Mons. Lafranconi a S. Agostino: «Costruire ponti di pace»

Il 31 dicembre il Vescovo emerito di Cremona ha presieduto in città la tradizionale Messa di fine anno

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Costruire ponti di pace. Questo l’invito rivolto dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, durante la tradizionale Messa di fine anno celebrata nella chiesa di S. Agostino in città. Lo spunto, rileggendo l’anno trascorso, dalle parole, i gesti e le scelte di Papa Francesco. Poi uno sguardo fiducioso al futuro, nella consapevolezza che il tempo ha sbocco nell’eternità.

La celebrazione ha avuto luogo come consueto nel pomeriggio del 31 dicembre nella chiesa di S. Agostino, a Cremona. Accanto a mons. Lafranconi c’erano l’amministratore parrocchiale don Mario Binotto, il collaboratore don Pier Altero Ziglioli e mons. Ruggero Zucchelli, residente in parrocchia. Presente anche il rettore del Seminario, don Marco d’Agostino, e don Cristino Cazzulani, collaboratore delle parrocchie di S. Agata e S. Ilario, con cui S. Agostino è stata chiamata a collaborare. Ha servito all’altare il diacono permanente Franco Margini. I ministranti sono stati coordinati dai due seminaristi di Cremona: Andrea Bassani e Francesco Tassi.

La celebrazione, come ha sottolineato mons. Lafranconi aprendo la liturgia, si è svolta in comunione spirituale con la 50esima Marcia per la pace, in programma in contemporanea a Sotto il Monte (Bg) alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

Nell’omelia mons. Lafranconi si è anzitutto provocatoriamente interrogato sul senso di cantare il Te Deum in ringraziamento a Dio al termine di un anno segnato da tante sofferenze. Un significato che si può rintracciare solo cogliendo il fatto che non tutto si chiude nel tempo, ma si apre all’eternità, grazie alla venuta di Dio nel mondo. Allora diventa motivo di speranza e anche ragione per vivere, pur negli sconvolgimenti della vita personale e della storia.

Guardando quindi all’anno che si sta per chiudere, il Vescovo emerito ha voluto cogliere un particolare aspetto: la necessità di costruire ponti. Lo ha fatto riferendosi a Papa Francesco: alle sue parole, ai suoi gesti e alle sue scelte. E in questo senso ha ricordato il significato della Marcia per la pace e del ritrovo mondiale dei giovani promosso dalla comunità di Taizé.

Mons. Lafranconi ha declinato il «bisogno di costruire ponti» nella concretezza quotidiana, che deve essere caratterizzata da «stima reciproca e collaborazione vera», sempre rispettosa della dignità umana. Ponti da costruire tra nazioni e continenti, ma prima di tutto nella vita di ogni giorno: in famiglia, tra colleghi, nelle relazioni. Strade a volte controcorrente, ma sempre sulle orme di Cristo.

Altro aspetto evidenziato dal Vescovo emerito quello dell’accoglienza dei migranti, con riferimento al tema della 51esima Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2018 (Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace). Mons. Lafranconi ha invitato a non guardare a queste persone con sospetto, giudicandole, senza prima comprendere che solo la reale difficoltà a vivere la propria vita spinge a intraprendere viaggi di questo genere.

Ha quindi concluso affidando a Maria l’impegno di ciascuno a rimanere fedele al proprio dirsi cristiano.

 

La Messa si è conclusa, prima della benedizione episcopale, con il canto del Te Deum.

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