Nella Giornata contro l’Aids il Vescovo a Casa della Speranza

La Casa, inaugurata nel 2001, accoglie in regime residenziale fino a dieci persone con particolari necessità di assistenza riabilitativa specialistica a valenza socio-sanitaria e due in regime diurno

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Nel pomeriggio di giovedì 1° dicembre, nell’ambito della Giornata mondiale contro l’Aids, il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla Casa della Speranza di Cremona, dove ha incontrato gli ospiti, gli operatori e i volontari della struttura gestita dalla Caritas diocesana.

Un incontro iniziato con le scuse del Vescovo che, dopo la prima visita alla Casa all’indomani delle sua ordinazione episcopale, non era ancora riuscito a tornare. Colpa della «episcopite», ha scherzato mons. Napolioni guardando a quella malattia che colpisce i vescovi impedendo loro di fare molte cose che vorrebbero a motivo dei tanti impegni istituzionali. Da qui una promessa: una nuova visita, magari quasi a sorpresa, per poter meglio condividere la quotidianità di questa casa.

E proprio guardando al vissuto di ogni giorno, il Vescovo ha voluto dire grazie a tutti coloro che, a diverso modo, realizzano questa Speranza. Oltre al personale sanitario, assistenziale ed educativo e alle due Suore Catechiste di Sant’Anna, suor Margret e suor Rani, che garantiscono una presenza continuativa in questa casa alloggio, il Vescovo ha ringraziato anche i tanti volontari e amici che frequentano questi ambienti.

Napolioni ha quindi lasciato la parola proprio agli ospiti della Casa, che hanno aperto il loro cuore raccontando le proprie storie. Storie di chi si era visto prospettare una aspettativa di vita di massimo 24 ore o una settimana e invece dopo molto più tempo è qui a raccontarlo. Storie di chi ha rischiato la paralisi e, invece, proprio grazie alle cure ricevute a Casa delle Speranza ora è pronto per tornare dai propri familiari in modo autonomo. Storie di tenacia e incoraggiamento vicendevole. Ma anche storie di emarginazione e solitudine, per una malattia ancora troppo poco conosciuta.

Proprio in questo senso Caitas diocesana ha aderito al progetto di Caritas Italiana “La lucerna nella nebbia”: una campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione sul tema Aids che in due anni è entrato in diverse parrocchie, incontrando giovani e adulti e rompendo il muro di silenzio che aleggia intorno a questa tematica.

Perché se parlare di Aids e Hiv è “fuori moda”, purtroppo, invece, ancora attualissima è la malattia. Basti pensare che in Italia nel 2015 sono state registrate 3.444 nuove diagnosi di Hiv, collocando l’Italia al 13° posto tra le nazioni dell’UE.

Oggi la Casa accoglie in regime residenziale fino a dieci persone con particolari necessità di assistenza riabilitativa specialistica a valenza socio-sanitaria e due in regime diurno. Si tratta di una struttura “mista”, dove trovano assistenza uomini e donne di tutte le età e provenienze, italiane e non.

Persone comuni, uomini donne e giovani ragazzi che a un certo punto della loro vita hanno trovato sul loro cammino (senza sapere come gestirlo) il virus dell’Hiv: chi per motivi di tossicodipendenza, chi per episodi di malasanità, chi a causa di rapporti sessuali non protetti (proprio quest’ultima è oggi la motivazione maggiore di contagio).

L’incontro è stato introdotto dal direttore di Caritas Cremonese, don Antonio Pezzetti, che ha ricordato l’origine della Casa, nata come frutto del Grande Giubileo del 2000 e inaugurata l’anno successivo, nella Giornata mondiale del malato.

Presente Cristiano Beltrami, vicedirettore della Caritas e responsabile della Casa, gli operatori coordinati da Sebastiano Auteri, i medici Giuseppe Carnevali e Donatelli Parentini e il diacono permanente Mario Mantovani, psicologo della Casa che è stato festeggiato nel giorno del suo compleanno.

Non mancavano neppure in rappresentanza di Comune e Provincia, Luca Burgazzi e Rosolino Azzali. Così come, impossibilitati a essere presenti, hanno fatto giungere il proprio saluto il dott. Angelo Pan, responsabile del Reparto Infettivi del Maggiore, e il consigliere regionale Carlo Malvezzi.

Insieme alle due suore che risiedono nella Casa non mancavano neppure le altre religiose dell’Istituto indiano presenti in città insieme alla madre generale per l’Italia e alcune suore del Consiglio generale che in questi giorni si trovano in Italia.

L’incontro, dopo la preghiera con il Vescovo, è proseguita in modo informale con una merenda con tanto di taglio della torta, canzoni e momenti di amicizia.

Quindi l’arrivederci al 21 dicembre, quando il vescovo tornerà per presiedere la Messa natalizia per gli ospiti di Casa Speranza e della vicina Casa d’Oro.

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