Mons. Napolioni: «I religiosi ricordano la sfida a diventare una cosa sola»

Il 2 febbraio alle Figlie di S. Camillo Messa del vescovo Antonio nella Giornata per la Vita consacrata

image_pdfimage_print

Si è celebrata anche a Cremona, alla presenza del Vescovo e dei religiosi della diocesi, la Giornata mondiale di preghiera per la Vita consacrata. L’appuntamento è stato nel pomeriggio di giovedì 2 febbraio presso la casa di cura Figlie di S. Camillo, scelta quest’anno come luogo di ritrovo data la ricorrenza del 125° anniversario dell’Istituto, fondato dai beati padre Luigi Trezza e madre Giuseppina Vannini.

Ad accogliere il vescovo Napolioni suor Gabriella Marzio, la madre superiora della clinica di via Fabio Filzi, aperta nel 1927 e che negli anni ha visto consolidare la propria presenza in città con una sempre maggiore offerta di servizi sanitari. Circa una quindicina le suore che attualmente operano nella casa di cura, a cui se ne aggiungono altrettante anziane.

La celebrazione, animata con il canto dal coro della clinica, ha visto la presenza anche del vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha conclebrato l’Eucaristia insieme a diversi sacerdoti. Presente in particolare il delegato episcopale per la Vita consacrata, don Giulio Brambilla, il responsabile CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori), il camilliano padre Virginio Bebber, e il parroco di S. Ambrogio, don Carlo Rodolfi. Accanto ai sacerdoti diocesani anche i religiosi. Alla Messa ha preso parte anche l’intera comunità del Seminario.

Proprio don Brambilla ha introdotto la celebrazione, ricordando il senso di questa Giornata, vissuta in comunione con i due monasteri di clausura presenti in diocesi: quello Domenicano di Cremona e quello della Visitazione di Soresina.

La celebrazione è iniziata con la benedizione delle candele, secondo la consuetudine della Candelora, del 2 febbraio, festa della presentazione del Signore al tempio.

Gremita la chiesa, in particolare di consacrati. Il numero maggiore era naturalmente quello delle religiose, che in diocesi sono presenti con ben 23 istituti. Presenti anche i membri degli Istituti secolari, maschili e femminili. Un «caleidoscopio – ha sottolineato il Vescovo nell’omelia – ricco di storia e di santità», «necessario alla vita della Chiesa» proprio perché variegato nei carismi: dalla preghiera alle opere di assistenza, dall’impegno nell’educazione alla missione vera e propria, senza dimenticare neppure le forme di consacrazione più nascoste.

Non solo un «dono», ma una necessità, ha detto mons. Napolioni, ricordando la bellezza della Vita consacrata.

Poi un’immagine: quella del tavolino a tre gambe, tutte necessarie per tenerlo in piedi. Così sono i ministri, i laici e i consacrati nella Chiesa. Ma così è anche nella vocazione: dove la volontà di Dio e il discernimento della Chiesa non possono fare nulla senza l’adesione personale.

Rifacendosi poi alla pagina evangelica, mons. Napolioni ha ricordato come nessuna vita sia estranea a Dio: ogni persona che nasce è davvero figlia di Dio, creata a sua immagine, in un grande disegno d’amore. Ecco allora la giornata della Candelora: la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo.

Incontro che è sempre possibile. Anche in un contesto come quello di oggi, molto frammentario, senza identità. Eppure anche in questa società liquida ci può essere spazio per la conversione e vocazione.

«Tocca a noi, che già abbiamo ricevuto la chiamata, ne siamo testimoni, ne siamo narratori ed educatori – ha detto il Vescovo – sperimentare che il Signore è sempre all’opera nella nostra vita». E ha concluso: «Siamo gli uni per gli altri il tocco di Dio, il sacramento del Signore, il luogo di questa rinnovata presentazione del Signore e di questo vivo incontro. La comunità. La Vita consacrata ricorda alle famiglie, alla Chiesa e alla società la sfida di diventare una cosa sola».

La Messa è proseguita con il rinnovo delle promesse religiose. Quindi dopo le Comunioni una suora camilliana ha recitato la preghiera per il 125° delle Figlie di S. Camillo

Quindi ha preso la parola la delegata diocesana dell’USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia), madre Giuliana Arsuffi, che ha presentato le religiose (e un religioso) che quest’anno festeggiano un particolare anniversario. Tutte loro, dopo una particolare benedizione, hanno ricevuto dal Vescovo un ricordo della Giornata.

Nell’occasione è stato ricordato anche il primo anniversario di ordinazione episcopale del vescovo Napolioni e il 25° di ordinazione episcopale di mons. Lafranconi.

 

Photogallery

 

Anniversari religiosi

25°: suor Oliva Brambilla, suor Maria Luisa Ciceri, suor Gabriella Marzio, suor Marinella Severgnini.

50°: madre Annamaria Longoni, suor Ruth Kizakkumthala, suor Lorenza Martinelli, suor Giuseppina Martinelli, suor Mariangela Sottocornola, suor Angela Ronchi, suor Franca Zozzo, padre Francesco Pesenti.

60°: suor Francesca Barbieri, madre Ilaria Capelli, suor Renata Cibolini, suor Daniela Cavenaghi, suor Benvenuta Foglia, suor Matilde Locatelli, suor Alda Maggi, suor Eugenia Martinelli, suor Andreina Mazza, suor Claudia Ruggeri.

70°: suor Lucia Cremona, suor Virgina Gargantini.

75°: suor Alfredina Zambelli.

 

I religiosi in diocesi

in diocesi di Cremona sono presenti circa 380 consacrati. Il numero più consistente è quello delle suore (circa 300 suddivise in 23 Istituti), cui sono da aggiungere le 22 monache dei monasteri di clausura: quello Domenicano di Cremona e quello della Visitazione di Soresina. Vi sono poi 23 consacrate aderenti ad associazioni pubbliche religiose.

I religiosi sono una trentina (di cui 24 presbiteri): sono Francescani, Barnabiti, Camilliani e Monfortani.

Presenti, infine, 9 Istituti secolari: 8 femminili e 1 maschile.

 

Le Figlie di S. Camillo a Cremona

Il primo Istituto delle “Figlie di San Camillo” nasce in una piccola casa nel centro di Cremona.
Nel 1927 le Camilliane, sentendo l’esigenza di mutare in parte l’opera di assistenza, scelgono la più ampia sede di via Fabio Filzi, dove operano tuttora.

All’inizio pensionato per persone anziane e sole, la struttura diviene poi, a partire dal 1946, una casa di cura polispecialistica, la prima struttura privata a Cremona che stipula con l’ex I.N.A.M. e altre casse mutua convenzioni per il ricovero di malati.

Nel 1999 la casa di cura ha raggiunto alti livelli di comfort alberghiero, di assistenza e cura sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Facebooktwittermail