Mons. Napolioni: «Csi: Chiesa e società insieme»

Venerdì 16 dicembre celebrato a Cremona dal Vescovo il Natale dello sportivo promosso dal CSI

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“No limits?! – Quando lo sport conta davvero”. Questo il significativo slogan e filo conduttore del tradizionale incontro natalizio del mondo sportivo con il Vescovo. Il primo per mons. Antonio Napolioni, che ha voluto continuare la felice tradizione promossa dal CSI di Cremona. L’appuntamento è stato nella serata di venerdì 16 dicembre a Cremona, nella chiesa della Beata Vergine di Caravaggio.

Ad aprire la celebrazione, dopo il lucernario, il saluto del presidente provinciale del CSI, Claudio Ardigò, che per il suo augurio ha ripreso le parole del vescovo Napolioni durante i funerali di don Giampaolo Rossini, a lungo consulente ecclesiastico del CSI: «il suo operato è gioia». «Gioia con la quale – ha affermato Ardigò, visibilmente commosso – dovremmo affrontare quotidianamente le proposte formative ed educative che proponiamo».

La celebrazione, una riflessione su elementi positivi e negativi che riguardando il mondo delle sport attraverso le cinque lettere che compongono la parola, è quindi proseguita con le testimonianze video di tre giovani atleti che hanno sperimentato e sperimentano lo sport non solo come risultato, ma anche come limite che racconta il proprio vissuto umano; vere e proprie  provocazioni al mondo agostinisco sul senso del “limite educativo” che spesso viene rimosso. Dopo il portiere cremonese Lorenzo Ferrari, classe 1996, cresciuto nelle giovanili del Milan attualmente nella rosa della A.C. Rimini 1912, la parola è passata a Maria Bresciani alla quale la sindrome di Down non ha impedito di diventare campionessa mondiale di nuoto. E ancora il pluricampione del mondo canottiere bissolatino Andrea Cattaneo.

Iniziando la propria riflessione il Vescovo, riprendendo il “gioco” delle lettere, ha voluto dare nuovo significato all’acronimo Csi: «Chiesa e società insieme». E ancora: «Chiesa e società in Italia». Poi guardando al tema del limite ha sottolineato come esso non impedisca la vittoria, anzi renda ancor più possibile la vittoria di tutti proporzionalmente alle forze di ciascuno.

«Anche nella prove più difficile – ha continuato il Vescovo – c’è da essere sportivi». Un termine, quest’ultimo, da non confondere con la superficialità, quanto piuttosto la capacità di avere una marcia in più. Identificata nelle cinque lettere di sport. Anzitutto “S” come il Signore che fa dire di sì alla vita. Quindi “P” come potenza, primi e il di più che fa più bella la vita. Poi la “O” di osare ogni giorno «la nostra vita, la nostra responsabilità e quel pezzetto di gioco di squadra». E ancora la “R” di risultati, riuscita, realizzazione di sé e ridendo di sé, senza il rischio di prendersi talmente sul serio da montarsi la testa. E qui un chiaro avvertimento al CSI per uno sport che deve brillare per serenità. Infine la “T” di tutti: sport per tutti e con tutti.

Infine l’augurio che «la Chiesa e la società sappiano ascoltare il bisogno forte di una vita giocata così» e «perché gli sportivi sappiano affrontare grandi sfide». Nella consapevolezza che «la quadra di Dio è fatta di quei piccoli che con lui portano avanti il mondo».

La veglia, che è stata animata con il canto dal coro parrocchiale della Beata Vergine di Caravaggio, ha visto la presenza, oltre del Comitato provinciale del CSI, di allenatori, dirigenti e atleti di varie società. Presenti anche il presidente della Provincia Davide Viola e il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

Al termine della serata ha preso la parola il consulente ecclesiastico del CSI, don Paolo Arienti, che ha augurato di rinsaldare sempre maggiormente gli anelli della catena educativa, portando a tutti la luce ricevuta e raccontando uno sport a lettere maiuscole.

L’occasione anche per ufficializzare il gemellaggio con le zone terremotate dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, invitando instaurare con fantasia un legame che potrà consolidarsi in molteplici modi.

Infine l’omaggio al vescovo del libro “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia e un cesto natalizio.

Prima della benedizione finale l’invito del Vescovo al necessario riposo durante le prossime festività per ritrovare la forza a essere lampada che arde.

La serata si è quindi conclusa in oratorio con gli auguri di Natale.

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