Mese di maggio in compagnia di…

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Alla processione della Salve Regina, quando i frati cantavano:

“…Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exilium ostende…

…mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno,”

la Vergine con in braccio il Figlio ancora in tenera età,

lo mostrava a tutti e a ciascuno dei frati con molta gioia.

Da Vitae Fratrum di Geraldo di Frachet, o.p.

   S. Domenico fu devotissimo a Maria come tutti i santi, perché la beata Vergine, che per prima e più fedelmente ha vissuto il messaggio evangelico, è modello e guida a tutti coloro che vogliono seguire Cristo.

   Domenico, tuttavia, è «mariano» per un titolo speciale. La sua devozione a Maria, madre del Verbo incarnato, si può considerare “una grazia di stato”, un dono che il cielo gli riserva in quanto fondatore di un Ordine, e tale grazia è per meglio compiere la sua missione.

  Lo stretto legame che unisce Domenico a Maria è più di una devozione; è parte essenziale della sua stessa vocazione e della sua missione. Per questo è convinzione comune dei primi frati che Maria abbia avuto una parte molto importante nella fondazione dell’Ordine.

  Due antichissime fonti, riportate da fra Gerardo Frachet nelle Vitae fratrum, attribuiscono a Maria la nascita dell’Ordine. Un monaco raccontò di aver visto, in visione, prima che l’Ordine fosse fondato, la beata Vergine che supplicava il Figlio irato contro l’umanità, ottenendo alla fine l’istituzione di un Ordine di predicatori per la salvezza degli uomini. «Poiché non è conveniente che ti neghi alcuna cosa – dice il Figlio a Maria – darò agli uomini i miei predicatori, per mezzo dei quali siano illuminati e corretti».

  «A conferma di questa visione – continua fra Gerardo – anche un anziano monaco cistercense dell’abazia di Bonnevaux raccontò a maestro Umberto de Romans che un monaco gli aveva detto di aver visto la Vergine Maria supplicare il proprio Figlio perché avesse pietà degli uomini. Alla fine, vinto dalle sue preghiere, Gesù dice: “Per le tue preghiere avrò ancora misericordia, manderò loro i predicatori, perché li ammoniscano”. Per questo si può pensare senza alcun dubbio – conclude l’anziano monaco – che l’Ordine vostro sia stato creato per le preghiere della Vergine gloriosa. Per questo dovete con ogni diligenza conservare un Ordine così degno e onorare particolarmente la beata Maria».

  Il carattere provvidenziale dell’Ordine dei frati predicatori è sottolineato anche dalle Bolle di Onorio III e poi dal b. Giordano di Sassonia, da Pietro Ferrando e in genere dai primi biografi di S. Domenico.

  Il b. Umberto è convinto che «l’Ordine è un dono di Dio all’umanità, ottenuto dalle preghiere della beata Vergine. Per questo – egli dice – a Maria, come a speciale patrona, il beato Domenico raccomandava l’Ordine nelle sue preghiere. Ed è per questo che a lei, come a Madre, ci raccomandiamo ogni giorno con la processione dopo Compieta, al canto della “Salve Regina”. Al beato Domenico ci affidiamo con la commemorazione “O lumen Ecclesiae”, avendoli come speciali patroni in cielo».

  Anche S. Caterina da Siena attribuisce a Maria un compito essenziale nella vocazione e nella missione del fondatore dei frati predicatori. «Domenico – dice il Signore alla santa – prese l’ufficio del Verbo Unigenito, mio Figliolo; Egli fu un lume che io porsi al mondo col mezzo di Maria ».

  È Maria dunque, la Madre dell’Unigenito Figlio di Dio, che ottiene dal Padre celeste colui che dovrà prendere «l’ufficio del Verbo», che cioè dovrà continuare la missione di Cristo.

  Domenico, votato alla predicazione della Verità evangelica, è in particolare l’apostolo di Maria. Nella lotta contro l’eresia, uno degli argomenti principali della sua predicazione è certamente la divina maternità di Maria. Gli albigesi, in mezzo ai quali inizia la sua attività di missionario, negano l’Incarnazione del Verbo, di conseguenza non riconoscono Maria Madre di Dio. Essi rivendicano a se stessi il merito di generare «i perfetti».

  Per questi eretici Maria non è neppure una persona umana; è «un angelo mandato dal cielo», che insieme a Giovanni evangelista viene ad annunciare ciò che avviene in cielo. In lei non c’è nulla di materiale; il suo è un corpo spirituale, composto solo di elementi spirituali. Per i Catari neppure Cristo è un uomo; la materia è cosa impura, viene dal principio del Male. Anche Cristo è un angelo, che viene sulla terra sotto le apparenze di un uomo; non è il Salvatore; il suo compito non è quello di salvare l’umanità, ma solo di insegnare agli uomini che esiste un principio spirituale che è in cielo e in ciascun uomo.

  In mezzo a questi eretici, Domenico svolge la sua attività missionaria. Per combattere questi errori egli è soprattutto l’apostolo della divinità di Cristo e della divina maternità di Maria.

  Le molte dispute che Domenico deve continuamente affrontare sono sempre accompagnate dalle sue fervorose preghiere. Nelle sue preghiere invoca con insistenza la misericordia del Redentore e domanda la mediazione di Maria «madre di misericordia». Durante i suoi lunghi viaggi, per le strade di Francia e d’Italia, spesso lo si sente cantare l’inno a Cristo Redentore: «Jesu, nostra redemptio», la Salve Regina e l’Ave maris stella, proclamando anche in questo modo la sua fede in Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, e in Maria Dei Mater alma, che offre all’umanità «Gesù, il frutto benedetto del suo seno».

  Non a caso certamente Domenico fissa il centro della sua attività missionaria presso una cappella dedicata a Maria, a Prouille (questa scelta sembra sia stata suggerita da un prodigio). Era così evidente alla gente la devozione della comunità di Prouille alla beata Vergine, che Domenico con i suoi frati e le sue suore venivano indicati come «coloro che erano a servizio di Dio e della Vergine Maria».

  A Maria «madre di misericordia» Domenico aveva affidato, come a speciale patrona, tutta la «cura» dell’Ordine.

  Per testimoniare la propria devozione a Maria e la piena sudditanza a lei dei frati predicatori, Domenico inventa una nuova formula di professione religiosa, con la quale espressamente si promette obbedienza a Maria. Ciò che «non avviene negli altri Ordini», sottolinea Umberto de Romans. Questa professione di obbedienza a Maria è il riconoscimento pubblico e ufficiale del titolo di cofondatrice dell’Ordine che i primi frati attribuiscono a Maria. Il frate predicatore intende inaugurare ai suoi piedi una vita consacrata totalmente al servizio di Cristo e di sua madre.

Da “La devozione a Maria nell’ordine domenicano” di P. A. D’Amato, o.p.

Immagine: La Vergine consegna Gesù a S. Domenico, ex monastero di Fontanellato – PR.