Napolioni ai giornalisti: «Preziosi e pericolosi»

L'incontro di martedì 24 gennaio tra il vescovo Antonio e gli operatori della comunicazione nella festa di san Francesco di Sales

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«Preziosi e pericolosi». Così il vescovo Napolioni, con quel tono scherzoso che gli è congeniale, ha definito i giornalisti e gli operatori della comunicazione durante il tradizionale incontro promosso dal’ufficio per le comunicazioni sociali nella festa patronale di san Francesco di Sales. Martedì 24 gennaio, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, si sono radunati diversi operatori della carta stampata, della televisione e del web per riflettere sul messaggio di papa Francesco dal titolo: “Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo [leggi il testo].

A fare gli onori di casa l’incaricato diocesano per le comunicazioni sociali, don Enrico Maggi, che ha introdotto l’incontro e presentato gli ospiti: oltre a mons. Napolioni era presente al tavolo dei relatori il cremonese Giacomo Ghisani, vicedirettore della Segreteria per le comunicazioni della Santa Sede. A lui, figlio di Giuseppe Ghisani, firma storica del quotidiano La Provincia e apprezzato scrittore, è stato chiesto di commentare il messaggio papale, forte anche della sua esperienza nel mondo mediatico vaticano fin dal 1997, quando fu chiamato a lavorare nell’ufficio legale della Radio del Papa.

Introduzione di don Maggi

 

Mons. Napolioni, nel suo intervento durante la preghiera iniziale, ha invocato una sana contaminazione tra gli operatori professionisti e quelli volontari: «I primi – ha spiegato – vivano il loro lavoro anche come servizio; i secondi, invece, cerchino di metterci sempre molta professionalità anche se per loro non è un lavoro vero e proprio». E dopo la battuta del «preziosi e pericolosi» ha provocatoriamente chiesto di essere coscienti delle proprie fragilità, soprattutto in questo tempo di esagerata velocità e di confini sempre più labili tra chi è comunicatore e chi è utente: «Oggi con un click tutti possono diventare produttori di notizie». Si vive, cioè,  un tempo di grande competizione che può – come ogni aspetto della vita – diventare un’opportunità o un rischio grave.

Da qui l’invito ad attenersi sempre alla realtà delle cose e a rimotivare sempre la scelta di una professione tanto delicata e così attinente al bene comune: «Domandatevi spesso: “Perché devo raccontare?”. E solo dopo: “Come devo raccontare?”. Prima del come c’è sempre il perché: cioè occorre che sia sempre chiaro lo scopo che ci spinge ad intraprendere l’attività giornalistica».

Il vescovo Antonio ha quindi spronato a una «comunicazione pacifica», non perché «edulcorata, ma perché continuamente tesa alla comunione». Il lavoro del giornalista non deve avere come centro propulsore la ricerca del consenso o la conquista del potere, ma la costruzione di una società aperta, libera e coesa. Infine un accenno al discorso di Papa Francesco ai giornalisti del 22 settembre 2016 dove si dice che è necessario «arrivare il più vicino possibile alla verità dei fatti e non dire o scrivere mai una cosa che si sa, in coscienza, non essere vera».

Intervento del vescovo Napolioni

 

Giacomo Ghisani, pur non essendo giornalista, da circa vent’anni si muove nel mondo della comunicazione vaticana e sta collaborando alla revisione di tutto il comparto. Un progetto ambizioso e necessario, data la vastità dei mezzi in uso alla Santa Sede, che si è già concretizzato nella costituzione della Segreteria per le comunicazioni che associa in sé diversi altri organismi, come il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Ghisani si occupa in modo particolare del settore amministrativo, rimanendo anche responsabile dell’ufficio legale della Radio Vaticana.

Il suo intervento è iniziato con un ricordo personale, quando il suo papà Giuseppe lo portava nella redazione del quotidiano La Provincia: «Il momento più bello era la notte quando dalla tipografia usciva l’odore del piombo, perché una volta i giornali si facevano con le lastre di piombo!». «Una modalità di stampa che ha creato anche un proverbio: “Parole pesanti come piombo” – ha ricordato il giovane relatore -. Oggi con l’avvento del digitale le parole restano sempre pesanti!».

Attingendo abbondantemente dal messaggio di Papa Francesco, Ghisani ha ricordato che i mezzi della comunicazione, soprattutto quelli di respiro locale, hanno un ruolo di prossimità e di accompagnamento quotidiano dei lettori in vista di una loro più consapevole e attiva presenza nella società. Quindi l’invito forte a non ridurre gli eventi degli uomini e del mondo a pura cronaca, ma a farli diventare una vera e propria storia di relazioni nella consapevolezza che quando si racconta in maniera corretta e rispettosa delle persone si crea sempre una comunità: «all’opposto c’è il chiacchiericcio così tante volte stigmatizzato da Papa Francesco, un fenomeno che frammenta e divide». Quella del giornalista è dunque un servizio al bene comune, un contributo decisivo alla crescita individuale, sociale e comunitaria.

Poi l’invito a presentare la realtà con occhiali interpretativi giusti che non concedano al male un ruolo da protagonista, ma che cercano di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia. Fonte di ispirazione per il Papa può e deve essere il Vangelo che legge la morte di Gesù non come mero fatto di cronaca , ma come un evento inserito in una storia più grande, una storia che nell’amore trova linfa e speranza: «In questa luce ogni nuovo dramma che accade nella storia del mondo diventa anche uno scenario di una possibile buona notizia, dal momento che l’amore riesce sempre a trovare la strada giusta della prossimità».

Infine lo sprone a utilizzare il metodo della narrazione, come ha fatto Cristo attraverso l’uso di metafore e parabole e come fa abbondantemente Papa Francesco -, una vera e propria forma di «misericordia che lascia all’ascoltatore lo spazio di libertà per accoglierla e riferirla anche a sé stesso».

Relazione di Giacomo Ghisani

 

Nel successivo dibattito mons. Napolioni ha ribadito la necessità di evitare inutili allarmismi o di scadere sempre e comunque nella morbosità delle notizie negative – esempio eclatante la situazione nelle zone terremotate -, ma di proporre anche soluzioni e di guardare al positivo. I media, infatti, non devono mai mancare nel loro ruolo educativo e anche quando danno conto di polemiche e diatribe, soprattutto politiche, devono sempre garantire il rispetto e la pacatezza.

Risposte al dibattito

 

L’incontro si è concluso con un momento fraterno nei locali del Centro pastorale diocesano.

Photogallery dell’incontro

 

Profilo del relatore

Giacomo-GhisaniNato a Cremona nel 1969 – figlio di Giuseppe Ghisani, noto giornalista e scrittore originario di San Daniele Po – Giacomo Ghisani si è laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1995, conseguendo il dottorato in Diritto Canonico nel 2007 presso la Pontificia Università Lateranense in Roma. Dal 1997 lavora alla Radio Vaticana.

Attualmente ricopre l’incarico di vicedirettore generale della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede. Già responsabile delle Relazioni internazionali e Affari legali della Radio vaticana e membro del Consiglio di amministrazione del Centro televisivo vaticano, dal 1° marzo scorso ricopre anche l’incarico “ad interim” di legale rappresentante e responsabile dell’Ufficio amministrativo della Radio Vaticana.

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