorio a fare “due tiri a calcetto” o a pallavolo o seduti su una panchina); come anche il riconoscere che il “male di vivere” porta ad errori e frustrazioni, che possono però essere affrontate.
In fondo, se ciò che noi adulti proponiamo è solo l’ennesimo consumo, perché dannarsi tanto?

Questa sfida interpella tutti noi, per sostenere gli adolescenti e i giovani nella continua ricerca di un’autentica felicità, ma ha bisogno di tempi, di scelte e di rinunce: spesso incontra fatiche e fallimenti, come anche riprese e successi. È onesto dire che parecchi giovani, pur passando attraverso esperienze negative, hanno recuperato volontà di ricerca, di significati profondi; altri, purtroppo, non hanno saputo o voluto fare questo passo, finendo con l’adattarsi alla mediocrità o, peggio ancora, all’uso indiscriminato di più sostanze. È fondamentale educare e non smettere di educare; così come si cresce nella fede, nella libertà, nell’affettività, così è importante che noi adulti (e specialmente i genitori), prestiamo molta attenzione al tema dei consumi.

Come pure è indispensabile affrontare il momento di crisi per ristabilire una relazione significativa: sta all’educatore o al genitore, capire fino a che punto l’uso di sostanze (anche l’alcool) sono state un momento isolato nel percorso di crescita, oppure qualcosa di più: il ragazzo potrebbe, dopo qualche tentativo di autogiustificazione, accettare anche la fermezza e la severità, a patto che sia dentro una relazione significativa e se intuisce che, gradualmente, può intraprendere un percorso di qualità della vita.

Ma per fare questo è necessario recuperare l’importanza di un afflato spirituale e forse anche sociale, cioè proporre qualcosa di grande, per cui valga la pena vivere e non lasciarsi vivere: ma questo non riguarda sia i giovani che gli adulti?

don Pier Codazzi
Responsabile del Servizio diocesano
per il disagio giovanile

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