Cristo è risorto! Alleluia, Alleluia!

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  I seguaci di Mosè immolavano l’agnello pasquale una volta all’anno, nel quattordicesimo giorno del primo mese, verso il tramonto. Noi invece, uomini della nuova alleanza, che celebriamo tutte le domeniche la nostra pasqua, ci saziamo sempre del corpo del Salvatore, sempre comunichiamo al sangue dell’Agnello, sempre cingiamo i fianchi dell’anima nostra di castità e di modestia, sempre i nostri piedi sono pronti a camminare nel vangelo, sempre col bastone in mano, ci riposiamo sulla verga che germina dalla radice di Jesse; sempre ci allontaniamo dall’Egitto in cerca del deserto, lungi dalla vita puramente umana; sempre il nostro cammino tende verso Dio, sempre celebriamo la festa del passaggio. Infatti, la parola del vangelo vuole che facciamo tutto questo non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni.

  Perciò tutte le settimane, la domenica, giorno del Salvatore, festeggiamo la nostra pasqua, celebrando i misteri del vero Agnello, per il quale siamo stati liberati. Così non circoncidiamo con una lama il nostro corpo, ma col taglio affilato della parola evangelica recidiamo ogni malizia dall’anima. Né facciamo uso di azzimi materiali, ma solo di quelli della sincerità e verità.

  La grazia infatti ci ha liberati dai vecchi usi e ci ha dato l’uomo nuovo fatto secondo Dio, la nuova legge, la nuova circoncisione, la nuova Pasqua, il giudeo interiore. (cfr Rm 2,29).

  Così ci ha svincolati dal giogo dei tempi antichi rivelandoceli. Cristo invero, nel quinto giorno della settimana, si assise a mensa coi discepoli e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione»(Lc 22, 15). Infatti i cibi di prima, ormai antiquati, che aveva mangiato coi giudei, non erano più desiderabili; invece il nuovo mistero del suo nuovo patto, che egli consegnava ai propri discepoli, era davvero oggetto di desiderio per lui: infatti molti profeti e giusti vissuti prima di lui avevano desiderato di vedere i misteri della nuova alleanza. Lo stesso Verbo dunque, assetato della salvezza di tutti, consegnava il mistero che tutti gli uomini avrebbero poi celebrato, e confessava di averlo egli stesso desiderato. Certo la Pasqua di Mosè non era adatta per tutte le genti, dal momento che era prescritto di celebrarla in un solo luogo, Gerusalemme. Perciò non era desiderabile. Invece il mistero del Salvatore, che nella nuova alleanza conveniva a tutti gli uomini, era grandemente desiderabile.

  Anche noi quindi dobbiamo mangiare con Cristo la Pasqua, purificando la nostra mente da ogni fermento di malizia, saziandoci con azzimi di sincerità e verità, avendo nell’animo i valori interiori del giudaismo e la vera circoncisione, aspergendo gli stipiti della nostra mente col sangue dell’Agnello immolato per noi, per tener lontano il nostro sterminatore. E questo non in un solo periodo dell’anno, ma tutte le settimane.

  Lungo tutto l’anno celebriamo gli stessi misteri, commemorando col digiuno nel giorno precedente, cioè il sabato, la passione del Salvatore, come fecero per primi gli apostoli quando fu tolto loro lo Sposo. Ogni domenica veniamo vivificati dal santo Corpo della sua Pasqua di salvezza, e riceviamo nell’anima il sigillo del suo Sangue prezioso.

ORAZIONE

O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i

dare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vi:

del Battesimo e animati dall’unica fede, esprimano nelle opere 1

Per il nostro Signore.

Immagine: La tomba vuota, Beato Angelico, Museo S. Marco, Firenze.