Mons. Giuliodori: «Da Amoris laetitia l’invito ad accompagnare le famiglie nel loro processo di crescita, senza idealismi o spiritualizzazioni»

L'assistente generale dell'Università Cattolica ha illustrato l'esortazione apostolica di Papa Francesco durante il pellegrinaggio del clero a Caravaggio nella mattinata di giovedì 5 maggio

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Mattinata di riflessione e confronto, di fraternità e preghiera per oltre cento sacerdoti cremonesi. Giovedì 5 maggio, infatti, si è tenuto il tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, presieduto dal vescovo Antonio. Momento centrale dell’incontro la presentazione dell’esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris Laetitia da parte di  mons. Claudio Giuliodori, assistente generale dell’Università Cattolica, marchigiano, amico fraterno di mons. Napolioni.

Il presule, in poco meno di un’ora, ha tratteggiato i punti salienti di questo documento che sintetizza il percorso del Sinodo straordinario sulla famiglia del novembre 2014 e di quello ordinario del novembre 2015, ma che ha al suo interno anche altri apporti: di episcopati locali, di studiosi, teologi, pensatori e sposi che vivono ogni giorno la sfida dell’annuncio del Vangelo del matrimonio e della famiglia in una società attraversata da mille difficoltà e sofferenze.

L’esortazione è certamente un unicum per quanto riguardo lo stile con cui è stata redatta: accanto a parti più specificatamente dottrinali, ve ne sono altre più strettamente colloquiali che si rivolgono direttamente alla famiglie e che spesso contengono passaggi poetici e lirici di forte impatto emotivo: «Il 70% del documento – ha spiegato Giuliodori – ha come destinatario proprio la famiglia». Non bisogna poi dimenticare che Amoris Laetitia è stato pubblicato nell’Anno Santo straordinario e profuma in tutte le sue parti di misericordia.

Il presule ha quindi sottolineato che non vi è nessuna rottura dottrinale con il passato, ma che è la prospettiva che è cambiata: non più una Chiesa che osserva e giudica quasi dall’esterno la vita delle persone, ma una Chiesa prossima, vicina ai cammini concreti, consapevole delle fatiche e delle ferite. Il desiderio profondo di Papa Francesco è di rinnovare completamente la modalità di considerare la famiglia nell’impegno pastorale. E, questo, è un ambito che riguarda tutti, chiama in causa tutti.

Mons. Giuliodori ha quindi scorso velocemente i nove capitoli che compongono il documento, sottolineando l’importanza del quarto, quinto e settimo: in sequenza essi riguardano l’amore di coppia, la fecondità e l’educazione dei figli. Temi fondamentali trattati dal Papa in toni molto semplici e colloquiali e con tanti suggerimenti pratici per rendere più veri e autentici i rapporti tra le persone. Particolarmente importanti i capitoli sesto e ottavo: se il primo offre alcune indicazioni pastorali,  il secondo tratte delle situazioni cosiddette irregolari.

Ma l’idea di fondo dell’esortazione, ribadita una ventina di volte, è che la famiglia non va considerata come una situazione già data e compiuta, ma come una realtà che rientra in un processo di progressiva crescita. Il Pontefice, cioè, invita ad evitare fantasie su amori idilliaci e perfetti, sull’ideale celestiale dell’amore terreno. Al bando quindi aspettative troppo alte che creano soltanto insuccessi e frustrazioni. Occorre dunque partirà dalla realtà esistente accompagnandola e facendola crescere piano piano.

D’altra parte la stessa Sacra Scrittura non descrive mai delle famiglie perfette, anzi presenta tante storie sofferte. Tutto questo chiedo dunque alla comunità cristiana di mettersi accanto senza giustificare o minimizzare il male, ma accompagnando per far crescere il bene. Questo è possibile se si supera quel gap tra principi dottrinali e vita concreta attraverso una forte connotazione pedagogica che si fa carico dei processi delle persone.

Tra le indicazioni pastorali Papa Francesco ribadisce la necessità di riproporre il matrimonio secondo la prospettiva cristiana in tutta la sua radicalità e bellezza, ma anche di lavorare molto sulla formazione delle coscienza evitando però la tentazione di sostituirsi ad esse. Fondamentale è poi la formazione dei fidanzati, di coloro cioè che si apprestano a sposarsi e formare una famiglia: per questo settore pastorale il pontefice indica i cammini proposti dall’episcopato italiano come i migliori.

Nell’ultima parte del suo intervento mons. Giuliodori è intervenuto sull’annosa questione della comunione ai divorziati risposati sottolineando però che si tratta di un tema non centrale nel documento, ma che i mass-media hanno catapultato al centro dell’opinione pubblica. Il presule ha ribadito che l’argomento dovrà essere approfondito e studiato – questo è il desiderio del Pontefice – ma che fin d’ora occorre accostarsi a queste persone con grande misericordia, compiendo un discernimento attento che valuti caso per caso e muovendosi comunque nella direzione di una integrazione nella vita ecclesiale, che in alcuni casi potrebbe anche dire l’ammissione ai sacramenti. Certamente occorrerà rendere più agili e veloci i processi di nullità matrimoniale, alcuni dei quali dovranno essere di competenze del vescovo diocesano.

Nel vivace dibattito che è seguito tutti si sono detti concordi sulla necessità di studiare più approfonditamente il documento per trovare soluzione pastorali che consentano un incontro proficuo tra dottrina e prassi pastorale, sempre nel segno della misericordia e dell’accoglienza.

Da parte sua mons. Napolioni ha chiesto ai sacerdoti di accogliere le sfide lanciate da papa Francesco sia per quanto riguarda certe tentazioni clericali, sia per l’accoglienza dei profughi e sia per l’accompagnamento delle famiglie attraverso l’annuncio schietto e misericordioso del Vangelo dell’amore e del matrimonio.

La mattinata è proseguita con l’adorazione eucaristica in basilica presieduta dal vescovo Antonio, l’affidamento alla Vergine Maria dinanzi al simulacro dell’Apparizione e il pranzo fraterno al centro di spiritualità del santuario.

Intervento di mons. Giuliodori

Conclusione di mons. Napolioni

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